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Felipe Melo: "Juve come una piccola contro il City. In Italia ho amato solo Inter e Fiorentina"
Felipe Melo, ex centrocampista della Juventus, nella lunga intervista concessa a gazzetta.it nel giorno della sfida tra la sua Inter e il suo Fluminense, ha parlato anche della sconfitta dei bianconeri per 5-2 contro il Manchester City: "Ha giocato come una squadra piccola. Tutti dietro, solo difesa, nessuna proposta. L’Inter due anni fa ha rischiato di batterli in finale di Champions, i bianconeri no. Guardiola ha passeggiato. Comunque, sugli spalti, sono riuscito a incrociare Chiellini".
Avete chiarito dopo quanto scrisse nel libro?
"Sì, è venuto da me con grande umiltà: 'Felipe, come stai?'. Ci siamo abbracciati, si è scusato ed è finita lì. All’epoca avevo 25 anni, ero un ragazzino sfrontato, litigai con tutti, lui compreso. Non capivo certe cose: arrivavo al campo mezz’ora prima dell’allenamento e me ne andavo subito. Oggi, a 42 anni e da padre di famiglia, riconosco di aver sbagliato atteggiamento. Sono contento di aver chiarito".
Dopo l’Inter ha avuto richieste dall’Italia?
"No, anche perché non ho mai aperto la porta. Due sono le squadre italiane che ho amato: la Fiorentina e i nerazzurri. Da Firenze non sarei mai andato via, purtroppo i tifosi non mi hanno mai perdonato di aver lasciato il Franchi per la Juve, ma fui quasi costretto".
Avete chiarito dopo quanto scrisse nel libro?
"Sì, è venuto da me con grande umiltà: 'Felipe, come stai?'. Ci siamo abbracciati, si è scusato ed è finita lì. All’epoca avevo 25 anni, ero un ragazzino sfrontato, litigai con tutti, lui compreso. Non capivo certe cose: arrivavo al campo mezz’ora prima dell’allenamento e me ne andavo subito. Oggi, a 42 anni e da padre di famiglia, riconosco di aver sbagliato atteggiamento. Sono contento di aver chiarito".
Dopo l’Inter ha avuto richieste dall’Italia?
"No, anche perché non ho mai aperto la porta. Due sono le squadre italiane che ho amato: la Fiorentina e i nerazzurri. Da Firenze non sarei mai andato via, purtroppo i tifosi non mi hanno mai perdonato di aver lasciato il Franchi per la Juve, ma fui quasi costretto".
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