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Arrigo Morselli: sostituito sulla panchina del Milan da Bela GuttmannTUTTO mercato WEB
ieri alle 09:11Nato Oggi...
di Redazione TMW

Arrigo Morselli: sostituito sulla panchina del Milan da Bela Guttmann

Arrigo Morselli (Modena, 5 giugno 1911 – Sanremo, 16 ottobre 1977) è stato un allenatore di calcio e calciatore italiano, di ruolo centrocampista.
Arrigo Morselli è nato a Modena il 5 giugno 1911, iniziò a giocare nel Carpi per poi passare nella squadra della sua città natale, il Modena, con cui esordì in Serie A il 23 novembre 1930 a diciannove anni contro il Milan (vittoria per 3-0).

Dopo un'altra stagione in Serie A e una in Serie B coi canarini, tornò in Serie A nel 1934 nelle file della Fiorentina, dove rimase per quattro stagioni.
Nel 1937 passò al Genova 1893. Dopo due stagioni da titolare a Genova in cui disputò 48 partite realizzando 14 gol di cui 10, record personale di reti, nel 1938/39, tornò a Firenze, dove rimase per una sola stagione.

Nel 1940 passò al Milano, con cui disputò solo 8 partite (7 in campionato e una in Coppa Italia) e l'anno seguente decise di passare al Brescia, in Serie B, dove ritrovò il posto di titolare. Nel 1942 tornò in rossonero, dove concluse la carriera l'anno seguente.

Allenatore
Morselli nel 1953 fu nominato allenatore del Milan, ma venne sostituito da Béla Guttmann dopo nove giornate di campionato nelle quali aveva ottenuto 4 vittorie, 3 pareggi e 2 sconfitte che valevano il 5º posto in classifica a pari merito con la Roma a 4 punti dall'Inter capolista.[4]
In carriera allenò anche il Lecco.

La “maledizione di Bela Guttmann” – Il primo allenatore giramondo
Guttmann inizia così la carriera da allenatore che lo porta in 3 Continenti e 14 Paesi diversi. Vince 6 Scudetti in 4 Paesi, 8 in 6 considerando anche i due titoli in Italia e in Uruguay arrivati al termine di stagioni in cui è stato sostituito in corsa.

Dopo la Seconda Guerra Mondiale, nel 1945 torna in Ungheria ad allenare il Vasas Budapest e torna in patria più di una volta, la seconda prende la panchina il Kipest, ricca di grandi talenti fra cui Ferenc Puskas. La successiva meta del suo percorso da allenatore giramondo è l’Italia: dove approda nel 1949/50 per allenare il Padova, poi la Triestina nel 1950/51 e per la prima parte della stagione 1951/52. In entrambi i casi la sua esperienza si chiude con un esonero. Prova a insegnare un’idea di calcio offensivo che non sempre convince i dirigenti dei club con cui lavora.


Quell’oro alle Olimpiadi del 1924 perso volontariamente, visto che l’Ungheria era la grande favorita, Guttmann se lo mette al collo nel 1952 quando a Helsinki i magiari trionfano con lui nello staff tecnico della nazionale.

L’anno successivo torna in Italia, al Milan, che lo chiama alla 9ª giornata per subentrare ad Arrigo Morselli. I risultati altalenanti della squadra la portano a chiudere il campionato 1953/54 al 3° posto, ma nel 1954 con l’approdo alla presidenza dell’industriale Andrea Rizzoli e del fuoriclasse Juan Alberto Schiaffino, che si unisce a Gren, Liedholm e Nordahl, fanno crescere le aspettative sulla squadra, nella quale fa il suo esordio da stopper Cesare Maldini. L’anno seguente allena anche il Lanerossi Vicenza, ma con la squadra terzultima termina l’avventura anticipatamente in quanto è rinviato a giudizio per omicidio colposo per aver investito in auto due giovani, uno dei quali ha perso la vita, il 2 aprile 1955 a Milano.

Dopo una parentesi brasiliana, che lo porta a vincere il campionato Paulista con il San Paolo, ecco l’arrivo in Portogallo, dove vince il campionato con il Porto nel 1959. Dopo una sola stagione con i Dragoni, Guttmann approda sulla panchina degli acerrimi rivali del Benfica. E con le Aquile, che gli garantiscono un ricco ingaggio, con premi aggiuntivi per i trofei conquistati, realizza il suo capolavoro da allenatore. Rifonda la rosa della squadra, promuovendo tanti giovani, e conferma come modulo il 4-2-4. A Lisbona vince due volte consecutive il campionato lusitano, ma, soprattutto, 2 Coppe dei Campioni nel 1960/61 e nel 1961/62 ed è lui a lanciare Eusebio, che aveva fatto arrivare dall’Africa.

Dopo il secondo successo, contro il Real Madrid del leggendario Di Stefano, Guttmann si aspetta comunque un premio in denaro dalla società, nonostante sia arrivato 3° in campionato, come era stato pattuito, ma questo non arriva. I dirigenti del Benfica dicono di no, quasi lo deridono, e Bela non la prende bene.

«Da qui a cento anni nessuna squadra portoghese sarà per due volte (consecutive) Campione d’Europa e senza di me il Benfica non vincerà mai una Coppa dei Campioni». Da quel 1° maggio 1962 il Benfica perderà ben 11 trofei internazionali.