
Ripartire subito stavolta è la cosa più difficile. Resti all'Inter chi ha la fame di Dembelé
C'è un'immagine, fra le tante, che forse simboleggia meglio di tutte le altre l'enorme delusione che i tifosi dell'Inter hanno dovuto accettare dalla finale di Champions League persa. Quella di Ousmane Dembelé che attende i rinvii del fondo di Sommer (o dei difensori nerazzurri), con gli occhi assatanati. Di chi non ha intenzione di cedere un solo centimetro agli avversari, per il semplice possesso del pallone, per seguire alla lettera i dettami del proprio tecnico, per non lasciarsi sfuggire l'irripetibile occasione di alzare il trofeo più ambito, oltre che per vincere il Pallone d'Oro.
Ecco, quell'immagine è esemplificativa di un concetto forse banale, ma che lascia un dubbio grande come una casa: ma se i giocatori dell'Inter avessero affrontato la gara con la sua stessa determinazione, fame e concentrazione, come sarebbe finita? Magari sarebbe arrivata ugualmente una sconfitta, ma sicuramente sarebbe stata più facile da digerire.
Poi il discorso sarebbe più ampio, perché i dati dicono che l'Inter ha corso, ma lo ha fatto molto a vuoto, per tutta una serie di ragioni. Però una cosa deve essere chiara, nell'ora più buia.
Resti all'Inter chi sente di avere quella fame lì.
Certamente i giocatori dell'Inter ce l'hanno messa tutta, non si può pensare che abbiano perso in quel modo per mancanza di motivazioni. Ma evidentemente qualcosa quest'anno non ha funzionato in certi frangenti, da quel punto di vista. E Il compito del club è quello di capire come sistemare la cosa, anche a costo di scelte difficili sul mercato.
Si dice che nel calcio la fortuna è quella di potersi rifare ogni 3-4 giorni, anche dopo le delusioni più cocenti. Ecco, in questo caso ripartire per l'Inter sarà la cosa più ardua, perché il trauma è stato forte, come testimoniano anche le "lettere aperte" di alcuni tesserati. Difficile non sentire vicinanza nei confronti di chi, come Alessandro Bastoni, confida il proprio dolore chiedendo vicinanza ai tifosi anche e soprattutto ora. Sulla stessa lunghezza d'onda Davide Frattesi, che però risponde ai rumors sul suo presunto diverbio con Simone Inzaghi ammettendo la propria delusione per non essere entrato nemmeno un minuto a Monaco.
Che sia con Frattesi, Inzaghi, o chi per essi, la dirigenza nerazzurra ora avrà un compito importante: guardare negli occhi tutti quanti, ripartendo da chi vuole restare con la giusta voglia di rivalsa, altrimenti si dovrà ringraziare e salutare chiunque non sentisse più quel fuoco, che si è visto costantemente nella cavalcata per lo Scudetto della seconda stella. Ben venga chi come Luis Henrique avrà fame di dimostrare, perché se c'è un limite che l'Inter ha avuto a tratti quest'anno, è stato quello di sentirsi fin troppo forte in alcune serate. E di non saper trovare contromisure, spiazzata dalla realtà.







