
Severgnini: "Inter sembrata paralizzata e stordita come la canzone dei Linkin Park"
Fa rumore e genera discussione la sconfitta dell'Inter, travolta ieri sera da un pesantissimo 5-0 in finale di Champions League contro il Paris Saint Germain.
Il giornalista Beppe Severgnini analizza così la brutta serata dei nerazzurri sulle colonne del Corriere della Sera: "La canzone che ha aperto la serata, dei Linkin Park, si chiamava «Numb», che vuol dire paralizzati, storditi. Ecco cosa è sembrata l’Inter nella sera estiva della Baviera: stordita. Il Paris Saint-Germain è sembrato più leggero, più spensierato, più tranquillo e convinto. Più bravo. Forse più giovane, e questo contiene tutto. Una squadra meno preoccupata. Ecco l’impressione, vedendo i movimenti dei giocatori del Psg a dieci metri dal campo: volavano via. Da cosa fossero appesantiti i neroazzurri è difficile dirlo".
Prosegue e conclude quindi Severgnini: "Forse dalla delusione del campionato, dalle troppo aspettative, da una finale persa due anni fa. O forse dall’età. Perché a vent’anni non pensi troppo; a trenta, sì. Era difficile da riconoscere anche il giovanotto Barella, di solito così gioiosamente geniale, quasi sfrontato. Qui a Monaco è sembrato ansioso, e l’ansia non è una buona consigliera, nei matrimoni come nelle partite di calcio. Lautaro ci ha provato, ma anche lui è sembrato l’ombra di sé stesso".
Il giornalista Beppe Severgnini analizza così la brutta serata dei nerazzurri sulle colonne del Corriere della Sera: "La canzone che ha aperto la serata, dei Linkin Park, si chiamava «Numb», che vuol dire paralizzati, storditi. Ecco cosa è sembrata l’Inter nella sera estiva della Baviera: stordita. Il Paris Saint-Germain è sembrato più leggero, più spensierato, più tranquillo e convinto. Più bravo. Forse più giovane, e questo contiene tutto. Una squadra meno preoccupata. Ecco l’impressione, vedendo i movimenti dei giocatori del Psg a dieci metri dal campo: volavano via. Da cosa fossero appesantiti i neroazzurri è difficile dirlo".
Prosegue e conclude quindi Severgnini: "Forse dalla delusione del campionato, dalle troppo aspettative, da una finale persa due anni fa. O forse dall’età. Perché a vent’anni non pensi troppo; a trenta, sì. Era difficile da riconoscere anche il giovanotto Barella, di solito così gioiosamente geniale, quasi sfrontato. Qui a Monaco è sembrato ansioso, e l’ansia non è una buona consigliera, nei matrimoni come nelle partite di calcio. Lautaro ci ha provato, ma anche lui è sembrato l’ombra di sé stesso".
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