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Inter: l’esordio di Chivu e i soliti brontoloni. Napoli: ecco qual è la vittoria più grande. Dzeko, Modric, De Bruyne: tu chiamale, se vuoi, eccezioni. Nazionale: Ringhio oltre la grinta. E il trattamento-InzaghiTUTTO mercato WEB
Oggi alle 00:00Editoriale
di Fabrizio Biasin

Inter: l’esordio di Chivu e i soliti brontoloni. Napoli: ecco qual è la vittoria più grande. Dzeko, Modric, De Bruyne: tu chiamale, se vuoi, eccezioni. Nazionale: Ringhio oltre la grinta. E il trattamento-Inzaghi

Eccoci qui a mostrar le occhiaie. Mica tutti, i più furbi dormono bei beati, i malati di pallone invece si rincoglioniscono col Mondiale per club. Ci sono due tipi di tifosi: quelli che schifano il Mondiale per Club e lo maltrattano (“che partite del ca’, fa un caldo fottuto, gli spalti sono vuoti, il fuso fa schifo, Infantino brutto e cattivo, ci mancava solo Trump….”) e quelli che lo coccolano (“le partite son comunque avvincenti, alcuni stadi sono pieni, i club intascano una marea di grano, va’ che bella l’America”).
Son punti di vista che, però, non possono prescindere da un dato di fatto: il calendario del pallone è intasato come il ristorante di Cannavacciuolo, i giocatori sono stravolti, le squadre sono “ibridi” agghiaccianti, non sai se stai vivendo la vecchia o la nuova stagione, rischi di ritrovarti con giocatori già bolliti prima ancora di iniziare la prossima annata e, in qualche modo, ti arrendi all’evidenza: il calcio sta diventando più un’imposizione che un piacere.
Bene, sapete di chi è la colpa? Esatto, del vil danaro che tutto-il-mondo-girare-fa.

Fine della reprimenda, procediamo con alcuni “Pensierini Mondiali”, giusto per alleggerire.

Dzeko (39 anni) è arrivato alla Fiorentina. Qualcuno dice “che vergogna, basta ultra-trentenni!” e dice cose vere, ma poi ci sono le eccezioni. Dzeko è una grande eccezione, De Bruyne (34 anni) al Napoli è una grandissima eccezione, Luka Modric (40) al Milan, pure. Ecco, forse non sono buone notizie per il calcio italiano che “punta sui vecchi”, di sicuro sono ottime notizie per le squadre che se li ritrovano nello spogliatoio.
Non esistono giocatori troppo vecchi, semmai giocatori non abbastanza forti.

Per lo stesso motivo ci piace la scelta “alla rovescia” del Parma di affidare la panca al giovane Carlos Cuesta: non bisogna aver paura di un tecnico troppo giovane, semmai di un tecnico non abbastanza preparato.

Gattuso è il nuovo ct: forza Rino. E “Forza Rino” significa appoggiare questa scelta in tutto e per tutto. Può far bene? Eccome, e mica solo perché “è quello della grinta”, ma anche e soprattutto perché “è quello delle idee” e della capacità di costruire gruppi. C’è chi non è d’accordo e avrà le sue buone ragioni, il sottoscritto pensa che, invece, le buone notizie passino anche da frasi come “abbiamo giocatori tra i più forti al mondo nel loro ruolo”. Con Rino piangersi addosso è vietato. E meno male.


L’Inter ha pareggiato con il Monterrey in una partita complicata da seguire, anche solo perché alle tre del mattino vorresti solo andare in branda. La partita ha raccontato cose interessanti sulle idee di Chivu per rinfrescare la squadra dal punto di vista dell’applicazione sul campo, ma sono passate in secondo piano per colpa del pareggio. L’1-1 ha trasformato una partita normale in un motivo per rompere i maroni allo stesso Chivu, ai finalisti di Champions “che si devono vergognareeee!”, ai nuovi arrivati, a tutti quanti. Ecco, dopo una stagione così lunga i giocatori avrebbero certamente bisogno di prendere fiato, ma è il caso che anche certi brontoloni facciano riposare le meningi.
 
Il trattamento mediatico riservato a Inzaghi è una roba ai limiti del ridicolo. Cioè, ognuno rispetto alle modalità che lo hanno portato alla separazione con l’Inter ha la sua legittima idea, ma farlo passare quotidianamente per una via di mezzo tra Pacciani e Gargamella è grottesco. Inzaghi si è lasciato in pace con i nerazzurri, lo confermano dirigenti e giocatori che, per dire, lo hanno sentito anche dopo il match pareggiato dal suo Al Hilal contro il Real. Il resto è bla bla creato per fare un po’ di caos attorno a una squadra, l’Inter, che ora ha solo bisogno di guardare al futuro.

Kolo Muani 40 milioni, Conceicao 30. Forse qualcosa meno ma, comunque, sono un sacco di soldi che la Juve dovrebbe mettere sul piatto per trattenere a Torino due pedine importanti. La sensazione è che almeno per il primo l’incastro si possa trovare: cosa buona e giusta a prescindere dalle ulteriori mosse in attacco che i bianconeri hanno in canna...

Il più grande successo del Napoli è aver raggiunto una nuova dimensione, quella in cui non è più la squadra che vince un anno perché azzecca la stagione, ma un club modello che ha la possibilità di programmare, nonché meta ambita da parte di calciatori con nomi altisonanti. E questo dipende dalle disponibilità di Aurelione, ovvio, capace di offrire quattrini in abbondanza, ma anche dall’idea che sul Golfo si possa fare calcio con logica e ambizione. Ecco perché il tecnico campione d’Italia ha scelto di restare, perché Napoli è diventata metà, non più luogo di passaggio.

Oggi esce la canzone di Sinner con Bocelli, ieri Jannik ha perso contro Bublik, l’altro ieri abbiamo visto Donaldone Trump parlare di testate nucleari con Locatelli e Gatti sullo sfondo: praticamente una puntata di Black Mirror.
 
Messi è forte.