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Mancini: "Ho rimpianto l'addio all'Italia, mi manca allenare a tempo pieno e la Serie A è casa mia"TUTTO mercato WEB
© foto di www.imagephotoagency.it
ieri alle 19:00Serie A
di Giacomo Iacobellis

Mancini: "Ho rimpianto l'addio all'Italia, mi manca allenare a tempo pieno e la Serie A è casa mia"

Lunga intervista ai microfoni del portale Transfermarkt per Roberto Mancini. L'ex commissario tecnico della Nazionale italiana si è detto pronto a tornare in pista, rilasciando le seguenti dichiarazioni: "Mi manca allenare a tempo pieno. La Serie A è la mia casa, ma sono anche interessato a nuove esperienze e ad altri campionati".

In quale campionato ti sei divertito di più ad allenare?
"Ogni campionato è speciale. Ho apprezzato molto la Premier League, e gli anni passati nel Regno Unito sono stati davvero eccezionali. Ogni allenatore sogna la Premier. Detto questo, conservo bei ricordi delle esperienze in Turchia, Russia (con lo Zenit, ndr) e Arabia. Nel calcio moderno è importante conoscere culture, tradizioni e mentalità diverse, per poter gestire al meglio uno spogliatoio internazionale".

In Premier League solo tre allenatori hanno una media punti migliore della tua: Guardiola, Ferguson e Klopp. Un ritorno in Inghilterra ti piacerebbe?
"Sempre".

Hai ricevuto offerte per allenare in Inghilterra dopo la vittoria all’Europeo con l’Italia nel 2023?
"Sì, ma il mio impegno con l’Italia me lo ha impedito".

Qual è stato, secondo te, l'acquisto migliore per un tuo club?
"Sergio Agüero, il giocatore con più gol in Premier League con il City".


Negli ultimi tre anni, i club della Serie A hanno spesso raggiunto le finali europee, ultima l'Inter, ma si continua a parlare di crisi del calcio italiano. Da cosa nasce, secondo te, questa percezione?
"La Serie A sta vivendo un cambiamento radicale nella mentalità e nella struttura. È finita l’epoca dei patron che investivano per passione. Oggi il calcio è un business internazionale e la proprietà dei club riflette questa realtà. Per avere successo, tifosi, stampa e l’intero sistema devono comprendere e adattarsi a questo cambiamento fondamentale".

Quale squadra, quest’anno, ha espresso un calcio che hai ammirato particolarmente?
"In Italia, Bologna, mentre all’estero il PSG, per il mix di giovani talenti e lo spirito di gruppo".

Hai ammesso di aver rimpianto la decisione di lasciare la Nazionale, ma hai anche notato progressi con la nuova era azzurra. Quanto manca all’Italia per tornare competitiva a tutti i livelli? Quali sono i fattori chiave?
"Ho rimpianto di aver lasciato l’Italia e col senno di poi ho capito l’errore. Sono errori da cui ho imparato e che non ripeterò. Allenare una Nazionale è diverso: non hai i giocatori ogni giorno per farli crescere. Ma devi dare un’identità alla squadra e creare un’alchimia tra giocatori che non giocano abitualmente insieme. Bisogna creare un gruppo unito e vincente".

Hai lasciato il Galatasaray senza chiedere alcun indennizzo, gesto raro nel calcio moderno. Cosa ti ha spinto a farlo? Se arrivasse l’opportunità giusta, prenderesti in considerazione un ritorno in Turchia?
"Sì. Il calcio è una passione, io vivo per la passione. Ovviamente è anche un lavoro, ma non è l’aspetto economico a motivarmi. Ho amato il mio periodo in Turchia, perché è guidato da una passione pura".