
Il Gallo è tornato. L'isola felice dopo un lungo e infruttuoso vagare in cerca di fortuna
L'uomo giusto al posto giusto. C'è poco altro da aggiungere, Andrea Belotti ha saputo sfruttare l'attimo e il Cagliari l'occasione. C'è ben poco di programmato, di algoritmi e quant'altro. Nella scelta di portare il Gallo in Sardegna c'è stata la consapevolezza da parte del Presidente dei sardi, Tommaso Giulini, del neo direttore sportivo Guido Angelozzi e condivisa anche dal tecnico Fabio Pisacane, che mancasse qualcosa là davanti. Esperienza, fisicità, rapidità, quella voglia e quelle caratteristiche tecniche che in rosa evidentemente non c'erano.
"Sento la fiducia di tutti", dice un ragazzo che da quella cifra di cento milioni che gli affisse sulle spalle Urbano Cairo non è mai più riuscito a uscire. Perché è un marchio che pesa, che segna. Perché il valore è sempre stato assoluto, ma da lì non ha mai, con costanza, saputo reggere le aspettative. Un po' di dati: con la Roma, 10 gol in 68 partite. Con la Fiorentina, 4 in 24, lo stesso con il Benfica (anche se in metà dei minuti). Col Como, solo 2 reti in 19 gare. Tutto ben lontano dai 113 (!) in 251 partite col Torino.
Così Cagliari, 2 su 2 partite, è un nuovo inizio. E' una speranza, per lui, per il Cagliari, ma soprattutto per la carriera di un professionista serio. Che non ha magari saputo sopportare le etichette, rispettare le enormi aspettative, che è stato pure 'vittima' di pretese troppo alte. Le sliding doors della vita lo hanno portato in un finale di mercato a giocare in rossoblù. Le sue parole in conferenza stampa degli scorsi giorni ce lo hanno restituito sereno, come non vedevamo da tempo. Niente pretese, solo una speranza. Che canti ancora, il Gallo.
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