
La Conference League è un intralcio per la Juventus
La Juventus aspetta le decisioni della Uefa per sapere se il prossimo anno giocherà in Conference League o sarà fuori dalle coppe. La sentenza del Governo del calcio europeo sulla presunta violazione del Fair Play Finanziario dovrebbe essere presa entro il mese di giugno. Fino a qualche settimana fa si parlava di mannaia di Ceferin pronta a colpire in segno di vendetta per la questione Superlega. Addirittura ci sarebbero state minacce verso il club torinese che però ha smentito. Con la probabile uscita dal progetto, come confermato dall'ad Scanavino, la Juve sceglie la via della conciliazione e si presume la pena possa essere più lieve del previsto. Non resta che aspettare le decisioni dei giudici di Nyon.
Comunque sia, il -10 inflitto dalla giustizia sportiva ha fatto scivolare la Juve dal terzo al settimo posto, sinonimo di Conference League. Conviene giocarla questa competizione o sarebbe meglio essere esclusi? Innanzitutto, per un club prestigioso come quello bianconero sarebbe frustrante partecipare alla sostanziale Serie C europea. Gli altri due aspetti sono di natura logistica e pratica. La squadra sarebbe impegnata il giovedì, contro squadre sconosciute e spesso costretta a trasferte in luoghi improbabili. Significherebbe tornare la notte o addirittura il giorno dopo, a sole 48 dalla gara di campionato. Sconsigliabile soprattutto per una stagione, la prossima, considerata della vera ricostruzione, in cui è meglio avere un solo impegno settimanale. E l'aspetto economico? Solo per la partecipazione un club incassa 3 milioni di euro, 0,5 per la vittoria, 166.000 per il pareggio. In sintesi, la finalista si porta a casa circa 15 milioni, intorno ai 20 chi conquista il trofeo che guadagna anche l'accesso all'Europa League. Trattandosi di Juventus, come si dice in questi casi, il gioco non vale la candela.







