
Il bond Juventus serve per le "piccole spese". E per evitare un nuovo aumento di capitale
Cosa significa l'emissione del bond Juventus? Tutto e niente. Perché la proprietà ha sempre deciso di ripianare con i propri soldi, tranne per un altro prestito obbligazionario da 175 milioni nel 2019 - peraltro molto utile durante il Covid, altrimenti sarebbe stato ancor più lacrime e sangue - che è stato rimborsato nel 2024. La decisione probabilmente è quella di tentare di capire, da qui al 2037, a che punto sarà la notte. Come, quindi, la società potrà evolvere in senso positivo o negativo.
Non è una cifra incredibile. Insomma, non è come quello fatto da Suning - e ovviamente mai ripagato da Zhang - che aveva messo in pegno l'intera società. Lì c'era in ballo il fatturato di un anno, qui - senza Champions - quello di sei mesi. Arrivando al quarto posto non c'è paragone. È un bond che può servire per le "piccole" spese di gestione, per evitare di inserire liquidità subito ma spostare l'asticella dei "problemi" fra qualche tempo. Certo, Comolli ha detto che bisogna stare attenti ai soldi e sarà necessario riportare in linea di galleggiamento la situazione dopo anni di Bengodi che, in realtà, hanno portato a cinque stagioni senza vincere.
Alla fine si tratta di un ciclo, come quello dei nove Scudetti. Serve ripartire e ragionare diversamente, senza rincorrere la chimera di essere come il Real Madrid o il Manchester City, almeno economicamente.







