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Comolli: “Alla Juventus la cultura si costruisce dal basso e i dati guidano ogni scelta”TUTTO mercato WEB
© foto di www.imagephotoagency.it
ieri alle 22:20Primo piano
di Marta Salmoiraghi
per Tuttojuve.com

Comolli: “Alla Juventus la cultura si costruisce dal basso e i dati guidano ogni scelta”

Il nuovo amministratore delegato della Juventus, Damien Comolli, è stato ospite principale a Hudl Performance Insights 2025, prestigiosa conferenza londinese dedicata all’analisi dei dati nello sport. Intervenendo sul palco – come riportato da La Gazzetta dello Sport – ha affrontato i temi centrali della sua filosofia gestionale: cultura, metodo e uso avanzato dei dati.

Comolli ha spiegato come la trasparenza iniziale sia fondamentale nel rapporto con un nuovo tecnico:
«Durante i colloqui, tutti gli allenatori presentano il loro progetto come ideale, salvo cambiare idea una volta iniziato a lavorare. Per questo oggi inserisco nel contratto ciò che dichiarano in fase di colloquio, così se lo ricordano. Io dico subito: questo è il nostro modo di lavorare, i processi sono chiari, i dati guidano mercato, calci piazzati, prevenzione degli infortuni e molto altro. Se va bene, bene; altrimenti ci stringiamo la mano e ci salutiamo. Il coach deve abbracciare questa filosofia».

Il dirigente francese ha insistito sul peso della cultura come leva per i risultati:
«Dedico il 30% del mio tempo a pensare alla cultura del club, perché senza cultura non si vince. Ho chiesto a ex calciatori come Matuidi e Trezeguet quale sia il DNA della Juve, e tutti hanno risposto: vincere. Ma la cultura è un’altra cosa: non arriva dall’alto, si costruisce dal basso. Nel meeting di questa mattina ho detto a tutti: siamo noi a decidere chi siamo; io posso solo dare delle linee guida, ma i valori vengono dal gruppo. La cultura è l’insieme dei valori che condividiamo».

Parlando del suo metodo, Comolli ha ricordato l’esperienza al Tolosa sotto la proprietà RedBird:
«Mi scelsero per guidare il club attraverso i dati. La Juventus sapeva perfettamente quale fosse il mio approccio. Per usare i dati in modo efficace serve allineamento dall’amministratore delegato in giù. Il vero punto critico è spesso la relazione tra management e allenatore: serve un ponte, una figura che conosca i dati ma sappia parlare il linguaggio del coach. Se l’allenatore è aperto, tutto funziona; altrimenti no».

Ha raccontato inoltre pratiche innovative adottate in Francia:
«Al Tolosa misuravamo quotidianamente lo stato mentale dello staff: stress, motivazione, voglia di lavorare. Ci ha permesso di non assumere persone non motivate. In campo, avevamo vietato cross e tiri da lontano».

Comolli ha sottolineato quanto sia importante l’esempio quotidiano:
«Se entri in ufficio con un atteggiamento negativo, lo trasmetti. Voglio persone che mi correggano. Dicevo sempre al mio staff: se esco dalla cultura del club, ditemelo; se compro un giocatore che la tradisce, ditemelo. La coerenza è fondamentale».

Il dirigente ha anche parlato del suo metodo di studio e di lavoro su di sé:
«Non sono un grande scrittore, forse per un trauma passato. Ho persone che cercano innovazioni per me, e io studio costantemente: ho paura di perdere un’evoluzione dell’industria. Non leggo di calcio, è noioso; leggo articoli scientifici sui dati, sul recupero dagli infortuni, libri sulla leadership o sulla negoziazione. Imparo dagli altri sport, non dal calcio. In una riunione voglio essere il meno intelligente nella stanza: se sono io quello con le idee migliori, c’è un problema. Non sopporto l’arroganza: ho visto tante persone fallire perché talentuose ma prive di umiltà».