
Il gioco delle parti o delle tre carte? Inter, Atalanta e Lookman: quando la trattativa diventa soap. Cosa manca per un finale che sembra già scritto
Beppe Marotta e Claudio Lotito, che non si stanno propriamente simpatici, impiegarono meno tempo a trattare il passaggio all’Inter di Joaquin Correa - circa dodici giorni -, di quanto non ne stia servendo oggi per portare Ademola Lookman a Milano. Nessun parallelo (ma ci torniamo), solo la conferma che i buoni rapporti, nel calcio, contano molto meno di tante altre cose. I soldi, per esempio. Le relazioni con Luca Percassi, e in generale con l’Atalanta, sono storicamente ottime, magari un po’ meno nelle ultime ore fatte di mail pur molto gentili e cortesi. Ciò non toglie che la trattativa sia diventata ufficialmente una soap opera: c’è un punto di rottura, non diciamo di cosa, oltre il quale un po’ tutti, a partire dai tifosi, vogliono solo capire come andrà a finire, dove si vuole andare a parare. Ci siamo, quasi. Si spera.
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Lookman vuole andare via dall’Atalanta almeno da un anno: lo sanno pure i muri, l’ha detto anche Percassi. In questo desiderio di cambiare città, ma non regione, si è infilata l’Inter, solleticata dagli agenti - bravi, magari non proprio degli assi a far di conto, visto che nel 2024 prospettarono al PSG una valutazione da 25/30 milioni di euro - in virtù di una promessa strappata alla dirigenza bergamasca, e di un prezzo ventilato non superiore ai 40 milioni. Né l’una né l’altro, come dimostra il rifiuto ufficiale opposto dalla Dea all’offerta formale da 43 milioni più 2 di bonus. Per l’Inter, Lookman è tecnicamente il profilo perfetto: uno che fa tripletta in una finale europea, che salta l’uomo (la grande lacuna dell’era Inzaghi), che consentirebbe a Chivu - dalla cui conferenza stampa non è stato possibile inficiare che tipo di squadra abbia in mente - di cambiare modulo, che a Bergamo è sempre andato in doppia cifra e in Viale della Liberazione prenderebbe anche uno stipendio tutto sommato abbordabile. Per farne uno da prendere a tutti i costi manca un piccolo dettaglio: rispettare il primo sacro criterio delle linee guida di Oaktree, che non prevedono certo maxi-investimenti per chi a breve compirà 28 anni. È una delle questioni, ci arriviamo.
Il gioco delle parti o delle tre carte?
Le ultime ore raccontano il “no” dell’Atalanta, secco ma garbato. E la mossa di Lookman, che finora aveva manifestato le sue intenzioni in maniera altrettanto diplomatica, ma con un colpo di spugna ha cancellato la Dea dai suoi profili social. Per la cronaca: sarebbe un peccato lasciarsi così, dopo gli anni migliori nella storia di entrambi. I buoni rapporti tra i club, alla base anche della santa alleanza delle proprietà straniere in Serie A - la maggioranza delle quote dell’Atalanta è made in USA e non dei Percassi, altro dettaglio - reggono, ma un po’ vacillano. Ognuno ha le sue ragioni, intendiamoci. L’Inter lamenta che l’Atalanta, nel rifiutare, non abbia fatto un prezzo: vuol dire che Lookman è incedibile, è la conclusione. Frettolosa tanto quanto la replica: no, spiegano da Bergamo dove sanno che comunque il giocatore partirà perché trattenerne uno controvoglia (specie ai tempi dell’art. 17) è pressoché impossible, Lookman al giusto prezzo può partire. E però, effettivamente, quale sia il prezzo non è dato saperlo a livello ufficiale. È una questione di rapporti, di forza più che buoni. Non l’una rispetto all’altra, ma verso la rispettiva tifoseria: l’Atalanta ha tutto l’interesse a tenere il punto, specie nell’estate in cui ha salutato Gasperini, e anche per questo Percassi ha ricordato che i tempi e le valutazioni delle eventuali cessioni le decide la Dea. L’Inter non vuole inseguire rilanci senza un orizzonte ben definito. È il gioco delle parti, nel senso che ognuna cerca di tirare il massimo dalla trattativa. Ma pure delle tre carte, perché ciascuna dice e non dice: l’Inter con l’offerta formale ha tentato (così così) un ultimatum non proprio in linea con i contatti informali che sono il cuore di ogni trattativa e che non avevano portato a un’intesa; l’Atalanta, chiarendo che Lookman non è incedibile, ha certificato che un prezzo andrà pure trovato. E poi c’è Ademola.
Cosa manca per un finale che sembra già scritto.
La mossa di Lookman è proprio quella che può decidere la trattativa. Mica solo la rottura social: nelle prossime ore, il giocatore ribadirà in maniera più netta il proprio punto di vista, che vuole trasferirsi a Milano. Per il prezzo giusto non serve Iva Zanicchi: 50 è una soglia anche psicologica, ma se l’Inter alzasse la parte fissa a 45 milioni più bonus la avvicinerebbe in maniera sostanziale. La Dea potrebbe cedere il giocatore anche altrove (magari all’Atletico Madrid?), ma difficilmente a cifre superiori. Più o meno tutti i protagonisti della vicenda - soprattutto quelli milanesi - sono convinti che andrà a finire così. C’è da venirsi incontro, come sempre nel calcio. E poi ognuno tirerà una riga, trarrà le proprie conclusioni e affronterà le proprie incognite. L’Atalanta avrà un sacco di soldi e dovrà spenderli per bene, non è un caso che il post Retegui non sia arrivato in quattro e quattr’otto: dieci stagioni di capolavori non si discutono, ma non c’è più uno dei principali artefici. L’Inter avrà portato in casa un giocatore perfetto per le proprie esigenze di oggi, ma che arriva da una piazza in grado di esaltare tutti i suoi protagonisti e che prima di Bergamo non si era mai espresso su questi livelli. È anche una specie di all-in, per Marotta & Co: se Lookman andrà bene, tutti contenti (Oaktree è stato convinto non con i buoni propositi, ma anche con l’importanza tenere competitiva la squadra e centrare il piazzamento Champions). In caso contrario, la deroga alle linee guida potrebbe avere un costo.
E se non finirà così?
I buoni rapporti diventeranno un po’ meno buoni, almeno a livello di mercato. Ma soprattutto ognuno andrà per la sua strada: l’Atalanta terrà in casa un giocatore scontento e magari lo cederà al Napoli - che aveva preso contatti e capito di non poter rientrare, ma ora vede spiragli - all’estero, a più o meno soldi. L’Inter sposterà il budget su altri obiettivi: di giocatori simili ne sono stati proposti parecchi (Nkunku, Xavi Simons, Asensio, Kulusevski), ma per ragioni tecniche o economiche nessuno ha convinto quanto Lookman. Tutti un po’ più scontenti, in sostanza.
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