
Tudor e Chivu si ritrovano: il primo derby d’Italia da allenatori fugherà i dubbi?
Quella di oggi pomeriggio sarà la seconda partita da avversari, come allenatori, di Igor Tudor e Cristian Chivu. Il tecnico della Juventus e quello dell’Inter si sono incrociati per la prima volta ad aprile scorso, quando il romeno allenava il Parma e fu capace di fermare i bianconeri con il risultato di 1-0. Il primo sgambetto subito da Tudor dopo l’avvicendamento in panchina a Thiago Motta, ma anche un precedente - come hanno ricordato entrambi nelle conferenze di ieri - molto relativo.
Il primo derby d’Italia da allenatori. Non si scorda mai, ma sarà il campo a dire che memorie avrà ognuno dei due. Tudor e Chivu, da giocatori, si sono già incrociati in quattro occasioni: due sfide tra Juventus e Roma, due tra Siena e Roma. Il bilancio sorride al romeno: due vittorie (c’è anche il 4-0 divenuto celebre per l’esultanza di Totti), un pareggio e un successo di Tudor (curiosamente da giocatore del Siena). Tutti dati relativamente inutili ai fini della gara di oggi, ma che fotografano un aspetto: i trascorsi dei due, a questi livelli, sono soprattutto da giocatori. La carriera di Tudor è sicuramente più lunga rispetto a quella dell’avversario, ma in entrambi i casi il senso di appartenenza ha giocato un ruolo centrale nella scelta dei rispettivi club di puntarci per la panchina. Un vantaggio, ma anche un peso.
Chi allontanerà i dubbi? Partendo dal presupposto che entrambe le società, se hanno fatto una certa scelta, ne saranno convinte, sia Tudor sia Chivu partono con una fragilità di fondo. Molti si aspettavano - in fin dei conti era anche il programma della società - che il croato non sarebbe andato oltre il Mondiale per club, e invece eccolo ancora in panchina. Quanto a Cristian tutta l’Inter, da Marotta in giù, si è affrettata a sostenere che non è stato una seconda scelta. Ma i fatti suggeriscono che non fosse nemmeno la prima, considerando il corteggiamento a Fabregas e la tentazione Vieira, per non citare l’eventuale permanenza di Inzaghi. Il primo derby d’Italia, che non sarà certo decisivo per lo scudetto, ha così almeno un compito: mettere un sostegno in più alla panchina di chi vincerà. E, anche se è molto presto per certi ragionamenti, dare una scossetta a quella del perdente.
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