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Ceferin: “Israele resta nelle competizioni, diversa la situazione rispetto alla Russia”TUTTO mercato WEB
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Oggi alle 12:45Serie A
di Luca Bargellini

Ceferin: “Israele resta nelle competizioni, diversa la situazione rispetto alla Russia”

Ospite quotidiano di Politico USA, il presidente della UEFA Aleksander Ceferin ha toccato diversi temi che uniscono il mondo del pallone a quello della politica internazionale. Ecco uno stralcio delle dichiarazioni più interessanti: Cosa servirà affinché i club e le Nazionali russe, di qualsiasi fascia d'età o livello, vengano nuovamente invitate alle competizioni UEFA? "Per noi è abbastanza chiaro che la guerra deve finire. La guerra deve finire. Spero che ci stiamo muovendo nella giusta direzione, ma non ho informazioni se non dai media. Volevamo riportare i giovani, ragazzi e ragazze sotto i 17 anni, e abbiamo persino ottenuto il sostegno del nostro comitato esecutivo. Ma poi c'è stata una tale isteria politica, una tale pressione su alcuni membri del comitato esecutivo. Non hanno cambiato idea, ma ci hanno chiesto di aspettare perché erano così attaccati privatamente, personalmente, che non ne potevano più". La prossima finale di Champions League si terrà a Budapest. Ha qualche perplessità sul fatto che si svolga in Ungheria, visti i rapporti fra il Primo ministro Viktor Orbán e la Russia, in relazione alle tensioni con l'Ucraina? "Se avessimo problemi con questo, diventeremmo un'organizzazione politica. L'Ungheria è un nostro membro. Rispetto gli ungheresi. Rispetto il governo ungherese esattamente come rispetto il governo tedesco o qualsiasi altro governo in Europa. E se pensate che assegneremo le competizioni solo a chi è in linea con la politica dominante, vi sbagliate. Voglio dire, non credo che coloro che criticano più aspramente siano anche i paladini dei diritti umani. Quindi non ho alcun problema con l'Ungheria. E, a proposito, il governo ungherese ha investito di più nelle infrastrutture sportive di tutti i governi che parlano molto ma non fanno molto per il calcio". Avete mai discusso dell'eventualità di espellere i club israeliani dalle vostre competizioni a causa della guerra a Gaza? "Prima di tutto, quello che sta succedendo ai civili lì mi ferisce personalmente, mi uccide. È impossibile continuare a vedere queste cose. Dall'altro punto di vista, non sono un sostenitore della squalifica degli atleti. Perché cosa può fare un atleta al suo governo per fermare la guerra? È molto, molto difficile. Ora, la squalifica per le squadre russe dura, credo, da tre anni e mezzo. La guerra è finita? Non è finita. Devo dire che con la situazione in Russia e Ucraina c'era una pressione politica molto forte. Ora è più una pressione della società civile che dei politici, perché i politici, quando si tratta di guerre e vittime, sono ovviamente molto pragmatici. Non posso dire cosa succederà. Si parla di tutto, ma io personalmente sono contrario all'espulsione degli atleti".. Il regolamento della UEFA proibisce messaggi politici, religiosi e ideologici negli stadi. Pensavate che lo striscione esposto in occasione della Supercoppa fosse un messaggio politico? Non volevate che la UEFA fosse vista come silente su Gaza? "Abbiamo una fondazione per i bambini. Non viviamo su un altro pianeta. Viviamo in questo mondo. E quando vedi bambini morire in tutto il mondo a causa di – è una dichiarazione diplomatica – politici sconsiderati... Chiunque pensi che 'Smettete di uccidere i bambini, smettete di uccidere i civili' sia un messaggio politico è un idiota, per me".