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Serie A: essere competitivi non significa essere appetibili

Serie A: essere competitivi non significa essere appetibiliTUTTO mercato WEB
mercoledì 21 giugno 2023, 06:00L'Angolo di Calcio2000
di Fabrizio Ponciroli

Da più parti si continua a parlare di “Serie A competitiva”. In tanti si sono lanciati in sfarzosi complimenti nei confronti del prodotto Serie A, arrivando anche a mettere in dubbio la leadership della Premier League. Poi, di colpo, tutto è crollato in maniera repentina. Come confermato dalla Lega Serie A, nessuno ha formalizzato una proposta pari ad almeno 1,15 miliardi di euro per i pacchetti minimi legati ai diritti televisivi della Serie A a partire dalla stagione 2024/25. Anzi, c’è chi ha fatto sapere di non essere neppure interessato, ovvero RAI (non una novità) e Amazon (brutta sorpresa). Insomma, la Serie A tanto decantata per i suoi “contenuti sportivi di alto profilo”, non sembra proprio avere quell’appeal che i vertici della Lega cono convinti abbia. Il sogno di far entrare nelle casse delle società 7,2 miliardi di euro in cinque anni è, per il momento, rimasto tale.
Il prossimo 26 giugno un nuovo step, ovvero le cosiddette “trattative private” con DAZN, Sky e Mediaset per provare a raggiungere accordi interessanti dal punto di vista economico. A dire il vero, ci sarebbe anche un piano B: un canale ufficiale della Lega Calcio Serie A che gestirebbe tutto “internamente” ma, la sensazione, è che non si arriverà a tanto. Ma perché la Serie A ha così poca attrattiva? Basta dare un occhio ai dati a disposizione di tutti per rendersi conto di quanto il prodotto calcistico italiano di punta sia in affanno. La Premier League, guardando agli accordi in essere (che scadono la prossima stagione), può contare su 3,4 miliardi di euro di incasso derivanti dai diritti TV. Seguono Liga (2 miliardi) e Bundesliga (1,4).

La Serie A si deve accontentare di un modesto quarto posto con la Ligue 1 non lontanissima (l’addio di Messi non è stata una grande notizia per il calcio francese).
Insomma, la Serie A non porta soldi o, almeno, non quelli che ci si attenderebbe da un Paese in cui tutti parlano, quotidianamente, di calcio. Come mai non decolla? Molte le ragioni. Sicuramente la mancanza di campionissimi di livello internazionale (tolto qualche nome, non abbiamo top player con fan disseminati in tutto il mondo pronti a tutto per vederli in azione), a cui vanno aggiunti gli atavici problemi degli stadi (l’occhio vuole la sua parte e la maggior parte degli impianti italiani sono televisivamente inaccettabili) e, ora, anche le difficoltà extra campo della Juventus che hanno generato una repulsione di molti tifosi bianconeri verso l’acquisto di abbonamenti calcistici. Siamo un campionato interessante per chi ama la tattica e l’imprevisto ma non per chi vuole un prodotto di alta qualità, da qualsiasi punto di vista. La Premier League si sa vendere perché è in grado di soddisfare ogni tipologia di fan. Ha i campioni, ha le squadre più forti che vincono in Europa, ha i personaggi giusti, ha gli stadi all’avanguardia. Noi siamo Basic, loro sono Premier. Basta guardare gli highlights di una giornata di Premier League per capire come il prodotto sia di un’altra categoria. Aggiungiamo, a tutto questo, una certa propensione italiana alla pirateria, ed ecco elencati i principali motivi per cui la Serie A non è tanto affascinante. Forse se avessimo vinto qualche finale europea…

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