
Contratti da 8 anni in Serie A, l'analisi di Vaciago: "Idea giusta ma serve anche l'etica"
C'è una grande novità in arrivo in Serie A, visto che la massima lega del calcio italiano si appresta ad autorizzare l'estensione della durata massima dei contratti professionistici dagli attuali 5 anni a 8. Una mossa che, nel caso in cui fosse portata a termine, strizzerebbe l'occhio soprattutto in direzione del potere contrattualistico dei club nei confronti dei giocatori.
Sul tema torna anche l'edizione odierna di Tuttosport, con un editoriale dal titolo "Idea giusta, ma servono più etica e buon senso", a firma del direttore Guido Vaciago. Nel pezzo si ricorda come c'è stato un tempo in cui il rapporto era totalmente sbilanciato a favore dei club, che possedevano il cartellino e potevano disporne come preferivano. Il 'regime di vincolo' rendeva di fatto i calciatori degli asset, degli immobili. Poi in pochi anni i rapporti di forza si sono del tutto invertiti, con il colpo di grazia ai club rappresentata dalla 'sentenza Bosman' della Corte Europea. I contratti sono così diventati di ferro o di carta velina, a seconda di quanto e cosa convenisse al calciatore. Con l'arma finale del 'ricatto a parametro zero': si è passati da un estremo all'altro.
La scelta di estendere i contratti dei calciatori quindi restituisce in parte quel potere perduto dai club, per contro però allo stesso tempo può rappresentare pure un rischio. Perché firmare un accordo di 8 anni con un giocatore sbagliato può diventare una zavorra, alla lunga. La soluzione perfetta insomma non esiste, anche perché etica e buon senso non possono essere imposti per legge.
Sul tema torna anche l'edizione odierna di Tuttosport, con un editoriale dal titolo "Idea giusta, ma servono più etica e buon senso", a firma del direttore Guido Vaciago. Nel pezzo si ricorda come c'è stato un tempo in cui il rapporto era totalmente sbilanciato a favore dei club, che possedevano il cartellino e potevano disporne come preferivano. Il 'regime di vincolo' rendeva di fatto i calciatori degli asset, degli immobili. Poi in pochi anni i rapporti di forza si sono del tutto invertiti, con il colpo di grazia ai club rappresentata dalla 'sentenza Bosman' della Corte Europea. I contratti sono così diventati di ferro o di carta velina, a seconda di quanto e cosa convenisse al calciatore. Con l'arma finale del 'ricatto a parametro zero': si è passati da un estremo all'altro.
La scelta di estendere i contratti dei calciatori quindi restituisce in parte quel potere perduto dai club, per contro però allo stesso tempo può rappresentare pure un rischio. Perché firmare un accordo di 8 anni con un giocatore sbagliato può diventare una zavorra, alla lunga. La soluzione perfetta insomma non esiste, anche perché etica e buon senso non possono essere imposti per legge.
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