
Sticchi Damiani attacca: "Fabbri non deve più arbitrare il Lecce. Referto inventato con la Lazio"
Saverio Sticchi Damiani, presidente del Lecce, ha tenuto una conferenza stampa in data odierna. Di seguito i principali passaggi: "Erano mesi che avevo deciso di non parlare per concentrarmi su una stagione che diventava complicata e faticosa. Ho messo tutto me stesso insieme a soci e collaboratori per arrivare al risultato. Ho vissuto la quotidianità con la squadra ed evitato commenti, ogni parola rischiava di essere fraintesa".
Il presidente comincia ricordando il massaggiatore Graziano Fiorita, scomparso il 24 aprile scorso.
"Questa salvezza storica è dedicata a lui, è stato un grande artefice di una parte del campionato accanto a noi e dell'ultima guidandoci da lassù: abbiamo sempre sentito la sua presenza. L'evento non ha stravolto solo la stagione, ma le nostre vite: perdere un compagno di viaggio così giovane con una straordinaria moglie e dei bellissimi figli durante un ritiro a mille e passa chilometri da casa sua ha delle implicazioni umane inimmaginabili. Avevo deciso di esserci anche io, stando vicino alla squadra. E sentivo che in quel momento qualcosa era scattato: nemmeno il tempo di pensarci, che quella mattina c'era da affrontare una cosa gigantesca, lontanissimi da casa e sostanzialmente soli. La scomparsa di Graziano è servita a dare una serie di messaggi di cui il calcio aveva bisogno, ha unito tutta l'Italia e non solo sul tema dell'umanità. Questo ritorno a una dimensione umana ha fatto bene un po' a tutti, non solo a noi. Quell'episodio forse ha compattato tutto l'ambiente, che era un po' disunito intorno a noi, e ci ha dato forza e coraggio per affrontare un finale di campionato che ci ha portato a questa impresa epica e clamorosa. Con la famiglia di Graziano siamo in contatto quotidiano, non va lasciata sola. Certe persone si dedicano a spiegare i valori del club ai nuovi arrivati e Graziano era questo, il Lecce la sua fede. Mi piace pensare che la partita con la Lazio dava sensazioni profonde emotivamente, e la percezione era quella che ci fosse una sorta di protezione che veniva da lui. Un evento del genere ognuno lo declina come vuole, ma la squadra ha avuto un coraggio che deriva da Graziano. Ho sentito dire certe cose dai giocatori nello spogliatoio mai sentite prima, mentre tutta Italia ci dava per retrocessi".
Ancora, il presidente aggiunge altre parole, anticipando il ritiro dal calcio professionistico di Joan Gonzlaez.
"Volevo tracciare con voi un bilancio di questa stagione prima di lasciare spazio alle domande. È stata una stagione in cui abbiamo affrontato tante difficoltà, che tute insieme, in una sola annata è difficile vivere, uscendone con un risultato storico che entrerà negli annali di questo club. Una stagione iniziata con un primo grande ostacolo che è stata la brutta notizia di Joan Gonzalez che non ha superato le visite mediche e su questo vi posso dare un aggiornamento: non ha avuto l'idoneità temporanea, dopo un anno lo abbiamo richiamato per una visita e la situazione è rimasta identica quindi con grande dispiacere devo dirvi che Joan non avrà l'idoneità in modo definitivo e devo fare due considerazioni: un plauso al nostro staff medico ed al nostro cardiologo, il dottore Tondo, che hanno individuato una patologia di difficile verificabilità. Un caso di studio scoperto con grandissimo anticipo che ha salvato la vita del ragazzo, anche se ce lo ha tolto come giocatore perché non potrà più continuare a svolgere attività sportiva, ma sono in costante contatto con lui ed è sta svolgendo studi economici in Spagna. Diventerà un ottimo manager nel mondo della gestione aziendale".
Come è maturato il cambio di allenatore?
"Se cambi alla 12^ giornata è chiaro che qualcosa hai sbagliato. Quando si prosegue una stagione con un allenatore con cui non si è condivisa la gestione della squadra, la genesi non è mai semplice. Da qui, la chiamata di Giampaolo e del suo staff che si è reso artefice di questa impresa epica. Devo spendere due parole per loro: il calcio aveva messo da parte Giampaolo perché è spietato ed etichetta le persone. E invece ha svolto un ottimo lavoro. C'è stato anche un calo, ma anche nelle sconfitte la squadra non ha mai sfigurato. Ho scoperto l'uomo e uno staff di persone intelligenti, sensibili e corrette. Non ho mai sentito una parola sulla rosa non costruita secondo le loro esigenze, oltre ad averci sempre messo la faccia. Sono felice anche per lui che sia arrivata la salvezza, è un riconoscimento che il calcio gli deve. Potrà finire con noi o senza di noi e vi anticipo che è un tema di cui non abbiamo ancora discusso".
Una stagione complicata e che vi ha visto anche cedere Dorgu a gennaio.
"Abbiamo affrontato cose non semplici, come il fermo di un nostro giocatore dopo la cena di Natale (Pelmard, ndr) che ha messo il club in grande imbarazzo. E poi il mercato di gennaio che ha generato critiche: la cessione di Dorgu è stata molto commentata ma ha dato lustro al Lecce perché è la sintesi di un percorso cominciato nella Primavera e arrivato al Manchester United. Poi il club fa delle scelte e per questo mi scuso coi tifosi, avevamo detto in buona fede che a gennaio al 100% non sarebbe stato ceduto. Non ci immaginavamo che una squadra come lo United lo volesse solo in quel momento e che il giocatore volesse andare".
Come ha vissuto il mercato di gennaio, nel complesso?
"Il club ha fatto operazioni significative: abbiamo comprato a titolo definitivo giocatori come N'Dri, Danilo Veiga, Tiago Gabriel e in prestito Karlsson e Sala. Il tutto senza aver incassato un euro dalla cessione di Dorgu perché i primi soldi sono arrivati il 30 di marzo. Tra cartellini e stipendi abbiamo speso 7,4 milioni, con la volontà di dare un'ulteriore mano alla squadra. Il club ha fatto operazioni logiche in quel momento storico, pagando subito".
Sentite di aver alzato l'asticella?
"Corvino e Trinchera in questi anni hanno raggiunto risultati sportivi e il consolidamento economico del club con crescita delle strutture, è straordinario. Dover discutere di questo punto oggettivo mi sembra fuori luogo. Mi pongo il problema se ci sia stata una comunicazione non buona da parte nostra a inizio stagione: non vorrei sia stata fraintesa e mi riferisco proprio all'asticella. Ho capito che se uno usa questo termine si riferisce all'Europa o almeno al 10° posto: ecco, è stato un grave errore di comunicazione della società sebbene siamo stati mal interpretati. Ma senza alzare l'asticella dell'organico non avremmo raggiunto l'obiettivo che era quello dell'anno prima. Cancelliamo il termine 'asticella' per la prossima stagione".
Ci sono stati anche episodi arbitrali contestati.
"Quest'anno ci siamo salvati subendo tantissime ingiustizie. Gli episodi arbitrali avuti a sfavore rappresentano un unicum. Non ci dimentichiamo di questo, c'è stato un tema che non ricollego a pregiudizi come ad essere un piccolo club del sud, ma prendiamo atto che gli episodi sono stati tanti. Non si può non tener conto che mancano diversi punti figli di questi episodi. Quando le cose vanno male sul piano sportivo, gli episodi arbitrali non vengono considerati rilevanti...".
Nello specifico, anche l'ultima giornata, Lazio-Lecce conclusa nella gioia, è stato un tema.
"Abbiamo subito una espulsione per doppio giallo inaccettabile, in più un episodio da rigore cancellato: sono episodi che avrebbero anche potuto decretare la nostra retrocessione. In occasione dell'ultima partita il Lecce è stato incomprensibilmente multato. Abbiamo fatto comunicazione scritta ai vertici arbitrali per via di questi episodi e per il trattamento ricevuto da parte del direttore di gara che era molto, molto, molto nervoso e molto, molto, molto maleducato. Lo sfogo è stato un referto completamente falso. Chiederò che questo signore (Fabbri, ndr) non venga più ad arbitrare il Lecce. Mi ha trattato con maleducazione".
La vostra forza è stata negli scontri diretti.
"In questo campionato il Lecce è stato straordinario: alle ultime in classifica abbiamo tolto almeno 4 punti, tranne che al Cagliari. L'anomalia è stata fare pochi punti con le medio-grandi. E sul calendario dico che solo una volta abbiamo affrontato una squadra stanca dalle coppe europee, la Juventus con cui abbiamo pareggiato 1-1".
Guardando alla prossima stagione, invece?
"Vogliamo migliorare su tutti i fronti: tecnico, amministrativo, strutture, persone. Ma ricordiamoci che siamo nel gruppo con il 50% di possibilità di salvarsi. Chi vuole il decimo posto o l'Europa League non si abboni, non venga allo stadio. Nei prossimi giorni mi vedrò con Corvino e Trinchera per mettere in pista la prossima stagione, che vedrà un Lecce solido, strutturato, carico e motivato sapendo che ci aspetta un'impresa ardua".
Ci fa il punto su restyling dello stadio e nuovo centro sportivo?
"Tra qualche giorno iniziamo i lavori per il restyling dello stadio. Cominceremo i lavori strutturali ed abbiamo chiesto alla Lega di giocare la prima partita fuori casa. Quest'anno la partenza del campionato coincide con la festa di Sant'Oronzo quindi l'avremmo fatta comunque fuori. A marzo lo stadio subirà interventi molto invasivi: cerchiamo di crearci questo mese con due partite fuori casa, da mettere insieme alla sosta per le Nazionali. Sogno di vedere lo stadio pronto entro un anno. Centro sportivo? Procediamo speditamente. Al ritorno dal ritiro estivo la squadra andrà subito nel centro sportivo e a ottobre sarà pronto il secondo campo".
Ci sono voci su possibili ingressi di nuovi soci.
"Non ci sono nuovi soci. Non c'è nessuno che rilevi il 51% del Lecce, ciò non toglie che vogliamo migliorare e crescere".
Vi ha aiutati il cambio tattico? Se sì, quanto?
"L’intuizione di avanzare Coulibaly è stata importante e alla fine è stato straripante. Alcuni giocatori, non so per quale motivo, sono finiti ai margini. Con Giampaolo il Lecce nelle prime partite ha raccolto più di quanto meritava e alla fine ha capito gli equilibri. Una cosa ci è mancata, il tempo: per conoscerci e capire".
Cosa non ha funzionato, invece?
"A un certo punto si era creata la convinzione che il Lecce dovesse arrivare ad una facile salvezza. Vedevo coinvolto nei pronostici anche il Como, che per arrivare al 10° posto ha investito in mercati prima 100 milioni e poi altri 100. Abbiamo decifrato la squadra solo nell'ultimo periodo. L'errore della stagione è stato di valutazione, per cui abbiamo cambiato allenatore".
Crede che ci siano troppe aspettative dai tifosi?
"Che gli investimenti debbano portare ad una crescita del club sotto tutti i punti di vista, è un'aspettativa legittima. Non mi sottraggo da questo impegno. Se la società opera bene è giusto che il tifoso si aspetti di vedere investimenti nel club di varia natura. Tutte le risorse verranno reinvestite nel club. Tutte".
Ha sempre creduto alla salvezza?
"Sì, in un paio di partite non ho riconosciuto la squadra ma le altre le abbiamo sempre giocate. Su questo mi facevo forza. Il confronto con l'allenatore lo lascio a Corvino, è giusto che decida l'area tecnica".
Sul discorso degli utili da reinvestire, come si pone?
"Siamo in un momento storico in cui se c'è qualcosa da fare, il Lecce non ha motivo per dire di no. Ho un direttore che ragiona sapendo bene qual è il club e se c'è da fare qualche sacrificio, il club può farlo".
Non vi preoccupa la sterilità offensiva?
"Ho un direttore che analizza i dati e va a fondo, senza improvvisare. Credo che il Lecce di quest'anno, analizzando il reparto offensivo, sia una delle squadre più prolifiche. Il tema è semmai perché la squadra non ha proposto niente per gli altri, per i gol dei centrocampisti e di Baschirotto siamo dovuti arrivare a fine anno. Lì la squadra è stata decifrata".
Che futuro per la panchina? Confermerete Giampaolo?
"Sicuramente il primo interlocutore per ripartire sarà Giampaolo. Magari chiederò a Corvino di incontrarsi in una giornata non a rischio temporali, per evitare incendi (il riferimento è al colloquio con Gotti dello scorso anno, in cui scoppiò il fuoco nell'hotel, ndr). Si vedranno e si parleranno. Ho espresso la mia opinione ma non ho mai condizionato: Giampaolo e Corvino sono due persone intelligenti, si parleranno e sapranno dire".
Dedicherete qualcosa a Graziano Fiorita?
"Qualcosa faremo sicuramente, non abbiamo ancora preso una decisione però".
Una parola anche sul Lecce femminile.
"Milita in Serie C e lo trattiamo con cura e attenzione, perché sono atlete che vestono la nostra maglia. Appartengono alla nostra famiglia, dispongono di strutture moderne e sono nelle condizioni di star bene".
Mai pensato di portare meno giocatori in ritiro?
"Il ritiro estivo è un grande momento perché il club fa un investimento importante. Pensare che si faccia con giocatori che andranno via, per provare una formazione che poi non giocherà mai, non ha senso. L'anno scorso abbiamo fatto un ritiro di altissimo livello ma non lo abbiamo sfruttato adeguatamente. Quella è una occasione da non perdere e va sfruttato meglio".
Avete preso un bel po' di multe.
"Lì siamo belli forti ed è un peccato, sono risorse che leviamo al club e regaliamo alle contestate istituzioni. Anche la tifoseria quest'anno ha subito cose pesanti".
Tornando a Fabbri, cosa ha scritto nel referto di Lazio-Lecce?
"Sono andato a salutarlo a fine partita, era a colloquio con Mencucci (l'ad, ndr) che si stava scusando per aver usato espressioni irriguardose a fine primo tempo. E lì l'arbitro è stato maleducato nei miei confronti, senza motivo. Non mi aspettavo che dopo tanta maleducazione avesse tanta sfacciataggine... Mi diceva: 'Ehi Sticchi, questo è uno spogliatoio mio, fuori di qui'. In tante presenze non mi era mai capitato un arbitro che si era posto così. Lui l'ha voluta personalizzare ed io lo dico senza problemi. Tutte le volte in cui ho sbagliato ho chiesto scusa, ma questa volta lui ha dovrebbe chiedere scusa a me. Lo dico perché spero che non ci venga più mandato, perché non sarebbe tranquillo nell'arbitrare il Lecce in futuro. Ci ha cacciati dagli spogliatoi, credo abbia anche resitutito le maglie donate a fine partita".
Che si sente di dire ai tifosi sul mercato?
"Che sono tutti cedibili. Da presidente e da tifoso vorrei dire che i giocatori migliori vorrei tenerli. Poi però se per Krstovic arriva una squadra che offre cifre importanti al giocatore, la volontà del club è irrilevante".
Il presidente comincia ricordando il massaggiatore Graziano Fiorita, scomparso il 24 aprile scorso.
"Questa salvezza storica è dedicata a lui, è stato un grande artefice di una parte del campionato accanto a noi e dell'ultima guidandoci da lassù: abbiamo sempre sentito la sua presenza. L'evento non ha stravolto solo la stagione, ma le nostre vite: perdere un compagno di viaggio così giovane con una straordinaria moglie e dei bellissimi figli durante un ritiro a mille e passa chilometri da casa sua ha delle implicazioni umane inimmaginabili. Avevo deciso di esserci anche io, stando vicino alla squadra. E sentivo che in quel momento qualcosa era scattato: nemmeno il tempo di pensarci, che quella mattina c'era da affrontare una cosa gigantesca, lontanissimi da casa e sostanzialmente soli. La scomparsa di Graziano è servita a dare una serie di messaggi di cui il calcio aveva bisogno, ha unito tutta l'Italia e non solo sul tema dell'umanità. Questo ritorno a una dimensione umana ha fatto bene un po' a tutti, non solo a noi. Quell'episodio forse ha compattato tutto l'ambiente, che era un po' disunito intorno a noi, e ci ha dato forza e coraggio per affrontare un finale di campionato che ci ha portato a questa impresa epica e clamorosa. Con la famiglia di Graziano siamo in contatto quotidiano, non va lasciata sola. Certe persone si dedicano a spiegare i valori del club ai nuovi arrivati e Graziano era questo, il Lecce la sua fede. Mi piace pensare che la partita con la Lazio dava sensazioni profonde emotivamente, e la percezione era quella che ci fosse una sorta di protezione che veniva da lui. Un evento del genere ognuno lo declina come vuole, ma la squadra ha avuto un coraggio che deriva da Graziano. Ho sentito dire certe cose dai giocatori nello spogliatoio mai sentite prima, mentre tutta Italia ci dava per retrocessi".
Ancora, il presidente aggiunge altre parole, anticipando il ritiro dal calcio professionistico di Joan Gonzlaez.
"Volevo tracciare con voi un bilancio di questa stagione prima di lasciare spazio alle domande. È stata una stagione in cui abbiamo affrontato tante difficoltà, che tute insieme, in una sola annata è difficile vivere, uscendone con un risultato storico che entrerà negli annali di questo club. Una stagione iniziata con un primo grande ostacolo che è stata la brutta notizia di Joan Gonzalez che non ha superato le visite mediche e su questo vi posso dare un aggiornamento: non ha avuto l'idoneità temporanea, dopo un anno lo abbiamo richiamato per una visita e la situazione è rimasta identica quindi con grande dispiacere devo dirvi che Joan non avrà l'idoneità in modo definitivo e devo fare due considerazioni: un plauso al nostro staff medico ed al nostro cardiologo, il dottore Tondo, che hanno individuato una patologia di difficile verificabilità. Un caso di studio scoperto con grandissimo anticipo che ha salvato la vita del ragazzo, anche se ce lo ha tolto come giocatore perché non potrà più continuare a svolgere attività sportiva, ma sono in costante contatto con lui ed è sta svolgendo studi economici in Spagna. Diventerà un ottimo manager nel mondo della gestione aziendale".
Come è maturato il cambio di allenatore?
"Se cambi alla 12^ giornata è chiaro che qualcosa hai sbagliato. Quando si prosegue una stagione con un allenatore con cui non si è condivisa la gestione della squadra, la genesi non è mai semplice. Da qui, la chiamata di Giampaolo e del suo staff che si è reso artefice di questa impresa epica. Devo spendere due parole per loro: il calcio aveva messo da parte Giampaolo perché è spietato ed etichetta le persone. E invece ha svolto un ottimo lavoro. C'è stato anche un calo, ma anche nelle sconfitte la squadra non ha mai sfigurato. Ho scoperto l'uomo e uno staff di persone intelligenti, sensibili e corrette. Non ho mai sentito una parola sulla rosa non costruita secondo le loro esigenze, oltre ad averci sempre messo la faccia. Sono felice anche per lui che sia arrivata la salvezza, è un riconoscimento che il calcio gli deve. Potrà finire con noi o senza di noi e vi anticipo che è un tema di cui non abbiamo ancora discusso".
Una stagione complicata e che vi ha visto anche cedere Dorgu a gennaio.
"Abbiamo affrontato cose non semplici, come il fermo di un nostro giocatore dopo la cena di Natale (Pelmard, ndr) che ha messo il club in grande imbarazzo. E poi il mercato di gennaio che ha generato critiche: la cessione di Dorgu è stata molto commentata ma ha dato lustro al Lecce perché è la sintesi di un percorso cominciato nella Primavera e arrivato al Manchester United. Poi il club fa delle scelte e per questo mi scuso coi tifosi, avevamo detto in buona fede che a gennaio al 100% non sarebbe stato ceduto. Non ci immaginavamo che una squadra come lo United lo volesse solo in quel momento e che il giocatore volesse andare".
Come ha vissuto il mercato di gennaio, nel complesso?
"Il club ha fatto operazioni significative: abbiamo comprato a titolo definitivo giocatori come N'Dri, Danilo Veiga, Tiago Gabriel e in prestito Karlsson e Sala. Il tutto senza aver incassato un euro dalla cessione di Dorgu perché i primi soldi sono arrivati il 30 di marzo. Tra cartellini e stipendi abbiamo speso 7,4 milioni, con la volontà di dare un'ulteriore mano alla squadra. Il club ha fatto operazioni logiche in quel momento storico, pagando subito".
Sentite di aver alzato l'asticella?
"Corvino e Trinchera in questi anni hanno raggiunto risultati sportivi e il consolidamento economico del club con crescita delle strutture, è straordinario. Dover discutere di questo punto oggettivo mi sembra fuori luogo. Mi pongo il problema se ci sia stata una comunicazione non buona da parte nostra a inizio stagione: non vorrei sia stata fraintesa e mi riferisco proprio all'asticella. Ho capito che se uno usa questo termine si riferisce all'Europa o almeno al 10° posto: ecco, è stato un grave errore di comunicazione della società sebbene siamo stati mal interpretati. Ma senza alzare l'asticella dell'organico non avremmo raggiunto l'obiettivo che era quello dell'anno prima. Cancelliamo il termine 'asticella' per la prossima stagione".
Ci sono stati anche episodi arbitrali contestati.
"Quest'anno ci siamo salvati subendo tantissime ingiustizie. Gli episodi arbitrali avuti a sfavore rappresentano un unicum. Non ci dimentichiamo di questo, c'è stato un tema che non ricollego a pregiudizi come ad essere un piccolo club del sud, ma prendiamo atto che gli episodi sono stati tanti. Non si può non tener conto che mancano diversi punti figli di questi episodi. Quando le cose vanno male sul piano sportivo, gli episodi arbitrali non vengono considerati rilevanti...".
Nello specifico, anche l'ultima giornata, Lazio-Lecce conclusa nella gioia, è stato un tema.
"Abbiamo subito una espulsione per doppio giallo inaccettabile, in più un episodio da rigore cancellato: sono episodi che avrebbero anche potuto decretare la nostra retrocessione. In occasione dell'ultima partita il Lecce è stato incomprensibilmente multato. Abbiamo fatto comunicazione scritta ai vertici arbitrali per via di questi episodi e per il trattamento ricevuto da parte del direttore di gara che era molto, molto, molto nervoso e molto, molto, molto maleducato. Lo sfogo è stato un referto completamente falso. Chiederò che questo signore (Fabbri, ndr) non venga più ad arbitrare il Lecce. Mi ha trattato con maleducazione".
La vostra forza è stata negli scontri diretti.
"In questo campionato il Lecce è stato straordinario: alle ultime in classifica abbiamo tolto almeno 4 punti, tranne che al Cagliari. L'anomalia è stata fare pochi punti con le medio-grandi. E sul calendario dico che solo una volta abbiamo affrontato una squadra stanca dalle coppe europee, la Juventus con cui abbiamo pareggiato 1-1".
Guardando alla prossima stagione, invece?
"Vogliamo migliorare su tutti i fronti: tecnico, amministrativo, strutture, persone. Ma ricordiamoci che siamo nel gruppo con il 50% di possibilità di salvarsi. Chi vuole il decimo posto o l'Europa League non si abboni, non venga allo stadio. Nei prossimi giorni mi vedrò con Corvino e Trinchera per mettere in pista la prossima stagione, che vedrà un Lecce solido, strutturato, carico e motivato sapendo che ci aspetta un'impresa ardua".
Ci fa il punto su restyling dello stadio e nuovo centro sportivo?
"Tra qualche giorno iniziamo i lavori per il restyling dello stadio. Cominceremo i lavori strutturali ed abbiamo chiesto alla Lega di giocare la prima partita fuori casa. Quest'anno la partenza del campionato coincide con la festa di Sant'Oronzo quindi l'avremmo fatta comunque fuori. A marzo lo stadio subirà interventi molto invasivi: cerchiamo di crearci questo mese con due partite fuori casa, da mettere insieme alla sosta per le Nazionali. Sogno di vedere lo stadio pronto entro un anno. Centro sportivo? Procediamo speditamente. Al ritorno dal ritiro estivo la squadra andrà subito nel centro sportivo e a ottobre sarà pronto il secondo campo".
Ci sono voci su possibili ingressi di nuovi soci.
"Non ci sono nuovi soci. Non c'è nessuno che rilevi il 51% del Lecce, ciò non toglie che vogliamo migliorare e crescere".
Vi ha aiutati il cambio tattico? Se sì, quanto?
"L’intuizione di avanzare Coulibaly è stata importante e alla fine è stato straripante. Alcuni giocatori, non so per quale motivo, sono finiti ai margini. Con Giampaolo il Lecce nelle prime partite ha raccolto più di quanto meritava e alla fine ha capito gli equilibri. Una cosa ci è mancata, il tempo: per conoscerci e capire".
Cosa non ha funzionato, invece?
"A un certo punto si era creata la convinzione che il Lecce dovesse arrivare ad una facile salvezza. Vedevo coinvolto nei pronostici anche il Como, che per arrivare al 10° posto ha investito in mercati prima 100 milioni e poi altri 100. Abbiamo decifrato la squadra solo nell'ultimo periodo. L'errore della stagione è stato di valutazione, per cui abbiamo cambiato allenatore".
Crede che ci siano troppe aspettative dai tifosi?
"Che gli investimenti debbano portare ad una crescita del club sotto tutti i punti di vista, è un'aspettativa legittima. Non mi sottraggo da questo impegno. Se la società opera bene è giusto che il tifoso si aspetti di vedere investimenti nel club di varia natura. Tutte le risorse verranno reinvestite nel club. Tutte".
Ha sempre creduto alla salvezza?
"Sì, in un paio di partite non ho riconosciuto la squadra ma le altre le abbiamo sempre giocate. Su questo mi facevo forza. Il confronto con l'allenatore lo lascio a Corvino, è giusto che decida l'area tecnica".
Sul discorso degli utili da reinvestire, come si pone?
"Siamo in un momento storico in cui se c'è qualcosa da fare, il Lecce non ha motivo per dire di no. Ho un direttore che ragiona sapendo bene qual è il club e se c'è da fare qualche sacrificio, il club può farlo".
Non vi preoccupa la sterilità offensiva?
"Ho un direttore che analizza i dati e va a fondo, senza improvvisare. Credo che il Lecce di quest'anno, analizzando il reparto offensivo, sia una delle squadre più prolifiche. Il tema è semmai perché la squadra non ha proposto niente per gli altri, per i gol dei centrocampisti e di Baschirotto siamo dovuti arrivare a fine anno. Lì la squadra è stata decifrata".
Che futuro per la panchina? Confermerete Giampaolo?
"Sicuramente il primo interlocutore per ripartire sarà Giampaolo. Magari chiederò a Corvino di incontrarsi in una giornata non a rischio temporali, per evitare incendi (il riferimento è al colloquio con Gotti dello scorso anno, in cui scoppiò il fuoco nell'hotel, ndr). Si vedranno e si parleranno. Ho espresso la mia opinione ma non ho mai condizionato: Giampaolo e Corvino sono due persone intelligenti, si parleranno e sapranno dire".
Dedicherete qualcosa a Graziano Fiorita?
"Qualcosa faremo sicuramente, non abbiamo ancora preso una decisione però".
Una parola anche sul Lecce femminile.
"Milita in Serie C e lo trattiamo con cura e attenzione, perché sono atlete che vestono la nostra maglia. Appartengono alla nostra famiglia, dispongono di strutture moderne e sono nelle condizioni di star bene".
Mai pensato di portare meno giocatori in ritiro?
"Il ritiro estivo è un grande momento perché il club fa un investimento importante. Pensare che si faccia con giocatori che andranno via, per provare una formazione che poi non giocherà mai, non ha senso. L'anno scorso abbiamo fatto un ritiro di altissimo livello ma non lo abbiamo sfruttato adeguatamente. Quella è una occasione da non perdere e va sfruttato meglio".
Avete preso un bel po' di multe.
"Lì siamo belli forti ed è un peccato, sono risorse che leviamo al club e regaliamo alle contestate istituzioni. Anche la tifoseria quest'anno ha subito cose pesanti".
Tornando a Fabbri, cosa ha scritto nel referto di Lazio-Lecce?
"Sono andato a salutarlo a fine partita, era a colloquio con Mencucci (l'ad, ndr) che si stava scusando per aver usato espressioni irriguardose a fine primo tempo. E lì l'arbitro è stato maleducato nei miei confronti, senza motivo. Non mi aspettavo che dopo tanta maleducazione avesse tanta sfacciataggine... Mi diceva: 'Ehi Sticchi, questo è uno spogliatoio mio, fuori di qui'. In tante presenze non mi era mai capitato un arbitro che si era posto così. Lui l'ha voluta personalizzare ed io lo dico senza problemi. Tutte le volte in cui ho sbagliato ho chiesto scusa, ma questa volta lui ha dovrebbe chiedere scusa a me. Lo dico perché spero che non ci venga più mandato, perché non sarebbe tranquillo nell'arbitrare il Lecce in futuro. Ci ha cacciati dagli spogliatoi, credo abbia anche resitutito le maglie donate a fine partita".
Che si sente di dire ai tifosi sul mercato?
"Che sono tutti cedibili. Da presidente e da tifoso vorrei dire che i giocatori migliori vorrei tenerli. Poi però se per Krstovic arriva una squadra che offre cifre importanti al giocatore, la volontà del club è irrilevante".
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