
“Sfasciare tutto in 2 anni”: fatto. Cardinale bersaglio sbagliato. Il milanismo è rimasto sugli spalti. Futuro? Chiedi alla polvere
Per gonfiare un materassino bisogna lavorare di gamba sul soffietto, per le gomme della bicicletta bisogna fare a mano con la pompa: certo c’è l’aria compressa come per le auto, per cui casomai bisogna piegare la schiena e non sbagliare la pressione dei pneumatici. Un po’ di fatica, insomma, con precisione ed equilibrio. Bucarle, invece, è un attimo. Bastano un vetro o uno spillo.
Al Milan si è scelto di sgonfiarle piano piano, in 2 anni, svilendo prima i quadri con la cacciata di Maldini e il conseguente addio di Massara, poi lo staff sostituendo Pioli con due bravissime persone, ma professionalmente inadeguate al Milan.
Il punto centrale è che per capire chi è adeguato e chi no, bisogna conoscerlo a fondo il Milan: storia, tradizione, ambizione, passione. Appartenenza. Su questo tema siamo al nulla cosmico. Il milanismo è rimasto solo sugli spalti, ora si stanno svuotando anche quelli.
Ho sperato che gente qualificata nel proprio lavoro, titolata sia pure in altri campi, potesse gestire il club con oculatezza e strategia. Ci ho sperato davvero. In fondo un club di calcio è un’azienda, ci sono criteri comuni. Qui siamo invece in un ex ristorante stellato dove la priorità non è più il menu, ma sfornare panini, bevande, toast, popcorn. Ai passanti, non ai clienti affezionati.
Nel dopo Maldini si è palesata una crescente, debordante presunzione, insieme con il divertimento di guidare il giocattolo indossando la divisa. I tifosi (quelli che non hanno ancora esaurito frustrazione, disillusione, sconcerto e non si sono ancora divisi tra loro, come invece capita sui social in particolare) stanno sbagliando gli obiettivi delle analisi, degli strali, della contestazione. “Cardinale devi vendere” cosa? Una casa in affitto? Non si può vendere una cosa che non è propria, finiamola con questa cantilena sterile.
Il ruolo di Ibra? Me lo vedo in ufficio con i piedi sulla scrivania parlare, dire, raccontare delle cose, delle storie, degli aneddoti. Ogni tanto alla squadra, che sembra non lo ascolti più da un pezzo. Un opinionista, non un dirigente.
Moncada? Uno scout. Bravo quando ci azzecca, meno bravo quando toppa. Come tutti gli scout, chi più, chi meno.
Da 7 anni il presidente è Paolo Scaroni: ormai è chiaro a tutti quanto poco sappia di calcio e ancor meno di Milan. Se non altro per lungo tempo è rimasto nell’ombra e si pensava che dovesse occuparsi solo del nuovo stadio (così come Cardinale). Si limitava a qualche frasetta buttata lì, senza nuocere a niente e a nessuno. Invece da quando lo riconoscono per strada non smette più di parlare, smentendo sé stesso tra un’uscita e l’altra.
Si diverte. Si crogiola. Nel frattempo il nuovo stadio è diventata un’altra barzelletta che non fa ridere.
La realtà è che sono tutti comprimari. Tutte controfigure. Persino Furlani lo è, perché è uomo del Fondo Elliott, è uomo di Singer (che all’Olimpico era presente, al contrario di Cardinale). Sì, perché c’è un capo che sceglie, decide, fa e soprattutto disfa. C’è un vertice del cono, c’è qualcuno che non perde occasione per chiarire, ribadire, sottolineare che comanda lui. È andato anche in America per ricordarlo a Gerry. Giorgio Furlani, uomo del Fondo Elliott e dei Singer, ha in mano lo scettro: a lui si deve in primis ciò che in 2 anni il Milan ha dissolto. E quindi il Fondo Elliott, i Singer, hanno lo scettro: il povero, divertito Furlani è il loro comprimario mandato allo sbaraglio. A loro si deve in primis ciò che il Milan (non) è diventato.
Certo che è più facile adesso, lontano da MilanTv, riconoscere quanto io stesso sia stato un boccalone, ma chi mi è vicino sapeva bene come da tempo meditassi il da farsi: la cacciata ha anticipato una scelta inevitabile. Da oltre un anno - peraltro - avevo aperto la piattaforma Milancommunity dove club e tifosi ne dicono di tutti i colori alla dirigenza, eppure nessuno dei dirigenti mi ha mai detto nulla fino alla sera in cui una cosa l’ho detta io, ospite a Sportitalia.
In tutto questo non dimentichiamo la pochezza dei giocatori, del loro atteggiamento, del non gioco proposto da Conceicao. Non lo dimentichiamo, avendo più chiaro che mai come sia comunque una conseguenza fisiologica dopo che gli hanno bucato le gomme: sabotaggio cui non hanno saputo reagire.
Il capolavoro di John Fante, scoperto e valorizzato da Bukowski molto tempo dopo la morte dell’autore, è “Chiedi alla polvere”. Ecco a chi bisogna rivolgere la domanda sul futuro del Milan: alla polvere.







