
Società colpevole e non giustificabile, ma i giocatori stanno abbandonando la barca dopo aver contribuito ad affondarla
Che la dirigenza del Milan, nonostante i vari "Abbiamo tutto sotto controllo" di Moncada e Ibrahimovic durante la stagione, abbia combinato un autentico disastro sportivo (ed economico) con la gestione delle situazioni contrattuali di Theo Hernandez e Mike Maignan è fuori da ogni dubbio. I dialoghi per il rinnovo del terzino rossonero non sono mai entrati nel vivo, mentre per quanto riguarda il portiere siamo davanti ad una circostanza che ha quasi del grottesco, con Furlani e compagnia che non hanno mai formalizzato l'accordo trovato a febbraio: dalla stretta di mano non si è mai passati alle firme e Maignan se l'è giustamente legata al dito.
I tentativi di Tare ed Allegri di far rientrare il caso sembrano essere inutili, con l'estremo difensore titolare della nazionale francese che ha già la testa in Premier League e a Londra, sponda Chelsea. I Blues non si sono ancora avvicinati alla valutazione che i rossoneri fanno del giocatore ma i segnali che arrivano da più parti fanno intendere che a questo punto l'affare si farà: la squadra di Maresca ha settato una deadline davvero ravvicinata a causa del Mondiale per Club, quindi ci vorrà poco per conoscere l'esito finale.
Preso atto di questa sequela di errori grossolani dalla dirigenza, è giusto ribadirlo per non essere fraintesi, è altrettanto corretto lanciarsi in un altro tipo di riflessione: nel Milan che arriva ottavo in campionato e perde la finale di Coppa Italia contro il Bologna sono scesi in campo anche i Maignan ed i Theo che, come la maggior parte dei giocatori, non hanno fornito un livello di prestazioni sufficiente per un periodo troppo lungo per passare inosservato. Giocare nell'ambiente Milan quest'anno deve essere stato sicuramente difficile, ma quello che si è visto in campo è molto vicino alla parola disastro.
Non una parola casuale, visto che a fine stagione proprio Maignan ha risposto con arroganza e boria ad una domanda legettima di un nostro collega. "Visto che anche con due allenatori diversi la musica non cambia e la stagione è disastrosa, cos'è che vi serve a Milanello?", il quesito posto con un tono sereno e assolutamente non polemico. La risposta di Maignan, con il Milan nono in classifica al tempo, già fuori dalla Champions League e con una finale di Coppa Italia che non avrebbe mai riabilitato l'annata, è stata: "Abbiamo bisogno di gente come te che ci dice cosa fare". A parte la maleducazione, è avvilente vedere come il "mea culpa" non sia stato di casa a Milanello quest'anno.
Possono essere trovate tutte le giustificazioni di questo mondo e tante sono anche piuttosto valide, ma che i giocatori "chiave" abbiano tradito più volte nei momenti del bisogno non può passare inosservato. E quindi la potenziale diaspora di fine stagione, al di là di eventuali rimostranze con la dirigenza, non deve stupire: autocritica e voglia di rimettersi in gioco, dimostrando di essere molto di più che giocatori da un ottavo posto, evidentemente non appartiene a questi "campioni". Si abbandona la barca dopo aver contribuito ad affondarla: Allegri e Tare dovranno fare gli straordinari per rimettere tutti i tasselli al loro posto.







