
Reijnders: i tre errori capitali. Musah dimostra il valore della rosa. Ok resistere su Maignan, non su Theo
La cessione di Reijnders è diventata ufficiale. Si tratta di un triplice errore del quale dovranno rendere conto i materiali responsabili. Primo errore formale: se dici (Giorgio Furlani prima di Milan-Monza; ndr) che non hai bisogno di cedere “per come siamo messi”, cioè conti alla mano, nelle ore in cui probabilmente stai già trattando l’uscita dell’olandese, allora vuol dire che la credibilità è definitivamente persa. Sul piano tecnico si tratta di una perdita dolorosissima perché si tratta di uno dei migliori centrocampisti in circolazione, sia pure con caratteristiche offensive, e in piena maturità tecnica e fisica. Sul piano economico poi non si tratta di un affarone perché i 72 milioni incassati (tra parte fissa e bonus producendo una plus valenza di 40 milioni netti) non sono una cifra capace di farti tentennare e perché non tiene conto di altre possibili trattative che avrebbero portato fieno in cascina. La verità è che appena ha chiamato papà Reijnders (da come ha ringraziato il Milan, ho capito che è stato lui il mediatore utilizzato dal City) Furlani ha colto al volo l’occasione per ripianare prima del 30 giugno lo scontato meno 25 milioni. Senza contare che tra il riscatto di Kalulu (17 milioni) e qualche altra operazione adesso in canna (Musah) il risultato di chiudere con un più sul bilancio sarebbe stato egualmente centrato.
Proprio l’operazione Musah (a proposito: ho scommesso che dopo un anno di Conte diventerà un calciatore completamente diverso da quello che compromise la qualificazione Champions facendosi espellere a Zagabria!; ne riparliamo prossimamente su questo sito) in chiusura col Napoli cementa, plasticamente, una mia convinzione espressa in tempi non sospetti. E cioè che con la cifra tecnica della rosa dello scorso anno, in mano a un allenatore di un certo tipo, Conte per esempio, il Milan avrebbe vinto in carrozza qualche trofeo significativo. Allegri ha accettato la cessione di Reijnders per un motivo elementare: perché vuole correggere verso l’equilibrio tattico e strategico la costruzione del suo Milan. Vedremo se ci riuscirà. Penso che sul punto sia fondamentale la sintonia totale tra ds Tare e allenatore perché dall’unione dei rispettivi propositi può nascere qualcosa di buono e di virtuoso.
Ha fatto bene il Milan -dopo aver sbracato su Reijnders- a tenere il punto con Maignan perché l’intesa piò essere recuperata, perché se dimagrito e ricaricato nell’entusiasmo, può tornare quello dello scudetto, raccogliendo la fiducia totale dell’allenatore. Diverso il discorso di Theo Hernandez: per la vita privata fatta, per il comportamento dentro il campo e durante gli allenamenti (chiedere a Conceiçao qualche notizia please), andava ceduto. E se dovessero arrivare 25 milioni (contro i 30 promessi dagli arabi) dall’Atletico Madrid a un anno dalla scadenza, sarebbe un incasso ragionevole. Quello che conta però è il dopo, il sostituto: sento parlare di Cambiaso. Mi dispiace ma non ci siamo proprio perché la Juve chiede la luna e perché è lontano dallo standard di Theo. Tocca a Moncada scovare, col suo data-base gigantesco, qualcosa di più interessante. Ultimo avvertimento: va bene Modric nonostante i 40 anni, ma attenti a non appesantire ulteriormente l’età media della squadra perché sarebbe un errore.







