
L'anticipo di Galli - Prima vendere, poi comprare. Ma non troppo
Sono trascorse quasi due settimane dall’annuncio ufficiale della scelta dell’allenatore da parte del Club e ancora non abbiamo sentito Mister Allegri rilasciare alcuna dichiarazione: il che sta a significare quanto Max sia impegnato nel lavoro di definizione del suo staff e di tanto altro.
Come già detto nel precedente editoriale, Allegri ma soprattutto Tare sono i garanti del processo di costruzione della rosa per la prossima stagione che, come si evince da quanto sta accadendo, deve passare da una precisa destrutturazione della precedente.
A questo assunto si aggiunge una regola aurea del mercato: prima vendere e poi comprare, per evitare di avere giocatori in esubero o non funzionali al progetto; avrete sentito, immagino, Pep Guardiola dichiarare “voglio una rosa più corta o me ne vado” (21 maggio) a testimonianza di quanto sia importante ritagliare un gruppo sulle effettive necessità della squadra. Tornando a noi, se queste sono le premesse (ricostruzione “pensata” della rosa)possiamo essere un po’ più tranquilli. Anche se - confesso - il dubbio che alcuni trasferimenti siano avvenuti, avvengano e avverranno non perché parte di un progetto tecnico ma semplicemente perché qualcuno si presenta a Casa Milan con offerte irrinunciabili che riguardano i nostri “presunti “ migliori giocatori.
I nostri “presunti” migliori giocatori, avendo già ceduto Tijjani Reijnders e considerando Pulisic fuori da questi giochi, sono Rafa Leao, l’unico su cui, a mio parere, Allegri e Tare abbiano l’intenzione di impuntarsi, Theo Hernandez e Mike Maignan.
La scelta di trattenere quest’ultimo perché l’offerta del Chelsea non soddisfa i criteri economici indicati dalla dirigenza rossonera è chiaramente un rischio non da poco: quali saranno le sue motivazioni, come reagirà il giocatore e come reagiranno i tifosi nel caso di una prestazione negativa? E quanto è concreta la possibilità di perderlo a zero fra un anno (una trama che conosciamo fin troppo bene)?
Rispetto a Theo Hernandez, invece, la società sembra essere irremovibile: il giocatore è fuori dal progetto tecnico e sarà ceduto solo alle condizioni richieste, anche a costo di tenerlo come “separato in casa”.
Un capitolo a sé merita Yunus Musah, che - un po’ a sorpresa - sembra ormai ai saluti indirezione Napoli. Mi pare un’operazione di cui potranno beneficiare tutti: il giocatore troverà un allenatore e un contesto (e forse un ruolo definito) che lo aiuteranno a migliorarsi, mentre il Milan incasserà denaro, forse inaspettato, da investire su giocatori più funzionali.
A proposito di funzionalità, le attenzioni sembrano ora focalizzate a garantire a Max Allegri una squadra che mostri una solidità difensiva, non solo come atteggiamento ma anche in termini strutturali, il primo aspetto che sappiamo stare a cuore al tecnico livornese.
In questa direzione va l’interesse manifestato nei confronti dei due giocatori dell’Arsenal, Jakub Kiwior e Oleksandr Zinčenko. Il primo è un difensore centrale polacco, che ha già giocato nel nostro Campionato contribuendo alla salvezza dello Spezia per poi essere ceduto ai Gunners nel gennaio 2023, buon giocatore ma su cui nutro qualche riserva; il secondo sarebbe l’ideale sostituto di Theo a sinistra che, grazie a Guardiola e a De Zerbi, è diventato un giocatore polivalente. Dunque semaforo verde solo per l’ucraino che potrebbe ben inserirsi nel disegno tattico di Allegri.
Disegno tattico che, necessariamente, dovrà avvalersi anche di un nuovo terzino destro, di almeno due centrocampisti di qualità oltre a Modric che porterà leadership ed esperienza ma che ancora non ha sciolto le sue riserve (più della famiglia che sue), infine una prima punta la cui scelta probabilmente necessiterà più tempo: vietato sbagliare.
Sarà un mix di giovani e di giocatori con più esperienza per tornare subito competitivi e vincenti. Tutto è ancora in divenire e da qui alla riapertura ufficiale del mercato del primo luglio fino alla chiusura di settembre va da sé, lo ribadisco, che gli scenari cambieranno continuamente.
Ora concedetemi una digressione malinconica. Domani inizia il Mondiale per Club e, francamente, non vedere il Milan testimoniare la propria storia nonché rappresentare il nostro Paese sul palcoscenico americano e mondiale, tra l’altro a pochissimi giorni dall’anniversario della morte del presidente Berlusconi, colui che rese possibile l’epopea internazionale del nostro Club negli anni ’80 e ’90, mi sembra inverosimile. A parziale consolazione, se proprio vogliamo trovare una nota positiva, la nostra partecipazione avrebbe impattato in maniera negativa sul progetto tecnico e sulla possibilità di farci trovare nelle condizioni migliori ai nastri di partenza del prossimo campionato.
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