
Rush finale senza senso. Rabiot fatto, oggi tutto sul difensore. Santi-Dovbyk, a chi conviene davvero?
Finalmente, dopo quasi 13 anni, il Milan prende Adrien Rabiot. Chi avrà memoria, si ricorderà come i rossoneri provarono a prenderlo già quando era un talento emergente del Paris Saint-Germain, ma senza riuscirci. Ieri sera, dopo la sconfitta dell’Olympique Marsiglia contro il Lione, sono arrivate le pec che hanno vidimato il trasferimento in rossonero con i francesi che hanno accettato l’offerta formulata all’ora dell’aperitivo: 10 milioni bonus inclusi e quattro anni di contratto al giocatore. Il sì è arrivato al termine di una lunga giornata nella quale la dirigenza milanista ha avuto a che fare anche con le bizze di mamma Veronique, che rispetto ai primi contatti si è mostrata più collaborativa e recettiva anche perché Adrien, a Marsiglia, non poteva più rimanere visto che non ha conciliato né con la società né con i compagni di squadra. E pensare che tutto questo è nato da una rissa. Pazzesco.
Oggi il Milan cercherà in tutti i modi di chiudere Joe Gomez dal Liverpool. Le condizioni di Konaté sono migliori rispetto alle previsioni emerse durante la gara con l’Arsenal e se i Reds chiuderanno per Guehi del Crystal Palace (ha segnato ieri sera contro l’Aston Villa), allora si procederà al trasferimento di Gomez a Milano. Allegri attende gli sviluppi in maniera costante e si capirà anche se, in qualche modo, si risolverà la questione legata a Santiago Gimenez. Il Bebote, ieri, ha aperto alla possibilità di lasciare il Milan, ma lo scambio con la Roma per Dovbyk ha trovato diverse difficoltà, specialmente sulla formula tra i club. Il Milan proponeva uno scambio di prestiti, Ricky Massara (ds della Roma) voleva inserire il diritto di riscatto ma anche lì c’è stata parecchia discussione perché sembra che l’ala gasperiniana spingesse per Gimenez dentro e far partire Dovbyk. Oggi capiremo se il club della Premier che ha sondato il terreno con Rafaela Pimenta, agente del Bebote, si farà vivo o meno. Se Santi dovesse rimanere, servirà ricostruire il rapporto con Massimiliano Allegri ma anche una chiacchierata con Igli Tare. Nel caso, ci sarà tempo per aggiustare le cose. Ma sarebbe convenuto davvero lo scambio con Dovbyk? Personalmente nutro i miei dubbi.
Ma la riflessione che va fatta, al netto di come si chiuderà il mercato stasera, è sul perché il Milan si sia ridotto agli ultimi dieci giorni a fare tutto questo taglia e cuci dentro la rosa (partiti Musah, Chukwueze e Jimenez). Può un allenatore comunicare il cambio di modulo (3-4-2-1? 4-2-3-1?) alla società con così tanto ritardo? E può una società ridursi all’ultimo a fare operazioni importanti, sia tecniche sia economiche, in un lasso di tempo così ridotto? Per me no. Emanuele Corazzi, stimato direttore di Cronache, in un suo editoriale ha rimandato a fine settembre i primi giudizi sul cantiere rossonero. Probabilmente ha ragione, ma sono dell’idea che la rosa del Milan avrebbe dovuto avere una composizione più lineare nel tempo per arrivare in questi giorni a prendere un giocatore importante, non addirittura tre se arriverà anche Gomez. Ci sono dei dubbi strutturali, specie sulla fascia destra dove Saelemaekers ha solo l’anonimo (per ora) Athekame come backup mentre a sinistra Estupinan ha Bartesaghi come alternativa e la partenza di Alex Jimenez verso il Bournemouth è una scelta che fatico a capire a livello tecnico.
Infine, qualche riga sul tifo organizzato a Lecce. Belli, rumorosi, presenti, caldi, carichi. Le prossime settimane saranno decisive per il cammino che si intraprenderà anche a San Siro. E spero vivamente che già col Bologna si torni a sentire il ruggito della Sud per poi vederla colorata di striscioni, tamburi, bandiere e stendardi contro il Napoli. La speranza è l’ultima a morire.






