
San Siro, tensione nel dibattito in Comune, La Repubblica: "A rischio la vendita ai club"
La Repubblica fa il punto sullo stadio San Siro, fra sciopero delle curve, progetti di demolizione e bocciature della Uefa. Lo stadio è un nodo vitale per le squadre, ma anche per i due fondi proprietari dei club: RedBird per il Milan e Oaktree per l’Inter. Oggi il Consiglio comunale di Milano si riunirà per discutere la delibera di giunta che autorizza la vendita dell’impianto ai club per 197 milioni: 73 subito, il resto a rate. Un ostacolo alla discussione potrebbe arrivare da contestazioni dell’opposizione di centrodestra, che contesta alcuni cavilli sulle procedure. Ed è probabile che la maggioranza di centrosinistra si spacchi, con almeno 7 consiglieri pronti a impallinare il progetto affidato all’archistar Norman Foster e allo studio Manica: 71.500 posti, la riqualificazione di un’area di 281mila metri quadrati, 1,29 miliardi di spesa.
I contrari, Verdi e parte del Pd, lamentano «insufficienti garanzie ambientali» e sono determinati a salvare l’attuale Meazza, che il prossimo 6 febbraio ospiterà la cerimonia di apertura delle Olimpiadi invernali. Ma potrebbe essere il canto del cigno. Per la Uefa il Meazza non è adatto alla finale di Champions del 2027 (assegnata e poi tolta a Milano), né all’Europeo del 2032: non rispetta nessuno dei parametri richiesti. Milan e Inter vogliono inaugurare il nuovo stadio nel 2031. Del Meazza sopravviverà la torre sud-est, con negozi, uffici, un museo. Per il resto, giù tutto. Ma il tempo stringe. Il 10 novembre, in base a un parere della Soprintendenza, scatterà il vincolo che impedirà la demolizione. Sindaco e club hanno fretta. L’alternativa è che le squadre portino fuori città la loro casa.
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