
L'editoriale di Chiariello: "Conte e ADL si lasceranno bene, smettiamola con una narrazione! Allegri l'uomo giusto"
Nel corso di 'Campania Sport' su Canale 21, il giornalista Umberto Chiariello è intervenuto con il suo consueto editoriale: "Il Napoli campione d'Italia, ma incredibilmente nel day after, o nel giorno immediatamente successivo al day after, sembra già una era geologica fa, perché l'attenzione è tutta catalizzata dalla vicenda Conte, che ha raggiunto il presidente De Laurentiis a Ischia, dove hanno festeggiato in 18 commensali il compleanno del presidente. Tutta l'attenzione è sull'allenatore del futuro, sul Napoli che sarà, quando ancora il cadavere è caldo, il tricolore ancora bollente, per una stagione che ha visto punto a punto vincere il Napoli, sfatando anche una mitologia abbastanza senza fondamento, che punto a punto si è destinati a perdere. Questa sciocchezza, che è stata sbandierata come un mantra da parte di molti osservatori, in particolare napoletani, non ha ragione di essere. Perché perlomeno con le milanesi ci va veramente bene, punto a punto abbiamo battuto il Milan nel '90, punto a punto abbiamo battuto l'Inter nel 2025. Raramente il Napoli si è trovato a punto a punto e le uniche volte in cui non è riuscita a portare a termine il percorso vincente è stato quando il punto a punto era con la Juventus. C'è uno strano destino quello del Napoli, che punto appunto con la Juventus non vince, ma con le milanesi sì, qualche volta ci perde, qualche volta ci vince. Nel '71 ci perse con l'Inter e ci furono fatti arbitrari gravi. Con l'Inter ci ha vinto poi nel primo scudetto di Maradona, quando l'Inter crollò nel finale nonostante la frenata notevole di Bianchi e dei suoi ragazzi. Ma con l'Inter il Napoli poi adesso, 82-81 punti, uno dei campionati più punto a punto della storia, un solo punto. Con il Milan ci ha perso nell'88, la famosa rimonta del primo maggio, ma ci ha poi rivinto nel '90. Con la Juventus quando è che siamo andati punto a punto nella nostra storia? Solo due volte, con Vinicio perdemmo lo scontro diretto a Torino con Core 'ngrato Altafini e poi ci abbiamo perso nel 2018 con Maurizio Sarri e anche lì ci furono molti errori arbitrali che influirono sulla classifica finale. Quindi questa storia del punto a punto non ha nessun senso, non ha ragione di essere.
Semmai c'era l'attenzione che il professor Trombetti aveva sventolato, che quando si lotta punto appunto le decisioni arbitrali possono decidere molto, perché un errore può spostare gli equilibri. Un errore, non la Marotta League, tutte le sciocchezze che ho sentito in questi mesi. Francamente questo scudetto non ha checché l'Inter si trinceri dietro gli arbitri per la sua clamorosa debacle, perché ha perso dieci punti nelle ultime otto partite. Dalla squadra più forte da quattro anni a questa parte Inzaghi ha tirato un solo scudetto, trincerarsi dietro gli arbitri diventa la cosa più facile del mondo. Ma in realtà gli arbitri non hanno pesato sul verdetto finale. Cos'è che ha pesato? Ha pesato il fatto che il Napoli ha recuperato con Conte, che è la sua specialità, tutti i suoi scudetti hanno questo marchio di fabbrica, la miglior difesa del campionato. Napoli è l'unica squadra che è andata sotto i 30 gol subiti, la migliore delle cinque divisioni top d'Europa, non ho controllato. Ha chiuso con 18 clean sheet, immaginate. Un torneo è fatto da 19 partite giovate andate a 19 di ritorno, è come se il Napoli giocasse un intero girone senza prendere mai gol, 18 clean sheet, una cosa strepitosa, straordinaria, solo 27 al passivo. E saper capitalizzare spesso e volentieri il golletto di vantaggio che Allegri ha ribattezzato con linguaggio ippico di corto muso, è Allegri è un nome che tornerà di qui a pochi minuti. Questo è stato il grande merito di Conte che disse programmaticamente a Palazzo Reale nella sua presentazione: 'Noi dobbiamo ripartire dalla difesa, non possiamo incassare 48 gol'. Tanti ne aveva presi l'anno precedente del decimo posto il Napoli, gli addirittura convenite essere arrivato a prendere nei 53 o 54, ora mi sfugge il dato, ma è sicuramente oltre i 50, credo 53, un'enormità. Vuol dire una squadra disorganizzata, una squadra che non sa fare la fase difensiva. E badate bene, la fase difensiva del Napoli quest'anno è stata fatta con gli uomini dell'anno scorso per un intero girone. Perché buongiorno il grande Acquisto che ha molto ben giocato quando è stato bene, è stato chiamato in causa, è mancato colaborosamente. Prima una rovinosa caduta in allenamento, due costole fratturate, poi un'infortunio muscolare, poi una recidiva. Non voglio entrare nel merito, perché non posso sapere io quali sono stati i problemi per vari infortuni muscolari di vari atleti, ma di sicuro aver forzato per rientrare potrebbe essere stato determinante. Ma il Napoli ha giocato con la stessa difesa dell'anno scorso, anche meno, perché l'anno scorso aveva un'unità in più che si chiamava Nathan, che quest'anno al Betis Sevilla ha fatto molto bene, che era esordiente in Italia, ma hanno giocato gli stessi uomini, cioè Di Lorenzo, Rrahmani, il vituperato Juan Jesus che ha fatto invece molto bene, Olivera. E quando si è fatto male anche Juan Jesus, il Napoli è dovuto ricorrere allo spostamento di Olivera come centrale, quindi ha fatto un cambio di rotta incredibile con gli stessi uomini dell'anno scorso perché la squadra faceva una grande fase difensiva.
E' anche vero che come Opta ci segnala è il record negativo, quello del Napoli, 59 gol all'attivo, è la quota realizzativa più bassa di sempre di una squadra che vince la Serie A nei campionati a 20 squadre. E dov'è che il Napoli ha saputo trovare i suoi gol? Tutti o quasi tutti per vie centrali. Pensate un po' che la coppia Lukaku, terminale offensivo, e McTominay, uomo di inserimento da dietro, ha fruttato gli stessi gol della grandissima coppia d'attacco dell'Inter, Turam, Lautaro Martínez, 14 e 12. Un centrocampista ha fatto le veci della seconda punta, Lautaro Martínez che è stato McTominay eletto miglior giocatore di tutto il campionato. Il Napoli è la seconda volta che porta un esordiente in Serie A che fa il miglior giocatore del campionato. Prima con Kvara, adesso con McTominay. Il Napoli ha trovato i gol per vie centrali, perché gli altri golieri hanno assicurato 6 Raspadori, 6 Anghissà, uno Billing determinante, quello Scudetto praticamente, e uno Simeone nella sua sfortunata stagione perché quest'anno, a differenza dell'anno di Spalletti dello Scudetto quando entrava e segnava, quest'anno è stato particolarmente inefficace sotto rete. Ma tutti i gol sono arrivati da vie centrali. Le fasce hanno prodotto molto poco, 10 gol, pensate 5 con la Kvara, 5 insieme Politano e Neres. E i terzini, cioè gli esterni bassi, hanno prodotto pochissimo, 3 gol di Lorenzo, uno solo Spinazzola, 0 Mazzocchi, 0 Olivera. I difensori pochissimi gol, solo 3, Buongiorno, Rrahmani e Juan Jesus, 1 a testa. Dov'è che i conti non tornano? L'Inter ha fatto 20 gol in più, ma soprattutto l'Inter è arrivato a quasi 30 gol, dico bene in stagione, 30 gol da palla inattiva. Napoli da palla inattiva non è arrivato a 3 e c'è una differenza enorme che andrà accolmata. E se dovesse arrivare Kevin De Bruyne, che è un giocatore che calcia splendidamente le punizioni, questa ruta potrebbe invertersi. Ma i numeri del campionato servono a poco per stabilire una cosa, che il Napoli è stato in testa alla classifica 21 volte, che il Napoli negli scontri diretti tra le prime 9 è prima in classifica assoluta con 30 punti a differenza dei 21 dell'Inter. Insomma il Napoli questo campionato se l'è meritato!
Però siamo ai saluti, questo è il tema. Che Napoli sarà? E Conte vuol tornare a casa madre. Ora partiranno le narrazioni che Conte se ne va per il mercato di gennaio per il quale non ha mai perdonato il presidente, non ha mai perdonato Manna, non ha mai perdonato nessuno. Questa è una bagianata! Stavolta i rapporti non sono tesi, non stiamo di fronte al caso Spalletti, che tra l'altro nel suo libro che io ho letto dice solo mezze verità, le sue, ma dimentica verità importantissime. Perché Spalletti non dice che nella scena in cui dice: 'Presidente voglio andare via', il presidente non lo obbliga a restare pur in forza di un contratto. De Laurentiis dice: 'Io l'ho fatto per riconoscenza verso l'ordinatore del mio scudetto, non mi sono dovuto impuntare'. E quando poi ha preso la Nazionale, dopo aver dichiarato di voler fare un anno sabbatico tra le galline del Cioni e i vari asinelli che tiene lì nelle tenute toscane, forse l'unico vero asino che lo ha attratto è quello che dirige la FIGC, fondamentalmente lì poteva fare causa e non gliel'ha fatta, sempre per riconoscenza. L'irriconoscente De Laurentiis l'ha lasciato andare in nazionale e non gli ha fatto manco causa. Pensate un po' quanto è duro e difficile quest'uomo... che ha detto a Conte: 'Noi ti vogliamo bene, ma se tu vuoi andare alla Juventus io non ti posso fare niente. La scelta di Conte è chiara, lui pensava di non tornare più alla Juve, perché la Juve aveva svoltato, aveva cambiato progetto. Aveva preso l'emergente tra tutti gli allenatori, quello che anche della Lendis voleva prendere, ci parlò per sei ore e disse di no. Il suo procuratore si permise di dire: 'A Napoli non varrà mai nessuno!". Bene, abbiamo visto che Conte ha vinto lo scudetto, infatti lui sta a casa con le pive nel sacco esonerato. Però il progetto Motta è fallito e quindi adesso ha l'occasione della vita per rientrare in sella alla Juve con Andrea Agnelli, suo grande nemico a casa, con Tiago Motta a casa e con Giuntoli che adesso si deve prendere una gran bella pillola amara e probabilmente viene messo anche in un angolo, perché Chiellini a nome della proprietà di Elkann diventa l'uomo chiave. Quindi se il suo desiderio è rientrare in pista a casa sua, dove c'è casa, dove la famiglia vive da sempre, dove lui l'ha dichiarato chiaramente io sono juventino, non me lo potete chiedere di cambiare questa mia connotazione di vita. Chiaramente tornare alla Juventus per lui evidentemente è la scelta giusta.
Si lasceranno bene, in amicizia, smettiamola con la narrazione che con De Laurentiis non si può stare, perché Conte ci ha detto tre verità e una bugia. Le tre verità di Conte a Palazzo Reale? 'Dobbiamo ripartire dalla difesa', detto fatto: miglior difesa d'Europa. 'Dobbiamo essere tosti', il Napoli è stata squadra tostissima, tostissima, difficilissima da affrontare, non bella, non elegante, non effervescente, non affascinante, ma tosta, tosta e ancora tosta. Terza cosa che ha detto Conte, che ha realizzato: 'Vogliamo dare fastidio a tutti'. Eì andato oltre, non solo ha dato fastidio a tutti, ma li ha messi tutti alle spalle e ha vinto lo scudetto. La bugia che ha detto, la non verità che ha detto, lì è stato per strappare l'applauso da capo popolo, perché lui ha capito subito da meridionale come si accende una piazza. 'Voglio che Napoli diventi una meta e non una stazione di passaggio'. Applausi. È una bugia storica. Napoli non sarà mai, mai, se vogliamo avere rispetto della storia, la meta finale, se non per eccezione di qualcuno, come è capitato di chi si è innamorato di Napoli, come Hamsik, che solo alla fine ha scelto di andare via per soldi in Cina. Ma Napoli è una strada di passaggio e la storia degli ultimi venti anni di De Laurentiis dice questo: che Napoli è stato o un trampolino di lancio, come lo fu già prima per Lippi. Lippi venne a Napoli, fece bene e è andato a Juve. Fino ad allora non era nessuno. Mazzarri era un allenatore di bassa classifica, aveva fatto cose gregge tra Reggio Calabria e Genova. A Napoli si lancia, va all'Inter ed è convinto di spaccare il mondo, da lì nasce la sua parabola discendente. Sarri, che a 59 anni esordisce in Serie A, fa un bel campionato salvezza ad Empoli, ha il coraggio di puntare su un peone come lui e lui si lancia nell'Imperio Europeo, si va a prendere 6 milioni di euro in Inghilterra e nasce il Sarri che vince l'Europa League e poi lo scudetto a Torino. Ma Napoli ha anche un'assaggiazione di passaggio, Benitez parcheggiato dopo essere stato mandato via dal Chelsea, viene a Napoli in attesa del Real Madrid. E vogliamo parlare di chi invece ha usato Napoli per rilanciarsi? Spalletti e Conte, ha avuto il coraggio, il signor De Laurentiis è tanto vituperato che con lui non si può lavorare, di prenderlo uno che allenava le galline del Cioni e l'altro che allenava le squadre davanti al televisore e li ha rilanciati.
Ma stavolta non si fa trovare impreparato, la lezione l'ha imparata. Dietro l'angolo c'è Max Allegri, ora per chi come me ha amato Sarri è un duro colpo da rigerire, non lo nego, però non posso non pensare che sia la giusta linea di continuità. Il tanto vituperato Allegri ha dimostrato alla Juve in questi ultimi tre anni che è stato accusato di non vincere niente, di aver vinto una Coppa Italia e di aver portato la Juve al terzo posto molto meno forte della Juve costruita dopo. E precedentemente ha preso il posto di Conte vincendo cinque campionati e due finali di Champions, quella stessa Juve che Conte aveva detto che voleva presentarsi al ristorante con 10 euro in un ristorante da 100. Bene, Napoli oggi è un ristorante dove i 100 euro De Laurentiis li butta sul tavolo come mance. È Allegri, è l'uomo giusto".







