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73 anni fa la tragedia di Superga, perché il Torino era il Grande Torino
mercoledì 4 maggio 2022, 16:44Primo Piano
di Redazione 1 TuttoPotenza
per Tuttopotenza.com
fonte sky sport

73 anni fa la tragedia di Superga, perché il Torino era il Grande Torino

 Sono passati oltre settant'anni, settantatré, oggi. È il 4 maggio del 1949, sono le ore 17.05. L'aeroplano che portava a bordo una delle squadre più incredibili dell'intera storia del gioco - fuori rotta per assenza di visibilità e per il malfunzionamento dell'altimetro - si schiantava contro i muraglioni di sostegno del giardino posto sul retro della Basilica di Superga. 18 calciatori, 31 persone con staff tecnico, giornalisti ed equipaggio. Era una squadra di leggende.

"Gli eroi sono sempre immortali agli occhi di chi in essi crede. E così i ragazzi crederanno che il Torino non è morto: è soltanto 'in trasferta'" scrisse Montanelli sul Corriere della Sera dopo la tragedia. Erano Valerio Bacigalupo, Aldo e Dino Ballarin, Emile Bongiorni, Eusebio Castigliano, Rubens Fadini, Guglielmo Gabetto, Ruggero Grava, Giuseppe Grezar, Ezio Loik, Virgilio Maroso, Danilo Martelli, Valentino Mazzola, Romeo Menti, Piero Operto, Franco Ossola, Mario Rigamonti e Julius Schubert.

Agnisetta e Civalleri erano i dirigenti accompagnatori con Bonaiuti responsabile della trasferta; per l'area tecnica c'erano Leslie Lievesley, Ernest Erbstein e il massaggiatore Osvaldo Cortina. Parteciparono alla trasferta anche i giornalisti Renato Casalbore (fondatore di Tuttosport), Renato Tosatti (della Gazzetta del Popolo) e Luigi Cavallero (La Stampa). L'equipaggio: Pierluigi Meroni, Cesare Bianciardi, Celeste D'Incà e Antonio Pangrazzi.

Ma perché il Torino era il Grande Torino?

PERCHÉ ERANO I MIGLIORI, I PIÙ FORTI - Una squadra leggendaria. All'unanimità riconosciuta come una delle più forti dell'intera storia del calcio. Un manipolo spettacolare che, nemmeno un secolo dopo la nascita del calcio, aveva confermato quanto di meraviglioso potesse offrire questo gioco.

PERCHÉ VINSE TUTTO - Cinque scudetti di fila, a cavallo della guerra. 1942-43, 1945-46, 1946-47, 1947-48, 1948-49. L'ultimo assegnato dalla Federazione dopo la tragedia. Le ultime quattro partite furono giocate dalla squadra "Ragazzi" contro altrettante selezioni giovanili. Il Torino le vinse tutte lo stesso.

PERCHÉ IL GRANDE TORINO ERA LA NAZIONALE  - Lo squadrone granata ne era la colonna portante. Vittorio Pozzo - lo storico Ct azzurro a cui spettò il gravoso compito di riconoscere i corpi delle vittime, in lacrime - arrivò a schierare nella primavera del '47, contro Svizzera e Ungheria, nove e dieci giocatori del Torino. Un record mai più ripetuto.

PERCHÉ IL GRANDE TORINO UNÌ L'ITALIA - Fu il simbolo di un Paese che aveva conosciuto la guerra e si ritrovava spezzato in due. L'Italia si identificò in una squadra spettacolare. Sembra assurdo pensarlo nel gioco moderno, dove divisione e rivalità si accendono e si polarizzano sempre di più, ma c'era un tempo dove anche i tifosi di altre squadre amavano una rivale. Amavano il Grande Torino. E non è un caso che moltissimi stadi di tutta Italia portino oggi i nomi di quei giocatori.