
Cristante, l’usato sicuro che continua a dare garanzie
Ci sono squadre che iniziano la stagione come se si fossero dimenticate chi sono. Squadre che sembrano aver perso la rotta, smarrite tra incertezze tattiche e assenze pesanti. Ma a volte, basta un cambio di passo, un momento di lucidità, per rimettere insieme i pezzi e ripartire. È quello che è successo alla Roma: dopo un avvio difficile, da dicembre ha ritrovato sé stessa, costruendo una striscia di 19 partite senza sconfitte e un'identità finalmente solida.
E in questa rinascita c’è un volto che più di altri rappresenta la costanza, la duttilità e la resilienza: quello di Bryan Cristante.
Spesso il bersaglio facile nei momenti bui, quasi fosse il capro espiatorio ideale quando le cose non girano, Cristante ha risposto come sa fare lui: con i fatti. In un calcio che corre veloce, dove si dimentica velocemente e si giudica ancora più in fretta, il numero 4 giallorosso ha firmato la sua miglior stagione degli ultimi cinque anni.
I numeri lo raccontano chiaramente: 3 gol e 3 assist in 1.877 minuti, un rendimento che spicca anche rispetto ad annate in cui aveva giocato molto di più (come nel 2023/24, con 3.393 minuti per lo stesso numero di gol, e solo uno in più negli assist). Ma al di là delle statistiche, è il modo in cui Cristante ha interpretato il suo ruolo — o meglio, i suoi ruoli — che ha fatto la differenza.
Centrocampista, difensore aggiunto, regista, mediano, incursore: Bryan è stato tutto questo. Sempre presente, sempre pronto. Mai un alibi, mai un lamento. Il suo contributo è stato silenzioso ma fondamentale, come le fondamenta di una casa: non si vedono, ma senza non stai in piedi.
In una stagione che ha visto la Roma rialzarsi e ritrovare la sua anima, Cristante è stato il collante. Quello che tiene insieme i reparti, che non molla mai, che lotta anche quando gli altri abbassano la testa. E forse è proprio per questo che, oggi più che mai, merita non solo riconoscimento, ma anche rispetto.
Perché se la Roma è tornata a essere squadra, un pezzo importante del merito è anche suo.
E in questa rinascita c’è un volto che più di altri rappresenta la costanza, la duttilità e la resilienza: quello di Bryan Cristante.
Spesso il bersaglio facile nei momenti bui, quasi fosse il capro espiatorio ideale quando le cose non girano, Cristante ha risposto come sa fare lui: con i fatti. In un calcio che corre veloce, dove si dimentica velocemente e si giudica ancora più in fretta, il numero 4 giallorosso ha firmato la sua miglior stagione degli ultimi cinque anni.
I numeri lo raccontano chiaramente: 3 gol e 3 assist in 1.877 minuti, un rendimento che spicca anche rispetto ad annate in cui aveva giocato molto di più (come nel 2023/24, con 3.393 minuti per lo stesso numero di gol, e solo uno in più negli assist). Ma al di là delle statistiche, è il modo in cui Cristante ha interpretato il suo ruolo — o meglio, i suoi ruoli — che ha fatto la differenza.
Centrocampista, difensore aggiunto, regista, mediano, incursore: Bryan è stato tutto questo. Sempre presente, sempre pronto. Mai un alibi, mai un lamento. Il suo contributo è stato silenzioso ma fondamentale, come le fondamenta di una casa: non si vedono, ma senza non stai in piedi.
In una stagione che ha visto la Roma rialzarsi e ritrovare la sua anima, Cristante è stato il collante. Quello che tiene insieme i reparti, che non molla mai, che lotta anche quando gli altri abbassano la testa. E forse è proprio per questo che, oggi più che mai, merita non solo riconoscimento, ma anche rispetto.
Perché se la Roma è tornata a essere squadra, un pezzo importante del merito è anche suo.
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