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Vaciago sul caso Italia: "E, sì, tutto questo lo chiamano progetto"TUTTO mercato WEB
© foto di www.imagephotoagency.it
Oggi alle 09:23Serie A
di Daniel Uccellieri

Vaciago sul caso Italia: "E, sì, tutto questo lo chiamano progetto"

Nel corso del suo fondo per l'edizione odierna di Tuttosport, il direttore del quotidiano Guido Vaciago, parla così del caso Italia: "La Spagna gioca un altro sport (e pure il Portogallo), noi intanto mandiamo a casa il ct. Anzi no, lo lasciamo in panchina per una partita, dopo che lui stesso ha annunciato la risoluzione consensuale del contratto. Nel frattempo non c’è un’alternativa pronta, perché mentre pensavano di divorziare da Luciano Spalletti, i vertici federali non avevano in mano niente di più che l’idea di chiamare Claudio Ranieri, tra l’altro senza avere nessuna certezza di riuscire a strapparlo al progetto Roma che i Friedkin gli hanno assegnato. Se poi fosse vera l’ipotesi, circolata ieri pomeriggio senza essere smentita, che Ranieri possa tenere il doppio incarico, ovvero consulente della proprietà giallorossa e commissario tecnico della Nazionale, le sfumature grottesche dell’intera vicenda assumerebbero toni ancora più accesi. Ma aspettiamo e vediamo. Nel frattempo viene da chiedersi se la Federazione che vanta la più importante università del calcio mondiale, Corverciano, si debba rifugiare in Ranieri, che è un grande, davvero grande, uomo e un eccellente allenatore, ma ha 73 anni e aveva annunciato il ritiro qualche settimana fa. Poi, per carità, sia benedetto Ranieri (meglio con un incarico solo, però) e la sua saggezza, merce rarissima nel nostro calcio, soprattutto quello della Nazionale. [...]

Ma è tutto improvvisato, tutto clamorosamente estemporaneo: si vive alla giornata, con il respiro cortissimo. L’obiettivo del sistema calcio italiano, oggi, è battere la Moldavia e c’è chi spaccia il teatrino di ieri, con il ct che si autoesonera in conferenza stampa, come un modo per dare la scossa a una squadra apparsa agonisticamente abulica contro la Norvegia. [...]


D’altra parte, la mancanza di progettualità o la capacità di cambiare veramente le cose, con riforme attuate e non solo promesse, rende il sistema calcio maledettamente simile al sistema Paese, dove l’unico obiettivo è la conservazione del potere. La paura di perdere consenso accorcia in modo terrificante la profondità dell’orizzonte. Se il tuo obiettivo è tenere nei sondaggi o vincere la successiva tornata elettorale (foss’anche l’ultima amministrativa di provincia) non potrai mai guardare più in là di sei mesi, altro che riformare. Oggi il problema del calcio italiano è la Moldovia o, al massimo, riuscire ad andare ai Mondiali: in nome di quell’obiettivo si può fare tutto anche cacciare un ct che ha delle colpe, ma non può essere l’unico colpevole se, dei nostri giocatori, forse solo un paio giocherebbero, faticando, nelle nazionali di Spagna, Germania, Inghilterra e Francia, quelle con cui ci siamo sempre confrontati alla pari.