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L’Arechi deve ruggire: domenica si decide tutto
Oggi alle 16:10Editoriale
di Lorenzo Portanova
per Tuttosalernitana.com

L’Arechi deve ruggire: domenica si decide tutto

A cura di Giovanni Santaniello

Il momento della verità è arrivato. Domenica all’Arechi non si gioca solo una partita di calcio: si scrive un capitolo di storia granata.

La Salernitana si presenta al match di ritorno contro la Sampdoria con il peso di una stagione fallimentare che ha tradito ogni aspettativa. Una campagna acquisti estiva che, a differenza di altre realtà più lungimiranti come il Sassuolo, capaci di trasformare le risorse del "paracadute" in investimenti mirati e lungimiranti, ha lasciato interrogativi profondi sulle strategie adottate dalla società. Il campo ha parlato chiaro: la squadra appare smarrita, priva di quella solidità che solo scelte ponderate potevano garantire.

Il Marassi ha parlato: la lezione del tifo
L'andata ha mostrato con brutale chiarezza cosa significa il calore di una curva. La Sampdoria, reduce da prestazioni opache e anonime, ha trovato all'improvviso gambe, cuore e carattere trascinata dal boato del Marassi. I blucerchiati si sono trasformati sotto gli occhi di tutti, alimentati da quell'energia elettrica che solo migliaia di voci all'unisono sanno generare. Una metamorfosi che ha ribaltato ogni pronostico e che deve far riflettere ogni tifoso granata.
Se loro hanno saputo trasformare il loro stadio in un'arma, cosa può fare l'Arechi quando diventa una fornace?

L'Arechi: fortino di passione e protesta civica
Ma domenica l'Arechi non sarà solo il teatro di una sfida sportiva. Sarà il palcoscenico naturale per esprimere tutto il malcontento verso un sistema calcistico che troppo spesso sembra dimenticare i più elementari principi di equità e trasparenza. Le gradinate dell'Arechi rappresentano l'unico, vero luogo dove l’amarezza comprensibile dei tifosi per l’ingiustizia subita, può trasformarsi in forza propulsiva, dove il dissenso diventa carburante per la squadra.
Le manifestazioni esterne allo stadio, per quanto comprensibili visti gli ultimi eventi che hanno scosso l'ambiente granata, non sortiscono alcun effetto, salvo quello di privare i nostri ragazzi di quell'indispensabile supporto emotivo che può fare la differenza tra la salvezza e l'inferno della serie C. Non possiamo permetterci il lusso di lasciare vuote le tribune proprio quando ogni decibel può valere una stagione.

Il grido della mobilitazione
Questa è l'ora della mobilitazione totale. Non si tratta solo di sostenere una squadra in difficoltà, ma di rivendicare con orgoglio l'identità di una città che non si piega mai. L'Arechi deve trasformarsi in un fortino inespugnabile, dove ogni coro diventa un atto di resistenza, ogni bandiera sventolata un simbolo di appartenenza.
I nostri calciatori, proprio per le loro evidenti difficoltà tecniche e tattiche, hanno bisogno di sentire che non sono soli. Hanno bisogno di percepire che dietro di loro c'è una comunità che non molla, che non si arrende, che trasforma la delusione in determinazione.

Il momento di scegliere
Domenica non sarà solo Salernitana-Sampdoria. Sarà la prova di maturità di un'intera tifoseria chiamata a dimostrare che le critiche al sistema, per quanto feroci e giustificate, non si trasformano mai in abbandono della squadra. Sarà l'occasione per urlare al mondo che Salerno non accetta passivamente le ingiustizie, ma sa reagire con la forza del collettivo.
L'Arechi deve ruggire come non ha mai fatto. Ogni settore deve essere un vulcano di passione, ogni tifoso un soldato di questa battaglia che va oltre il calcio giocato. Perché domenica, in quei novanta minuti più recupero, si decide non solo il futuro sportivo della Salernitana, ma si scrive una pagina di orgoglio che rimarrà nella storia della Bersagliera.
L'appuntamento è fissato. L'Arechi aspetta i suoi figli. Tutti.