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CON IL CUORE FINO ALLA VITTORIA - Di nuovo non cogliamo l'uva ma non facciamo la volpeTUTTO mercato WEB
© foto di Daniele Buffa/Image Sport
giovedì 24 gennaio 2019, 10:10News Doria
di Paolo Paolillo
per Sampdorianews.net

CON IL CUORE FINO ALLA VITTORIA - Di nuovo non cogliamo l'uva ma non facciamo la volpe

Dopo lo strepitoso dicembre vissuto dalla Sampdoria, nonostante la sconfitta dello Juventus Stadium di fine anno, il 2019 della compagine blucerchiata si è aperto con una sconfitta ai supplementari col Milan e un pareggio – che quelli bravi chiamerebbero pirotecnico - a Firenze.

Tutto negativo? Neanche per sogno. La bugia è il tema dell'incontro di ottavi di finale di Coppa Italia, visto che avrebbero meritato il passaggio del turno – di gran lunga – gli uomini di Giampaolo, piuttosto che i rossoneri. Con la Fiorentina discorso completamente diverso, visto che la squadra viola ha giocato un primo tempo di grande spessore e ha avuto i palloni per impensierire la difesa doriana. Nonostante questo, a momenti la portiamo a casa, salvo poi subire l'ennesima beffa nel recupero.

La retroguardia, in questo caso, ha saputo districarsi come ha potuto contro un Muriel versione "core n'grato", un Simeone abulico ma su cui non si può mai abbassare la guardia e un Chiesa ira di Dio, scatenato sulla corsia.

Jacopo Sala, forte delle ottime prove offerte da quando ha sostituito Bereszynski sulla destra, ha, stavolta, faticato in maniera vistosa a contenere Muriel. Il colombiano ha fatto, in buona sostanza, quello che voleva dalla sua parte, tant'è vero che il vantaggio dei gigliati è arrivato da una percussione fenomenale dell'ex di turno, favorito anche da una timidezza nello spendere il fallo o nel contrasto dello stesso Sala. Per questo motivo, poi, si spinge in avanti raramente, cercando di non lasciare troppi metri alle sue spalle, per paura di una nuova sfuriata del talento di Santo Tomas.

A sua discolpa, va detto, non è che, quando Muriel è transitato dalla parte di Nicola Murru, il sardo abbia capito molto. Il secondo centro del colombiano, infatti, è una perla alla Ronaldo (il Fenomeno), ma la timidezza dell'ex Cagliari è evidente, quando un fallo a metacampo sarebbe stato spendibile. Per il resto, Chiesa lo manda a perdere nel primo tempo, dove è veramente una spina nel fianco costante. Nella ripresa, visto anche il lavoro diverso chiesto al figlio di Enrico, Murru spinge molto di più ma non trova la maniera giusta per assistere gli attaccanti a dovere.

Dei due centrali, in questo caso Tonelli e Andersen, si può dire poco. L'ex Empoli partecipa al gol dell'1-0 di Muriel tentennando tanto quanto Sala. Unica sbavatura di una partita giocata al solito livello mentale e fisico, andando anche a salvare la baracca in più di una circostanza. Il Cholito viene contenuto molto bene da Tonelli, che toglie spazio alle giocate dell'argentino e lo limita anche nelle conclusioni.

Andersen gioca la solita partita di personalità e autorevolezza, ma si fa pollare alla grande sul raddoppio di Muriel, rimanendo di sale ad una giocata stratosferica del colombiano. Il talento danese, infatti, lascia troppi metri all'ex Lecce per provare quella soluzione lì – tacco a seguire verso l'interno -. Lui, come sempre, non si scompone e torna a giocare come se niente fosse, avendo una reazione da grande campione.

Tirando le somme della domenica fiorentina, viene da fare una riflessione generale sullo stato della difesa doriana, all'imbocco del girone di ritorno e visto il gol concesso quando l'arbitro era in col fischietto in bocca. Va lasciato perdere – una volta per tutte - il discorso su titolari e riserve, dal momento che è dimostrato come la lacuna in termini numerici stia solo a sinistra, con Murru unico inteprete e dietro il vuoto. Chi si è alternato ha dato garanzie (Colley/Tonelli/Andersen in mezzo e Bere/Sala a destra), e sta ritrovando la forma anche Regini, reduce da un disgraziato intervento al ginocchio.

In questo scenario, viene in mente la famosa favola di Esopo, "La volpe e l'uva", dove la volpe, una volta capito che non arriverà mai all'agognato grappolo d'uva, decise di dare dell'acerbo allo stesso frutto. Il senso è semplice: smettiamola di dire che va bene il pareggio, che davanti c'è Tizio e c'è Caio, se si vuole raggiungere – davvero – qualcosa di grande. Il salto di qualità si fa, inizialmente, in testa. Lamentiamoci, dunque, del gol preso all'ultimo per non dire che alla fine va bene così, che "cosa pensavi? Di vincere al Franchi?". Bisogna continuare a credere davvero in questa squadra, in questo allenatore e in questo progetto tecnico, che può portare a qualcosa di veramente unico. Altrimenti, di acerbo, rimarremo solo noi volpi, incapaci di cogliere, paurosi di rimanere senza un domani, di qualcosa che vorremmo tanto ma che, vista sfuggire in quelle maniere, ci spaventa anche solo evocare. Da li passa la grandezza e da queste cose passa il futuro prossimo di questa squadra.Entusiasmiamoci con loro.