L'Hellas scopre Doig, più di un'alternativa a Lazovic. Un dualismo che può diventare convivenza

Dalla Scozia con furore. Josh Doig è l'uomo copertina del Verona di Cioffi: gli è bastato raggranellare i primi minuti in Serie A per mettere a referto un assist e un gol, entrambi decisivi in questa fase di graduale risalita dopo le turbolenze di inizio stagione dell'Hellas. Un piccolo campionario del suo repertorio: il tocco volante per la girata vincente di Kallon a Empoli è stato il primo flash sulle sue qualità tecniche, la prestazione debordante sulla sinistra contro la Sampdoria - di cui il gol del definitivo sorpasso costituisce soltanto la punta dell'iceberg - è stata invece il primo riscontro realmente attendibile sulle sue potenzialità in Italia già nella stagione corrente.

Una scommessa, quella del direttore sportivo Marroccu, per nulla a basso costo, considerando che per strapparlo all'Hibernian sono serviti più di 3 milioni di euro. Ma l'entità dell'esborso la dice lunga sulla fiducia riposta dal management gialloblù in Josh, classe 2002 e tra i talenti più apprezzati dal panorama scozzese. Sulle sue tracce c'era anche il Bologna, alla ricerca del profilo giusto per raccogliere l'eredità di Aaron Hickey (a proposito di scozzesi talentuosi e mancini). Un duello vinto grazie alla perseveranza di un corteggiamento che, seppur a lento rilascio, ha garantito il buon esito dell'affare con l'Hibernian.

La vita italiana di Josh inizia ora: dopo aver saltato per intero il ritiro di Primiero a causa di un infortunio muscolare, il potente motore di Doig è molto vicino alla massima efficienza. Una gran bella notizia per Gabriele Cioffi, che in lui assicura di credere molto, corroborandolo con le sue decisioni: alla prima occasione utile non ha esitato a schierarlo titolare sulla mancina, a costo di dirottare sulla trequarti un intoccabile come Lazovic. Un duello stimolante per entrambi, in proiezione: sulla carta rappresentano le due opzioni per lo slot a sinistra, ma la sfida con i blucerchiati, come detto, ha certificato la loro capacità di coesistere (e con profitto). Un po' come fu per lo stesso Lazovic e Dimarco, che con Juric finirono per condividere la fascia in più di un'occasione.