
Pescara in B, Baldini lo aveva detto il 29 gennaio: "Un po' di bluff serve, ma io volevo vincere"
Silvio Baldini, tecnico del Pescara che ha vinto i Playoff di Serie C, è stato intervistato da La Gazzetta dello Sport:
Questa promozione, dove la colloca nel suo percorso?
"Accanto alla mia famiglia. Senza di loro, come farei? Il mio modo di pensare può sembrare folle, ma se ho vinto è per i principi che ho verso di loro".
Differenze rispetto alla promozione col Palermo?
"Il Palermo era più attrezzato. Il Pescara, per farcela, doveva crescere. Abbiamo vinto 15 partite fuori casa: vuol dire che abbiamo lavorato bene, con cuore e passione. A Palermo bastò dare poche regole a giocatori forti che poi sono esplosi".
È il primo a vincere due volte i playoff di C a 28 squadre.
"E sono anche il più vecchio! Ho superato il mio amico Braglia".
La promozione ai playoff vale come quella da primi? Perché molti lo capiscono tardi?
"A marzo abbiamo avuto una flessione normale. Lì ho capito che rischiavamo di perdere il treno. Ma sapevo che nel finale l’aspetto atletico ci avrebbe dato forza. Ci siamo concentrati su quello e abbiamo chiuso con un ritmo super, malgrado gli infortuni".
Come si gestisce un’emergenza? In difesa eravate messi male…
"Se alleni con passione, una parte dentro di te trasmette le idee. Passo per uno che fa il fenomeno, ma è solo passione. Sono andati ko tre difensori centrali: ho spostato Letizia, poi “inventato” Lonardi, un centrocampista reduce da un grave infortunio. Gli ho parlato, gli ho detto che dietro si corre meno. Si è fatto trovare pronto".
Il 29 novembre disse di essere sicuro della B. Quanto era convinzione e quanto bluff?
"Cinquanta e cinquanta. Un po’ di bluff serve, ma se cerchi alibi non vinci mai. Dovevo nascondermi? No. Volevo vincere. Per farcela serviva impegnarsi il triplo ed essere coraggiosi."
Questa promozione, dove la colloca nel suo percorso?
"Accanto alla mia famiglia. Senza di loro, come farei? Il mio modo di pensare può sembrare folle, ma se ho vinto è per i principi che ho verso di loro".
Differenze rispetto alla promozione col Palermo?
"Il Palermo era più attrezzato. Il Pescara, per farcela, doveva crescere. Abbiamo vinto 15 partite fuori casa: vuol dire che abbiamo lavorato bene, con cuore e passione. A Palermo bastò dare poche regole a giocatori forti che poi sono esplosi".
È il primo a vincere due volte i playoff di C a 28 squadre.
"E sono anche il più vecchio! Ho superato il mio amico Braglia".
La promozione ai playoff vale come quella da primi? Perché molti lo capiscono tardi?
"A marzo abbiamo avuto una flessione normale. Lì ho capito che rischiavamo di perdere il treno. Ma sapevo che nel finale l’aspetto atletico ci avrebbe dato forza. Ci siamo concentrati su quello e abbiamo chiuso con un ritmo super, malgrado gli infortuni".
Come si gestisce un’emergenza? In difesa eravate messi male…
"Se alleni con passione, una parte dentro di te trasmette le idee. Passo per uno che fa il fenomeno, ma è solo passione. Sono andati ko tre difensori centrali: ho spostato Letizia, poi “inventato” Lonardi, un centrocampista reduce da un grave infortunio. Gli ho parlato, gli ho detto che dietro si corre meno. Si è fatto trovare pronto".
Il 29 novembre disse di essere sicuro della B. Quanto era convinzione e quanto bluff?
"Cinquanta e cinquanta. Un po’ di bluff serve, ma se cerchi alibi non vinci mai. Dovevo nascondermi? No. Volevo vincere. Per farcela serviva impegnarsi il triplo ed essere coraggiosi."
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