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INTERVISTA TC - Cane: "La Serie C non è più sostenibile, urgono riforme"TUTTO mercato WEB
© foto di Sarah Furnari/TuttoLegaPro.com
martedì 14 agosto 2018, 07:30Interviste TC
di Claudia Marrone
per Tuttoc.com

INTERVISTA TC - Cane: "La Serie C non è più sostenibile, urgono riforme"

Dopo anni spesi nel calcio professionistico, con i sacrifici che questo comporta, arriva un momento in cui lo stesso calcio ti bolla come “vecchio”, e ti taglia fuori dal sistema: nonostante tu abbia dai 25 anni in su, e sia nel pieno della forma fisica e mentale.
E' questa la storia di Marco Cane, difensore ex Messina, Lupa Roma e Reggina (per citarne alcune), che si racconta ai microfoni di TuttoC.com.

25 anni, e considerato “vecchio” da strane regole del calcio: come vedi tutto questo?
“Sono aspetti che ti danno un'idea un po' triste e negative, alle questioni reali si contrappongono le situazioni economiche, che danno poi origine a tante altre questioni, prima tra i quali la regola degli under: la Serie C non è un campionato sostenibile, capisco che le squadre senza i contributi non ce la farebbero. Ma questo crea molto dislivello tra chi ha possibilità e chi non le ha: chi ci perde è il campionato, scendo di qualità e competitività”.

Non esce sconfitto anche il concetto di meritocrazia?
“Purtroppo si, alla fine conta solo la carta di identità, è un sistema che va verso un indirizzo sbagliato”.



Contraddittorietà sulle Squadre B. Come vedi questa riforma?
“Avendo squadre che tengono in casa propria, per così dire, i giovani, ci sarebbero più posti liberi per i calciatori esperti, si libererebbero tanti posti, ma in Italia siamo bravi a complicare il tutto. In altri paesi sono riforme ben strutturate in voga ormai da dieci anni, noi dobbiamo sempre fare i diversi, perdendo occasioni di crescita”.

E' un po' un riflesso della mentalità italiana questo.
“Indubbiamente se guardiamo il paese in senso globale, non si ha più la visibilità degli anni '90, ed effettivamente il calcio è il risultato negativo di come sta andando l'Italia. Io mi sono guardato anche intorno, ma il problema lavoro è ovunque, e per un calciatore è anche peggio: quando giochi non riesci a crearti molte alternative, e arrivi poi a 35 anni che non ha niente in mano e non puoi guardarti intorno perché sai fare solo quel mestiere. E' una situazione infelice”.

Ma tu dal futuro cosa ti aspetti?
“Nella giusta chiamata ci spero ancora, mi sto allenando sperando che ci siano davvero delle riforme che possano aiutare tutti: non mi aspettavo di far così tanta fatica a trovare una squadra. Ma lo accetto, senza perdere la speranza”.