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INTERVISTA TC - Picerno, Giacomarro: "Ripresa? Rischi e costi troppo alti"TUTTO mercato WEB
© foto di Andrea Rosito
mercoledì 27 maggio 2020, 12:30Interviste TC
di Dario Lo Cascio
per Tuttoc.com

INTERVISTA TC - Picerno, Giacomarro: "Ripresa? Rischi e costi troppo alti"

Intervista a 360 ai microfoni di TuttoC.com con Domenico Giacomarro, pochi giorni fa confermato sulla panchina del Picerno anche per la prossima stagione. A partire dalla fiducia che il club ripone in lui, dopo un buon campionato da parte dei lucani, esordienti in Serie C: "La stagione per come siamo partiti, con tante scommesse per la Lega Pro, è stata buona. Tutti ci davano per spacciati all'inizio, arrivare a otto giornate dal termine virtualmente salvi per la differenza punti con la penultimi non era forse preventivabile, ma è andata bene".

Si aspettava forse anche qualcosa di più in termini di punti o prestazioni della squadra?
"Qualcosa in più me l'aspettavo da qualche giocatore che l'anno precedente aveva fatto bene in Serie D. Però il cambio di categoria qualcuno l'ha pagato più di altri. Come detto avevamo tante scommesse per un campionato sicuramente molto più difficile, con squadre blasonate, che hanno speso molti più soldi di noi. Rivedendo però le partite a mente fredda, si può notare come poche siano le squadre che ci abbiano messo sotto, pur incontrando avversari con sulla carta qualità superiori alle nostre. Questo ci fa ben sperare per il futuro".

In ottica futura quindi la parola d'ordine, a partire dalla sua conferma, è la continuità. 
"Confermando questo gruppo, con qualche innesto, si può veramente migliorare la classifica di quest'anno. Dopo che ti affacci per la prima volta nella storia del club in una categoria che quest'anno aveva un girone difficilissimo, tenendo in conto anche di qualche punto perso per strada per inesperienza, andando a rinforzare il gruppo puoi sicuramente puntare a un obiettivo superiore rispetto la salvezza". 

Non bisogna dimenticare che il Picerno è stato penalizzato dalla questione stadio, avendo dovuto giocare a Potenza.
"Sì, abbiamo sempre giocato in trasferta. Una cosa che avevamo messo in preventivo. Poi forse c'è stata qualche scelta d'organico non azzeccata, ma doversi allenare in un terreno di gioco diverso da quello dove poi scendi in campo ti porta inevitabilmente a perdere qualcosa. Il presidente Curcio però sta lavorando per regalare a un paesino di cinquemila abitanti un impianto che sarà il suo fiore all'occhiello. Abbiamo come società un'organizzazione invidiabile e avere uno stadio di proprietà è un grande plus. Nel futuro punteremo anche alla creazione settore giovanile, un domani sicuramente preferirei valorizzare i nostri ragazzi piuttosto che quelli di altre società. Ma è un progetto che bisogna costruire con calma". 

Nonostante l'Assemblea di Lega Pro abbia proposto di chiudere il torneo, la FIGC ha indicato una direzione opposta. La Serie C può tornare in campo?
"A mio avviso no, il rischio è troppo alto. Non ci sono le risorse economiche né tantomeno i club di C hanno l'organizzazione adatta. Possono permetterselo solo le squadre di altissima classifica per chiudere il campionato con dei playoff nello spazio di due settimane, onde evitare strascichi e ricorsi. Ma quei club che stanno nelle zone basse della classifica rischiano troppo. Tra l'altro i medici della categoria minacciano sciopero, dimissioni di massa. Se qualcuno poi risultasse positivo cosa accadrebbe? Di chi sarebbero le responsabilità? Diventerebbe un gioco al massacro". 

Dal Consiglio Direttivo è emersa una proposta che porterebbe alla disputa di playoff e playout, col Picerno salvo. 
"Può essere una soluzione ma bisogna valutare anche che si costringerebbe una società a organizzare un ritiro, a spendere soldi di sanificazione e tamponi, per due partite. E capisco che ci siano degli scontenti. Sarebbe stato meglio, se proprio si devono mantenere le retrocessioni, cristallizzare la classifica e far scendere in D le ultime tre. E questo lo direi anche se in mezzo ci fosse stato il Picerno. Purtroppo qualsiasi decisione presa scontenterà qualcuno. Vedremo cosa verrà fuori dalla riunione tra FIGC e Governo e poi dal Consiglio Federale. D'altronde anche per quanto riguarda i playoff, dubito che tutte le squadre che partono a esempio dal decimo posto o poco più su, con minime possibilità di guadagnare la serie B, si imbarchino in questa cosa. Il Cosenza un paio d'anni fa riuscì a salire di categoria partendo dal primo turno ma è stata una congiuntura eccezionale dovuta alla qualità della squadra e alla spinta della piazza". 

Si parla di riforma per il calcio, con la Serie C centrale. Due ipotesi sul piatto: C élite e C semiprofessionistica o B a 40 squadre. Lei che ne pensa?
"La B a 40 squadre sinceramente mi sembra un enorme spreco di risorse. L'altra soluzione invece mi sembra un'alternativa valida. Bisogna anche tutelare i contratti dei calciatori, spedire venti squadre in Serie B manderebbe a spasso centinaia di giocatori. Anche pensando a tutelare la mia categoria e quella dei calciatori, la soluzione del semiprofessionismo mi sembra la più valida. Io l'ho fatta da calciatore la vecchia C2, l'ho anche vinta. Sarebbe anche venire incontro al futuro degli che avrebbero più garanzie quando smettono di giocare".

Cassa integrazione e fondo salva-calcio sono argomenti centrali del dibattito, a dimostrazione che il calcio, soprattutto in Serie C, e tutt'altro che un mondo dorato.
"Da delegato AIAC nazionale ci siamo sempre battuti in questo senso. Non si può pensare che tutti i calciatori guadagnino fior di milioni come Ronaldo o Ibrahimovic. C'è chi fa dieci anni di Serie C e non riesce neanche a comprarsi un appartamento. La categoria va tutelata. L'AIC e l'AIAC si stanno muovendo in questo senso, in particolare per chi guadagna meno di 50mila euro lordi all'anno. Purtroppo c'è il rischio che qualcuno si approfitti della situazione per evitare di pagare, rivalendosi su accordi verbali con giocatori e staff. Il calcio lo deve fare solo chi ha la disponibilità economica, non basta avere la piazza. Ci vuole programmazione, serietà. Un discorso che si può e deve tradurre anche in ottica Serie D, togliendo la regola degli under".

Cosa fatta tra l'altro in Lega Pro.
"Deve essere così. Il minutaggio obbligatorio fa abbassare la qualità. Perché si rischia di spendere tanto per gli over e poi sbagli gli under e rovini tutto. Nel nostro girone ci si impegnano solo quattro o cinque squadre e non sempre".