
Andreoletti e il trionfo: “Padova, che cuore! Sembrava finita, non abbiamo mollato”
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Ospite dei microfoni di TMW Radio all'interno della trasmissione 'A Tutta C' il tecnico del Padova, Matteo Andreoletti, ha fatto il punto sulla stagione della sua compagine conclusa con la promozione in Serie B.
È stato un girone A quasi incredibile, un testa a testa con il Vicenza pieno di colpi di scena. Almeno in quattro occasioni sembrava finita e invece… ce la racconta questa stagione?
"È stato un campionato bellissimo, pieno di colpi di scena, molto entusiasmante. Nel girone d’andata siamo stati praticamente perfetti, eguagliando il record del Catanzaro per punti in un girone nella storia della Serie C. Dopo la prima di ritorno, a ridosso di Natale, avevamo 10 punti di vantaggio sul Vicenza. Sembrava tutto chiuso, ma la Serie C riserva sempre sorprese. Il Vicenza ha fatto un girone di ritorno straordinario, noi abbiamo avuto un leggero calo e ci siamo ritrovati a giocarci tutto nello scontro diretto, pareggiato al 94' in casa loro. Dopo qualche passo falso nostro, il Vicenza ha anche effettuato il sorpasso. Siamo arrivati alla sfida con l’Este sotto di 4 punti ma con una gara in meno. Lì siamo stati bravi a restare equilibrati, grazie anche alla società e al direttore Piravelle. Abbiamo fatto un filotto di vittorie, sfruttato un passo falso del Vicenza, e da quel momento non ci siamo più fatti scappare la vetta. Una vittoria bellissima, tanto desiderata dalla città".
Sulla città. C’era inizialmente un po’ di diffidenza verso l’ambiente, che non era nemmeno rivolta alla squadra. Questo gruppo ha saputo riportare entusiasmo.
"Sì, è stato uno degli obiettivi che mi sono posto fin dal primo giorno. Vincere il campionato era ovviamente l’obiettivo principale, perché una piazza come Padova deve ambire alla Serie B. Ma il secondo obiettivo, personale e di squadra, era far innamorare di nuovo la gente. Sono arrivato in un momento di scetticismo, contestazione verso la società e la proprietà. Giocammo la prima in casa contro il Trento con 1.617 paganti, un dato impensabile per Padova. Ma nelle ultime gare il tutto esaurito era la norma e si cercava di allargare la capienza dello stadio. Credo sia un obiettivo nobile tanto quanto aver vinto il campionato".
E ora si guarda già alla Serie B. Padova, Avellino, Entella: tre piazze forti che non partono certo da zero.
"La Serie B è un campionato che conosco poco e che sto studiando. Sto andando a vedere più partite possibile. Ma penso che le neopromosse possano ben sperare, guardando alle squadre salite quest’anno che hanno fatto bene mantenendo l’ossatura e un’identità chiara. Penso alla Juve Stabia, al Mantova, alla Carrarese. Tutte con un impianto di gioco e un allenatore forte. Questo è un segnale incoraggiante anche per noi".
Da tecnico, che idea ti sei fatto della qualità complessiva della Serie C quest’anno?
"La seguo tutta, avendo allenato anche nel girone C con il Benevento. Ogni girone ha caratteristiche diverse: fisicità, ambizione, qualità. Ma la Serie C sta crescendo tanto. Ieri ho avuto modo di parlarne anche con il presidente Marani: a livello di visibilità si è fatto un gran lavoro. Oggi il campionato è molto più visibile e c’è tanta informazione. Questo fa emergere le tante realtà che vogliono fare calcio di qualità, anche in provincia".
La Serie C vuole anche essere una palestra per i giovani, con la cosiddetta “Riforma Zola”. È una battaglia che si può vincere?
"È una battaglia che si deve vincere. Il calcio italiano ha bisogno di rilanciare i giovani. Non possiamo permetterci di non qualificarci per due Mondiali di fila. Serve fare sistema, non può bastare una singola Lega. La riforma Zola va nella giusta direzione, trasformando la Serie C in un laboratorio per formare giovani e rilanciare il calcio italiano".
In quest’ottica, anche il progetto delle seconde squadre può essere utile. Quest’anno la Juventus Next Gen è ai playoff, il Milan rischia la retrocessione e l’Inter è pronta a entrare. Cosa ne pensa?
Andreoletti: È un progetto ambizioso e importante. La Serie C è un campionato complicato, come dimostra il percorso del Milan Futuro. Ma è proprio questa complessità che aiuta i giovani a crescere. Devono affrontare difficoltà vere, imparare la malizia, la lettura dei momenti. La Serie C è un passaggio obbligatorio e formativo. È un modello vincente e vedo che altre squadre stanno seguendo questa strada.
Guardiamo ai playoff ora. Cosa si aspetta da questa fase? Chi sono le favorite?
"La Ternana e soprattutto il Vicenza hanno tutte le carte in regola. Lo dico contro il mio campanile, ma il Vicenza meriterebbe di salire: ha fatto un campionato straordinario. Però la storia dice che le seconde fanno fatica: la delusione del mancato salto diretto pesa. Mi aspetto anche qualche sorpresa, come ogni anno: FerralpiSalò, Pescara o anche la Triestina possono dire la loro. L’anno scorso fu il caso della Carrarese".
Chiudiamo con lei, mister. Guardandoti indietro, qual è l’immagine simbolo di questa stagione?
"Sicuramente tante emozioni, ma il momento chiave per me è stato lo spogliatoio dopo il pareggio con l’Atalanta. Prendemmo gol al 90', il Vicenza vinse a Vercelli e ci avrebbe sorpassati. In quello spogliatoio c’erano rabbia e delusione, ma lì è nata la nostra reazione. Quella forza ci ha portato fino in fondo, a vincere questo campionato. È un’immagine che non dimenticherò".
È stato un girone A quasi incredibile, un testa a testa con il Vicenza pieno di colpi di scena. Almeno in quattro occasioni sembrava finita e invece… ce la racconta questa stagione?
"È stato un campionato bellissimo, pieno di colpi di scena, molto entusiasmante. Nel girone d’andata siamo stati praticamente perfetti, eguagliando il record del Catanzaro per punti in un girone nella storia della Serie C. Dopo la prima di ritorno, a ridosso di Natale, avevamo 10 punti di vantaggio sul Vicenza. Sembrava tutto chiuso, ma la Serie C riserva sempre sorprese. Il Vicenza ha fatto un girone di ritorno straordinario, noi abbiamo avuto un leggero calo e ci siamo ritrovati a giocarci tutto nello scontro diretto, pareggiato al 94' in casa loro. Dopo qualche passo falso nostro, il Vicenza ha anche effettuato il sorpasso. Siamo arrivati alla sfida con l’Este sotto di 4 punti ma con una gara in meno. Lì siamo stati bravi a restare equilibrati, grazie anche alla società e al direttore Piravelle. Abbiamo fatto un filotto di vittorie, sfruttato un passo falso del Vicenza, e da quel momento non ci siamo più fatti scappare la vetta. Una vittoria bellissima, tanto desiderata dalla città".
Sulla città. C’era inizialmente un po’ di diffidenza verso l’ambiente, che non era nemmeno rivolta alla squadra. Questo gruppo ha saputo riportare entusiasmo.
"Sì, è stato uno degli obiettivi che mi sono posto fin dal primo giorno. Vincere il campionato era ovviamente l’obiettivo principale, perché una piazza come Padova deve ambire alla Serie B. Ma il secondo obiettivo, personale e di squadra, era far innamorare di nuovo la gente. Sono arrivato in un momento di scetticismo, contestazione verso la società e la proprietà. Giocammo la prima in casa contro il Trento con 1.617 paganti, un dato impensabile per Padova. Ma nelle ultime gare il tutto esaurito era la norma e si cercava di allargare la capienza dello stadio. Credo sia un obiettivo nobile tanto quanto aver vinto il campionato".
E ora si guarda già alla Serie B. Padova, Avellino, Entella: tre piazze forti che non partono certo da zero.
"La Serie B è un campionato che conosco poco e che sto studiando. Sto andando a vedere più partite possibile. Ma penso che le neopromosse possano ben sperare, guardando alle squadre salite quest’anno che hanno fatto bene mantenendo l’ossatura e un’identità chiara. Penso alla Juve Stabia, al Mantova, alla Carrarese. Tutte con un impianto di gioco e un allenatore forte. Questo è un segnale incoraggiante anche per noi".
Da tecnico, che idea ti sei fatto della qualità complessiva della Serie C quest’anno?
"La seguo tutta, avendo allenato anche nel girone C con il Benevento. Ogni girone ha caratteristiche diverse: fisicità, ambizione, qualità. Ma la Serie C sta crescendo tanto. Ieri ho avuto modo di parlarne anche con il presidente Marani: a livello di visibilità si è fatto un gran lavoro. Oggi il campionato è molto più visibile e c’è tanta informazione. Questo fa emergere le tante realtà che vogliono fare calcio di qualità, anche in provincia".
La Serie C vuole anche essere una palestra per i giovani, con la cosiddetta “Riforma Zola”. È una battaglia che si può vincere?
"È una battaglia che si deve vincere. Il calcio italiano ha bisogno di rilanciare i giovani. Non possiamo permetterci di non qualificarci per due Mondiali di fila. Serve fare sistema, non può bastare una singola Lega. La riforma Zola va nella giusta direzione, trasformando la Serie C in un laboratorio per formare giovani e rilanciare il calcio italiano".
In quest’ottica, anche il progetto delle seconde squadre può essere utile. Quest’anno la Juventus Next Gen è ai playoff, il Milan rischia la retrocessione e l’Inter è pronta a entrare. Cosa ne pensa?
Andreoletti: È un progetto ambizioso e importante. La Serie C è un campionato complicato, come dimostra il percorso del Milan Futuro. Ma è proprio questa complessità che aiuta i giovani a crescere. Devono affrontare difficoltà vere, imparare la malizia, la lettura dei momenti. La Serie C è un passaggio obbligatorio e formativo. È un modello vincente e vedo che altre squadre stanno seguendo questa strada.
Guardiamo ai playoff ora. Cosa si aspetta da questa fase? Chi sono le favorite?
"La Ternana e soprattutto il Vicenza hanno tutte le carte in regola. Lo dico contro il mio campanile, ma il Vicenza meriterebbe di salire: ha fatto un campionato straordinario. Però la storia dice che le seconde fanno fatica: la delusione del mancato salto diretto pesa. Mi aspetto anche qualche sorpresa, come ogni anno: FerralpiSalò, Pescara o anche la Triestina possono dire la loro. L’anno scorso fu il caso della Carrarese".
Chiudiamo con lei, mister. Guardandoti indietro, qual è l’immagine simbolo di questa stagione?
"Sicuramente tante emozioni, ma il momento chiave per me è stato lo spogliatoio dopo il pareggio con l’Atalanta. Prendemmo gol al 90', il Vicenza vinse a Vercelli e ci avrebbe sorpassati. In quello spogliatoio c’erano rabbia e delusione, ma lì è nata la nostra reazione. Quella forza ci ha portato fino in fondo, a vincere questo campionato. È un’immagine che non dimenticherò".
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