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Diario da Rio - Hanno ucciso il Brasile, il Brasile è vivo

Diario da Rio - Hanno ucciso il Brasile, il Brasile è vivoTUTTO mercato WEB
sabato 15 giugno 2019, 10:00Sudamerica
di Tancredi Palmeri

E’ francamente inaspettato scoprire che parlando con i brasiliani della loro selezione, la parola più frequente che capiti di sentire sia: “Delusione”. E questo prima di scendere in campo.
Perché è vero che la Copa America per i tifosi verdeoro non è nemmeno considerata un parente povero dei Mondiali - un caso di indifferenza al campionato continentale praticamente unico al mondo - ma è altrettanto vero che c’è qualcosa che si è rotto nella notte del Mineirazo, dell’1-7 con la Germania, e che continua a rimanere spaccato.
Per carità, non è che i tifosi vivano nel trauma. Anzi, forse come non mai, hanno imparato a trattare il calcio solo come un divertimento e non come una ragione di vita.
Però è un dato di fatto che da allora, da quella semifinale, la torcida si è traghettata in esilio su un isolotto nell’oceano di fronte a Copacabana, e aspetta che sia la Canarinha a venirla a prendere, e non che siano loro a seguirla.
Non si fanno più voti di fiducia: troppe delusioni, troppe disillusioni. Le due Copa America mediocri disputate nel 2015 e 2016 non hanno fatto che rafforzare il concetto, ma peggio è stato ai Mondiali di Russia, quando c’era stata un’apertura di credito di cui presto tutti si sono pentiti.
E sempre più giù, nella fiducia verso gli idoli che dovrebbero catalizzare l’attenzione: l’amore per Neymar è al minimo storico, sempre più coinvolto nel suo status di star dello showbiz, e non in quello di craque del futebol in cui il popolo brasileiro - pure appassionato al gossip - vorrebbe originariamente apprezzarlo.

Questo è il clima in cui il Brasile scende in campo, adesso. Poi certo, le vittorie possono cambiare il sentimento. Il 3-0 alla Bolivia è per ora una tisana leggera. Troppo poca roba la Bolivia, un 4-4-2 binario senza alcuna qualità, che con un po’ di agonismo sperava si compiesse il miracolo del punticino. Nonostante il risultato il Brasile è stato tutto fuorché trascendentale: certo ha fatto la partita, ma piuttosto prevedibile nelle soluzioni, solo il sorprendente Richarlison a creare qualcosa, e non a caso ha fatto due gol in 4 minuti proprio quando ha avuto un minimo di efficacia offensiva. Non fatevi ingannare dalla doppietta: Coutinho è ancora totalmente immerso nella forma bislacca in cui si è trovato per tutta la stagione. Poi ovvio, aprire con due gol quando giochi così male può essere taumaturgico.
Ma il calcio è ciclico, si rigenera, risorge. E allora sul finire della partita forse c’è l’alba del nuovo inizio. Non i Neymar, forse nemmeno i Coutinho, ma gli Everton Soares: il gol del 3-0 della 23enne ala sinistra del Gremio appena entrato da 4 minuti si candida a essere già il più bel gol della competizione: sprint da sinistra al centro, seminati tre avversari, bomba da fuori accerchiato dall’intera difesa. Forse qualcosa di nuovo sta nascendo, e oh come ne avrebbero bisogno i tifosi brasiliani.

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