
Una boccata d’ossigeno per il Torino il pari con la Fiorentina ma rimane il problema del gol e tanto altro
Un punticino il Torino l’ha raccolto alla seconda gara in campionato e non era così scontato dopo la batosta presa lunedì scorso dall’Inter con quei 5 gol subiti che grideranno a lungo vendetta perché la squadra non era pervenuta in campo.
Ha ragione Baroni quando ieri sera nel post partita ha detto che il Torino con la Fiorentina ha “giocato da squadra”, magari non proprio dall'inizio alla fine durante tutta la partita, ma per buoni tratti sì. Si aspettavano tante risposte oltre quella della voglia di giocare, in particolare c’era da capire la consistenza della difesa e il ritorno di Maripán, sdoganato dalla panchina dopo le due gare (Modena in Coppa Italia e Inter in campionato) passate a guardare i compagni, ha dimostrato che con lui, che è il migliore fra i giocatori centrali del reparto arretrato, in campo anche gli altri compagni riescono a fare meglio, leggasi Coco. E non bastava mettere un play davanti alla difesa per garantire un po’ più di protezione. Ovviamente in tal senso l’innesto di Asllani aiuta. Così come avere un vice Biraghi. Ora è arrivato Nkounkou dall’Eintracht Francoforte e il tempo dirà se può essere un sostituto all’altezza, non si può negare che qualche dubbio ci sia poiché il francese nella scorsa stagione ha giocato veramente poco e non perché avesse avuto problemi fisici, ma per scelta tecnica, ha collezionato infatti 12 presenze in Bundesliga, 8 in Europa League e3 in Coppa di Germania per un totale di 23 partite per complessivi 946 minuti collezionando 4 cartellini gialli. E resta sempre qualche punto interrogativo su Coco e pure su Masina, ma si attende il rientro di Ismajli dall’infortunio, dovrebbe essere a disposizione dopo la sosta per gli impegni delle Nazionali. E a destra Lazaro e Pedersen daranno il meglio di loro? Domanda che attende risposte. Invece per quel che riguarda il portiere Israel qualche parata l’ha fatta, ma anche qualche errore nella sciagurata nottata a San Siro per cui si può sperare che abbia margini di crescita come accadde con Milinkovic-Savic, che forse al suo arrivo al Torino aveva anche qualche lacuna in più nei fondamentali.
Il centrocampo è ancora da registrare e andrà anche gestito. Con il 4-3-3 che più spazio per gli interpreti del ruolo, Anjorin, Asllani, Casadei, Gineitis, Ilic, Ilkhan e Tameze, ma se si ritornasse al 4-2-3-1 in troppi finirebbero nelle rotazioni e c’è il pericolo di malumori. Anche se qualcuno potrebbe esser ceduto in queste ultime ore di mercato. In mezzo serve equilibrio e supporto alle due fasi, difensiva e offensiva, cosa che era mancata totalmente con l’Inter, seppur Ilkan avesse fatto il possibile, e anche nel primo tempo con il Modena fino a quando il turco non è entrato nella ripresa. Non ultimo bisogna vedere quale sarà la tenuta fisica di Anjorin che finora è stato gestito visti i pregressi delle ultime tre stagioni. Una carta in più potrebbe essere Ilic, se è quello visto ieri sera capace di mettere a frutto le sue indubbie doti e utilizzarle al servizio della squadra lasciandosi definitivamente alle spalle la fastidiosa discontinuità che troppe volte ha messo in bella mostra. Casadei, Gineitis e Ilkhan devono crescere e maturare esperienza: tutti e tre hanno potenzialità, però hanno bisogno di giocare e finora solo Cesare sembra avere il posto fisso. Tameze è l’unico del reparto che ha un bagaglio d’esperienza dalla quale poter attingere, ma potrebbe essere proprio lui il sacrificato, anche per liberare un posto nella lista degli over 22.
E poi c’è l’attacco. Un reparto che per il momento è solo potenzialmente foriero di gol. Simeone e Adams sono a secco e finora la loro mira non è stata delle migliori, anche se Ieri con la Fiorentina De Gea si è superato su un tiro del Cholito. E si attende che Zapata ritrovi la miglior condizione dopo il grave infortunio, per mettersi a disposizione e trascinare la squadra e portare via gli avversari, però ha pur sempre 34 anni compiuti lo scorso 1° aprile e realisticamente non può tirare la carretta come faceva quando aveva qualche primavera in meno. Comunque le punte vanno rifornite e finora i vari Aboukhlal, Ngonge e Vlasic non hanno assolto a dovere questo compito. E come per il centrocampo c’è la questione gestione dei vari elementi perché con il 4-2-3-1 i trequartisti avevano più possibilità di giocare e le punte invece meno, ma con il 4-3-3 sia i trequartisti sia le punte vedono ridotti i propri spazi. Tutti accetteranno di buon grado di accomodarsi in panchina aspettando il proprio turno o prima o poi qualcuno inizierà a storcere il naso? Si dice che la concorrenza può stimolare e tirare fuori il meglio e che nell’arco della stagione c’è spazio per tutti, ma questi lodevoli assiomi possono anche creare malumori che finiscono per ripercuotersi nello spogliatoio appena sorgono delle difficoltà: una sorta d’incendio che cova sotto la cenere.
I tifosi già non ne possono più del presidente Cairo e dell’attuale dirigenza e si sentono ostaggi di una società che non li rappresenta e non è in linea con i principi e la gloriosa storia granata, se in più anche la squadra non dà tutto quello che ha l’ambiente Toro diventa una polveriera pronta ad esplodere.







