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L'Italia del calcio, secondo anno dopo Svezia: da De Rossi a Tonali
Due anni fa, a Milano, c'è stato l'anno zero del nostro calcio. Almeno in chiave moderna e contemporanea: dopo l'esclusione del 1930 - una competizione a inviti - e quella del 1958 (con l'Italia estromessa dall'Irlanda del Nord) gli azzurri pareggiavano contro la Svezia per 0-0, nel 2018, con Tavecchio come presidente e Ventura come allenatore. L'immagine più significativa della serata di San Siro era evidentemente il rifiuto, da parte di De Rossi (già 35enne), di entrare in campo a pochi minuti dalla fine, con Insigne seduto in panchina.
SOLO FLORENZI, BONUCCI, JORGINHO E IMMOBILE - Di quella formazione sono quattro i superstiti, con Buffon e Barzagli ritirati, Gabbiadini che gioca poco alla Sampdoria, Candreva che è stato recuperato da Conte dopo un periodo buio, Chiellini infortunato e Parolo che è la prima riserva nel centrocampo di Simone Inzaghi. Intanto Jorginho è diventato centrale nel progetto, Bonucci lo è sempre stato, Immobile non è titolare fisso, Florenzi ha dei problemi a Roma. Il modulo è cambiato, dal 4-4-2 (o 4-2-4) ostinato e non modificabile di Ventura, al 4-3-3 altrettanto iconico - ma molto più funzionale - di Roberto Mancini. Vero è che gli avversari del girone non erano irreprensibili e, soprattutto, non c'era la Spagna. Ma le otto vittorie consecutive sono lì a testimoniare una nuova vita per gli azzurri.
FINALMENTE I GIOVANI - La verità è che la nota lieta è quella di avere, finalmente, un futuro. Niente stage per provare giovani che poi non sarebbero mai stati schierati titolari, bensì partite per farli crescere. Da Barella a Sensi, passando per Chiesa oppure Bernardeschi. Castrovilli, Cistana e Orsolini. Sembra ci sia un futuro anche per la nazionale, dopo il De Rossi gate di San Siro. Infine anche Verratti ha preso in mano le redini della squadra, diventando uno dei punti di riferimento per tutta la manovra.
SOLO FLORENZI, BONUCCI, JORGINHO E IMMOBILE - Di quella formazione sono quattro i superstiti, con Buffon e Barzagli ritirati, Gabbiadini che gioca poco alla Sampdoria, Candreva che è stato recuperato da Conte dopo un periodo buio, Chiellini infortunato e Parolo che è la prima riserva nel centrocampo di Simone Inzaghi. Intanto Jorginho è diventato centrale nel progetto, Bonucci lo è sempre stato, Immobile non è titolare fisso, Florenzi ha dei problemi a Roma. Il modulo è cambiato, dal 4-4-2 (o 4-2-4) ostinato e non modificabile di Ventura, al 4-3-3 altrettanto iconico - ma molto più funzionale - di Roberto Mancini. Vero è che gli avversari del girone non erano irreprensibili e, soprattutto, non c'era la Spagna. Ma le otto vittorie consecutive sono lì a testimoniare una nuova vita per gli azzurri.
FINALMENTE I GIOVANI - La verità è che la nota lieta è quella di avere, finalmente, un futuro. Niente stage per provare giovani che poi non sarebbero mai stati schierati titolari, bensì partite per farli crescere. Da Barella a Sensi, passando per Chiesa oppure Bernardeschi. Castrovilli, Cistana e Orsolini. Sembra ci sia un futuro anche per la nazionale, dopo il De Rossi gate di San Siro. Infine anche Verratti ha preso in mano le redini della squadra, diventando uno dei punti di riferimento per tutta la manovra.
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