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Gianpiero Piovani: "La determinazione di Ranieri alla base della rinascita del Cagliari"

Gianpiero Piovani: "La determinazione di Ranieri alla base della rinascita del Cagliari"TUTTO mercato WEB
domenica 19 novembre 2023, 08:46Altre Notizie
di Redazione TMW
fonte di MATTEO BORDIGA per TUTTOCAGLIARI.NET

In Sardegna fiorì appena per un anno. Il suo sogno cagliaritano durò come un battito di ciglia – giusto il breve volgere di una stagione – ma fu dolcissimo e… col lieto fine.

Gianpiero Piovani, seconda punta agile, mobilissima e in possesso di un’ottima tecnica di base, in riva al Poetto conquistò una straordinaria promozione in serie B, impreziosita da una Coppa Italia di serie C che rappresentò la classica ciliegina sulla torta di un’annata perfetta. Al timone dei rossoblù – campionato 1988-’89 – c’era proprio lui, quel Claudio Ranieri (all’epoca imberbe astro nascente della panchina) che sarebbe poi diventato uno dei punti di riferimento di Piovani tanto nella sua carriera di calciatore quanto nella sua intrigante avventura da allenatore (oggi l’ex attaccante guida il Sassuolo femminile).

Gianpiero, lei che conosce perfettamente mister Ranieri come spiega la rinascita del Cagliari dopo un avvio di stagione mortificante che avrebbe tagliato le gambe a chiunque? Qual è stata la chiave di volta che ha permesso ai rossoblù di invertire la rotta?

“Innanzitutto è stata determinante la serenità che Claudio ha saputo trasmettere al gruppo quando i risultati non arrivavano. Lui dentro di sé era sicuro che, prima o poi, col rientro dei vari infortunati questa squadra si sarebbe sbloccata e avrebbe iniziato a vincere.
Ho visto solo gli highlights del match contro la Juventus, e ho avuto l’impressione che il Cagliari non meritasse assolutamente di perdere. Se i rossoblù se la sono giocata alla pari coi bianconeri, possono giocarsela con tutti. Di sicuro la scintilla è scattata contro il Frosinone: la rimonta da 0-3 a 4-3 ha cambiato completamente la testa dei giocatori, regalandogli un pieno di coraggio e di fiducia nei propri mezzi. Ma la vera arma vincente, devo ripetermi, è stata la tranquillità che Ranieri, da grande allenatore qual è, ha dispensato a piene mani quando le cose andavano male.”

Il passaggio dal 3-5-2 piuttosto chiuso e abbottonato di inizio campionato a un più propositivo 4-3-1-2, con la staffetta Mancosu-Viola dietro le punte, ha contribuito al miglioramento del gioco e delle prestazioni?

“Ha contribuito senza dubbio, unitamente al rientro di elementi importanti che erano rimasti ai box nelle prime partite. Ma la migliore medicina è sempre la vittoria: i successi sono un corroborante più potente di un’intera settimana di allenamenti, perché ti consentono di lavorare in serenità e, soprattutto, con la mente sgombra. Se il gruppo manterrà questo spirito e questa tranquillità di fondo, il Cagliari avrà un sicuro vantaggio rispetto alle altre pretendenti alla salvezza.”

Su una cosa sicuramente Ranieri vorrà e dovrà lavorare: una fase difensiva ancora troppo balbettante. Il Cagliari fino a oggi ha incassato in media due gol a partita, peraltro spesso causati da errori individuali dei difensori: ragazzi giovani, inesperti e qualche volta distratti. Come pensa che il tecnico romano cercherà di tamponare questa emorragia, anche per tenere fede alla sua fama di indiscusso maestro degli equilibri difensivi?

“Poco fa abbiamo detto che adesso il mister sta approcciando le gare in modo più aggressivo, e alzando il baricentro della squadra sta ottenendo buoni risultati. Sicuramente, da persona di grande intelligenza qual è, anche lui ha un po’ aggiornato il suo calcio: io me lo ricordo per come allenava tanti anni fa. Era un tecnico che forgiava il gruppo innanzitutto dal punto di vista caratteriale. Ora in alcuni aspetti è un tantino cambiato. Del resto di questi tempi l’approccio vincente è quello di una difesa alta che parte già dagli attaccanti, i quali devono andare in pressione sui primi costruttori di gioco della formazione avversaria. E infatti all’inizio del campionato i rossoblù tendevano ad aspettare bassi, dietro la linea di metà campo, mentre adesso aggrediscono molto più alti anche perché hanno i giocatori con le caratteristiche giuste per farlo, che prima erano indisponibili. Questo è un cambio di atteggiamento evidente, che balza all’occhio. Determinante in tal senso è stato l’inserimento del trequartista - Mancosu o Viola - che agisce, tra l’altro, da primo ‘marcatore’ del portatore di palla avversario. Il Cagliari oggi in pratica gioca con due registi, uno basso davanti alla difesa e uno alto dietro le punte, dotati di qualità tecniche sopraffine e, in più, abili a recuperare immediatamente il pallone. Il che, per una compagine che deve salvarsi, fa tutta la differenza del mondo. Unitamente al fatto che, sempre in confronto a quanto si vedeva nelle prime giornate, ora i rossoblù appaiono molto corti e compatti, muovendosi con tutti i reparti in massimo venti-trenta metri di campo.

Certo, magari con questo approccio più spregiudicato rischi di prendere delle imbucate, e dei difensori giovani come quelli che ha in organico il Cagliari possono pagare pegno. Ma al contempo trasmetti un messaggio chiaro e preciso ai tuoi ragazzi, dandogli coraggio e accrescendone l’autostima. Tra l’altro Ranieri è bravissimo a lanciare e a responsabilizzare elementi anche alle prime armi: già ai nostri tempi si affidava senza riserve a giocatori di diciannove o vent’anni, e affrontavamo un campionato tostissimo. La terza categoria di allora non era come la serie C di adesso: ogni partita era una battaglia all’ultimo sangue, quindi per forza di cose dovevi essere temprato a livello caratteriale.”

I rossoblù, soprattutto con la presenza in campo di Petagna o di Pavoletti, possono contare anche sull’arma del lancio lungo per il centravanti, che giocando di fisico e di sponda fa salire la squadra e, inoltre, permette di attaccare le seconde palle.

“Io sono un amante delle statistiche. Leggevo recentemente che le formazioni di serie A che recuperano il maggior numero di seconde palle sono l’Atalanta, il Torino e appunto il Cagliari. I granata e i bergamaschi si contraddistinguono per la loro grande aggressività, quindi è emblematico che in questa classifica sia presente anche il Cagliari.”

Questo smentisce la convinzione, o il luogo comune, che Ranieri sia un tecnico più votato alla fase difensiva che a quella offensiva.

“Io lo conosco da molti anni, e so che lui sa fare tutto: quando c’è da difendere sa difendere bene, e quando c’è da attaccare sa approntare una fase offensiva brillante ed efficace. È un allenatore completo. Come ho detto in passato, credo che se non fosse stato ingaggiato Spalletti il suo profilo sarebbe stato perfetto per la panchina azzurra. Da CT dell’Italia metterebbe tutti d’accordo.”

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