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TMW RADIO - Pres. Medici Bergamo: "Ripresa? Preoccupano più gli spettatori dei calciatori"

TMW RADIO - Pres. Medici Bergamo: "Ripresa? Preoccupano più gli spettatori dei calciatori"TUTTO mercato WEB
mercoledì 6 maggio 2020, 18:32Altre Notizie
di Dimitri Conti
Archivio Stadio Aperto 2020
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Guido Marinoni, Presidente Ordine dei Medici di Bergamo, intervistato da Francesco Benvenuti e Niccolò Ceccarini
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Guido Marinoni, presidente dell'Ordine dei Medici di Bergamo, si è collegato in diretta con la trasmissione Stadio Aperto, in onda sulle web frequenze di TMW Radio: "Oggi, dal punto di vista della sicurezza medica, le cose sono migliorate, perché sono arrivati aiuti, donazioni e si comincia pure a trovare qualcosa sul mercato, ma non per un intervento istituzionale. Per fortuna è migliorata anche la situazione dei pazienti, si vedono pochi casi nuovi e in ospedale cominciano ad esserci posti liberi, così che si possano ricoverare coloro che hanno bisogno e fin qui non hanno potuto. Anche l'emergenza dell'ossigeno è superata, ma questo è effetto del lockdown. Le prossime settimane dipenderanno dalla responsabilità di ciascuno di noi, seppur si stia provando ad organizzare il territorio con provvedimenti regionali".

A Bergamo c'è il 568% di decessi in più rispetto agli anni scorsi.
"Chi discuteva la forza del virus, come minimo, andava definito pazzo. Purtroppo Bergamo è il luogo nel mondo in cui si è pagato a prezzo più caro il Covid-19, abbiamo perso un'intera generazione, e 29 colleghi solo nell'area bergamasca, molti medici di famiglia".

Perché Bergamo è stata colpita in questo modo così violento rispetto ad altre zone?
"Una serie di errori, anche se attribuire le colpe è difficile. Speriamo solo che questo serva per la fase 2, anche se non è che abbiamo raggiunto una situazione tale da essere in sicurezza su certi temi. Ovviamente un'epidemia non esplode sulle montagne della Calabria, ma dove ci sono aziende che producono ad altissima tecnologia e sono in contatto con referenti da tutti il mondo, dove c'è l'A4 ed un grande aeroporto internazionale. Come è successo qui, poteva succedere in altre europee: a mio avviso c'è stata poi una pessima gestione del territorio che ha aggravato il problema, e i numeri dei morti sono sotto gli occhi di tutti".

Ci spiega il concetto di polizia sanitaria?
"Questo va fatto: la app può servire a tracciare gli spostamenti, ma la realtà è che come si manifesta un caso per sintomi clinici, bisogna che scatti immediatamente l'isolamento obbligatorio sia per il cittadino ammalato che per i suoi contatti diretti. Può farlo solo il medico di famiglia, ma non può essere ovviamente un sequestro di persona: il dipartimento d'Igiene deve disporre subito i tamponi, bisogna aumentare il ritmo se vogliamo essere in grado di gestire questa fase, quando ci sarà una nuova crescita dei casi, perché questo succederà. Pure i medici delle aziende dovranno essere coinvolti. La app parte al momento in cui scatta la polizia sanitaria, quei metodi che ci hanno fatto uscire dalle grandi malattie del secolo scorso".

Conviene questa corsa ai test sierologici?
"Secondo me è importante dal punto di vista epidemiologico per vedere quanto è diffusa la malattia nella popolazione. Ai pazienti possono arrivare indicazioni importanti per capire se ha incontrato o meno il virus, e quanto deve stare attento. Il test sierologico comunque ci riporta alla necessità di dover fare i tamponi: non sappiamo tra l'altro quanto proteggano e per quanto tempo durino gli anticorpi che si vanno a verificare".

Si discute molto della ripartenza degli sport, e del calcio. Lei che ne pensa?
"Sa cosa mi preoccupa del calcio? Non tanto il fatto che i calciatori non siano protetti, perché investendoci soldi questo si può raggiungere. Mi preoccupano le persone davanti alla tv sul divano a fare il tifo, questo è un elemento di preoccupazione. A me per esempio piace vedere l'Atalanta, ne sono tifoso, ma non da solo: con me quando gioca, c'è sempre qualcuno".

A mesi di distanza da inizio epidemia, ci sono stati errori in Lombardia?
"Certamente. Sarebbe pure sbagliato paragonare Lombardia e Veneto, perché sono realtà diverse. Ma l'errore di non investire su isolamento, tamponi e strutture è un errore grave e sotto gli occhi di tutti".

Pensa che i positivi in realtà sarebbero (stati) molti di più?
"I dati dei contagi non hanno nessuna affidabilità, dipendono dal numero dei tamponi fatti. Studi affidabili non ce ne sono: nelle zone di Alzano e Nembro, le più rosse del mondo, sono stati fatti test sierologici su cittadini e contatti stretti, ed è uscita una positività del 60%. Sicuramente più della metà delle persone sicuramente è ancora suscettibile al virus, e l'immunità di gregge è lontanissima. Se volessimo raggiungerla a Bergamo, aggiungeremmo altri 3000 morti".

La categoria dei medici di famiglia ha subito delle belle sforbiciate di recente.
"Giorgetti (autore di un celebre discorso spregiativo della categoria, ndr) evidentemente vive in un altro mondo, bisognerebbe chiederglielo. Chi voterà dovrà giudicare anche cosa è successo, e non è un fatto politico: la Lega governa anche in Veneto, e mi sembra che lì la pensino in maniera totalmente differente a lui. Di fondo, nel numero degli operatori, è stata trascurata la medicina di famiglia: il numero è diminuito anche perché non c'è stato ricambio dei pensionati. Ci siamo trovati un territorio sguarnito, ed è successo una specie di disastro del Vajont. La diga è lì, ma l'onda della piena l'ha scavalcata buttando giù i fianchi della montagna".

Lombardia e Veneto hanno due gestioni totalmente opposte della sanità pubblica. Quanto hanno influito queste scelte?
"Direi molto. Prima della riforma Maroni il servizio organico delle ASL era molto strutturato, poi dopo quella legge il personale operativo è passato a delle aziende ospedaliere con una vocazione territoriale che avrebbe dovuto esserci, ma che è rimasta molto scarsa. Si è visto che il sistema è stato indebolito".

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