
Retegui e quei record che trasformano l'Atalanta da favola a realtà
Quando Mateo Retegui dice che vuole «superare Inzaghi», non è solo una questione di gol. È qualcosa di più profondo: è il desiderio di incidere indelebilmente il proprio nome nella storia dell'Atalanta. Un'ambizione, questa, che rappresenta il vero cuore della stagione nerazzurra, già splendida, già storica con la quinta Champions raggiunta in sette anni, ma ancora affamata di numeri, primati e soddisfazioni personali e collettive.
Sembra strano parlare ancora di obiettivi quando tutto è ormai scritto: Genoa e Parma non cambieranno la sostanza di una classifica già blindata. Eppure, Gasperini insegna che il calcio è anche questo: rincorrere un traguardo dopo l'altro, senza fermarsi mai. E proprio stasera, al Ferraris contro un Genoa ormai tranquillo, l'Atalanta potrebbe ritoccare alcuni primati destinati a restare a lungo nella memoria dei tifosi e nelle pagine degli annali.
Il record di Retegui, questione di orgoglio. Mateo Retegui oggi gioca contro il suo passato, quello che non è stato capace di valorizzarlo quanto avrebbe meritato. Ha raggiunto già Pippo Inzaghi nella classifica dei marcatori nerazzurri di tutti i tempi, ma stasera può fare quel passo oltre: 24 gol come "Superpippo" nella stagione 1996-97, e adesso manca un solo sigillo per lasciare un segno indelebile. Il bomber azzurro lo sa, lo vuole, e soprattutto lo merita. Non solo per il record in sé, ma per il modo in cui ha trascinato la squadra con una maturità e una capacità di incidere che pochi si aspettavano al momento del suo arrivo. E lo dice chiaramente: «Devo tutto ai compagni e a Gasperini». Una frase semplice, che racconta meglio di tante statistiche il segreto dell'Atalanta: una squadra dove ogni traguardo personale nasce dal gioco collettivo.
La Dea e l'insolita solidità difensiva. La vera sorpresa della stagione, però, arriva da un reparto che storicamente era considerato il punto debole delle squadre di Gasperini: la difesa. Se in passato la Dea era abituata a subire tanto, compensando con attacchi da record, quest'anno la solidità è stata una delle chiavi del successo. I soli 32 gol incassati rappresentano un primato assoluto sotto la guida di Gasp, che fa quasi sembrare la squadra diversa, più matura, equilibrata, completa. E un ruolo chiave l'ha avuto Marco Carnesecchi, autore di ben 13 clean sheet: un muro che ha trasformato il reparto arretrato da punto interrogativo a certezza assoluta.
De Roon, l'emblema della dedizione. Infine c'è Marten de Roon, l'uomo che non fa mai rumore ma che è sempre lì, instancabile, inesauribile, preziosissimo. A 34 anni si prepara a battere il record personale di presenze e minuti giocati in una singola stagione, dimostrando che la longevità e la costanza non sono affatto valori secondari in un calcio che spesso privilegia l'apparenza alla sostanza. Con De Roon l'Atalanta ha la sua bussola, un leader silenzioso che più di ogni altro incarna l'essenza di un club sempre pronto a spingersi oltre i propri limiti.
Perché inseguire i record conta ancora. Quindi sì, stasera contro il Genoa i punti valgono poco per la classifica, ma moltissimo per la storia. Che si tratti del gol decisivo di Retegui, dell'ennesima prova di solidità difensiva o della nuova pagina scritta da De Roon, l'Atalanta ha dimostrato una volta di più che il vero segreto del suo successo è non accontentarsi mai. La fame è il motore, l'ambizione la benzina. E allora avanti tutta, perché ogni primato è un pezzo di leggenda. E questa squadra, di leggenda, ne ha ancora parecchia da scrivere.






