
Mattiello: "A 29 anni gioco in Promozione e ora faccio il trequartista. Infortunio? Nainggolan si scusò subito e poi ci ritrovammo a Cagliari"
Federico Mattiello, ex terzino del Cagliari, si è raccontato ai microfoni del canale Youtube Calcio di Periferia, dove ha ricordato il suo grave infortunio in Chievo-Roma del 2015, dove in seguito ad uno scontro di gioco con Radja Nainggolan, si ruppe tibia e perone. Di seguito le sue parole, sintetizzate da TuttoCagliari.net: "Mi ricordo che ci fu uno scontro anche fortuito in cui la gamba mi rimase sotto e ci fu quel grave infortunio. Non credevo nemmeno ci si potesse far male in quel modo lì, su un campo da calcio. Juve? Ricordo con affetto le sfide tra Pogba e Allegri che giocavano a fare il canestro, tiri da tre punti, tiri da lontano per colpire la porticina a trenta metri. Ci facevamo delle risate. Uno parlava in livornese, l’altro in francese, non si capiva nulla. Erano scene divertentissime. In pochi lo sanno, ma ho avuto due fratture a tibia e perone. Due infortuni identici. La mia carriera è stata costellata di infortuni, tante delusioni, ostacoli da superare. Ma anche tante gioie. Una di queste è sicuramente il gol contro la Roma. Ho iniziato col tennis, giocavo al Tennis Club di Bagno di Lucca, lo stesso di Jasmine Paolini. Non solo la conoscevo: giocavamo proprio insieme. Facevamo le competizioni a squadre, maschili e femminili, c’erano anche Jessica e Tatiana Pieri. Il nostro maestro era Ivano Pieri. Con Jasmine ci conosciamo bene, le nostre famiglie si conoscono. Siamo stati insieme fino ai 13 anni, poi lei ha continuato e ha preso il volo. Ora la vediamo in TV, ma io l’ho vista crescere. A un certo punto ho scelto il calcio. Mi ha preso la Juventus, sono entrato nel settore giovanile e lì ho iniziato a sognare. Mi ricordo quell’estate in cui Conte lasciò dopo pochi giorni di ritiro. Arrivò Allegri e io ero aggregato alla prima squadra. Avrei dovuto andare in prestito, ma in ritiro andai molto bene e Allegri decise di tenermi. Un'esperienza fantastica. Novembre 2014, Juventus-Parma. Entro sul 6-0. Chiaramente meno pressione, ma il cuore batte forte. Quella era la Juve vera: Tevez, Pogba, Vidal, Pirlo, Buffon. Una squadra che andrà fino in finale di Champions a Berlino. Avevo 19 anni. Ricordo quell’esperienza con grande piacere. Poi a gennaio arriva la chiamata del Chievo. Arrivo da sei mesi in prima squadra alla Juve che mi avevano fatto crescere tanto. Il Chievo era una squadra forte: Pellissier, Birsa, Dainelli, Gamberini. Nonostante tutto, conquisto subito fiducia. Mi sentivo al top, fisicamente e mentalmente. Forse era il momento migliore della mia carriera. Esordio da titolare contro il Milan, poi Chievo-Roma. E lì mi rompo la gamba. Non ricordo quasi nulla. Non ho più rivisto quelle immagini. Solo che la gamba rimase sotto in uno scontro fortuito. Non ho provato nemmeno tanto dolore, forse per l’adrenalina o i medicinali. Mi hanno rassicurato: "È un osso rotto, si risalda". Ma il primo pensiero è stato: “E ora? Tornerò mai a camminare?”. Sei mesi fuori.
Rientro a ottobre 2015. Ma rientro troppo presto. Avevo ancora fastidio, c’erano ferri nella gamba che forse avrei dovuto togliere. Ma volevo giocare. Dopo qualche settimana, in un normalissimo contrasto in allenamento, si rompe di nuovo. Due infortuni uguali, quasi due anni fermo. Nel mezzo, una piccola gioia: rientro contro il Genoa, faccio un assist a Pellissier. Ma nel primo tempo Perotti mi massacra. Forse l’avversario più difficile che abbia mai marcato. Dopo il secondo infortunio, i medici mi avevano detto: "Puoi andarci sopra, le placche non si rompono". Ma non fu così. Fecero leva sull’osso, e si ruppe di nuovo. Tutti ricordano l’episodio con la Roma, ma anche il secondo infortunio mi ha segnato. Con Nainggolan, poi, ci siamo ritrovati compagni a Cagliari. Si era già scusato dopo la partita, anche con un messaggio. È stato solo un episodio sfortunato. Rientro l’anno dopo alla SPAL, primo anno in Serie A dopo tanto tempo. Una bellissima salvezza, quasi 30 presenze. Sono tornato. Ma due infortuni così ti cambiano l’assetto del corpo. Da lì sono arrivati anche gli infortuni muscolari. Prima non sapevo nemmeno cosa fossero. Penso che oggi non ho più una parte del corpo che non abbia avuto problemi. Lesioni, operazioni… Il primo gol in Serie A arriva nel 2018 con il Bologna. Contro chi? Sempre la Roma. Un segno del destino. Una soddisfazione enorme. Lo cercavo da tanto. Poi, quando ho smesso di inseguirlo, è arrivato. E bello, pure. Una liberazione, pensando a tutto quello che avevo passato. Tra le persone che mi sono state vicine c’è sicuramente Claudio Chiellini, fratello di Giorgio, che conoscevo già come compagno di squadra e come amico di famiglia. È stato fondamentale. Oggi gioco a Pietrasanta, in Promozione. Un campo particolare, sotto al Comune. Unico in Italia. Dopo anni di infortuni, mi era passata un po’ la voglia. Ho voluto provare un calcio diverso, dilettantistico, con meno pressione. Per vedere se mi piacesse ancora. Mi sto divertendo. Sono ancora in fase di elaborazione, la stagione non è finita, ma mi trovo bene. Qui gioco trequartista, con la 10. Io, che ho sempre fatto il terzino. C’è anche Laurini con me, quando è arrivato gli ho detto: “Ma che ci fai qui?”. Poi ho scoperto che ha preso casa da queste parti. Ora siamo i senatori dello spogliatoio".







