
Flavio Soriga: "Cagliari, stagione noiosa: meglio della retrocessione, ma ci si aspetta di più"
Lo scrittore Flavio Soriga, noto tifoso del Cagliari, ha commentato il successo rossoblù contro il Verona, ai microfoni di Radio Sportiva. Le sue parole, sintetizzate da TuttoCagliari.net:
È fatta? È salvezza o aspetti ancora la matematica?
“Mi sembra di capire che non si possa ancora dire con certezza. Anche se molti giornali e tifosi ci sperano, un po’ di prudenza ci vuole ancora. Però, oltre agli 8 punti di vantaggio, ci sono tante squadre sotto. E poi, per come ha giocato ieri il Cagliari, non sembra affatto una squadra in difficoltà in questo momento. In generale, non è che le sconfitte siano arrivate contro squadre abbordabili, quindi già questo è positivo. Ieri, poi, la vittoria con la firma della vecchia volpe Pavoletti per Nicola. Si avvicina, come detto, un altro traguardo. In una stagione che, complessivamente, come la valuti? Perché la media punti è un po' sotto l'unità a partita”.
Pensi che questa squadra potesse fare di più?
“Beh, come tifoso, è una stagione noiosa, come tante altre vissute in passato, no? Quando ti annoi è quasi positivo, perché non stai col fiato sospeso fino all’ultima giornata per salvarci, come spesso accade a Cagliari. Però credo che il Cagliari, da qualche anno, sia in quella zona grigia dove stanno anche Fiorentina, Bologna, e Torino – anche se oggi queste squadre sono molto più avanti. Quando galleggi per tanti anni, speri che arrivi prima o poi quella spinta per lottare per qualcosa in più. Non per lo scudetto, ma almeno per stare nelle prime 8-10. E questo a Cagliari non succede da tante, troppe stagioni. Quindi sì, stagione un po’ noiosa, meglio della retrocessione, certo, ma ci si aspetta di più. Anche perché ora ci sono giocatori buoni su cui costruire, se non si smantella la squadra. E l’allenatore è bravo”.
Quindi, mi pare di capire: confermeresti Nicola anche per l’anno prossimo?
“Penso di sì. La società ha creduto in lui quest’anno, non ha deluso, quindi perché no? Salvo scivoloni improvvisi, che nessuno si augura, ovviamente. Ma bisogna anche rinforzare la squadra: ieri mancavano Mina e Piccoli, e nonostante ciò la squadra ha giocato bene. Questo fa capire che anche loro non sono indispensabili, ma serve comunque qualcosa in più, soprattutto in attacco e in difesa, per fare un campionato migliore”.
A proposito di giocatori: uno l’hai citato, Piccoli. Nove gol, la doppia cifra è a portata di mano. Ti aspettavi questo rendimento da un attaccante che finora, in Serie A, non aveva mai avuto una squadra che puntasse davvero su di lui?
“Secondo me, a calcio serve una vera punta. Ieri sono andati con Pavoletti, ma anche Piccoli ha fatto bene. Io ci credevo: mi sembra una persona intelligente, equilibrata, sia in campo che fuori. Poi c’è Luvumbo, che dà quella esplosività. Se riesce a gestirsi meglio in certe fasi, può diventare davvero un giocatore importante. E poi c’è Makoumbou. Ieri è stata anche una vittoria del tifo. Non è banale: ieri si celebrava Sa Die De Sa Sardigna. Non c’è niente da festeggiare ufficialmente, ma si sentiva l’atmosfera, il sostegno, la passione. Le trasferte sono state molto partecipate tutta la stagione”.
La Primavera ha vinto la Coppa Italia, una squadra in gran parte costruita in casa. È il passo successivo? Si diceva che il Cagliari fosse la nazionale della Sardegna, ma oggi quell’impronta territoriale sembra un po’ svanita.
“Sì, siamo un milione e mezzo in Sardegna. Magari non saremo tanti come i baschi, ma ieri hanno segnato due sardi: Deiola, e Pavoletti. Ormai è sardo anche lui, per come si è legato alla squadra. E questa cosa della Primavera è davvero promettente. Le squadre medie, come il Cagliari, devono riuscire a tirare fuori tanto dai giovani. E soprattutto, non bisogna lasciarli andare via alla prima difficoltà”.







