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Dall'Inter allo svincolo, fino alla rinascita col Taranto: Antonini racconta la risalita
"Per noi è un anno molto intenso, fatto da tanto lavoro e sacrifici, gli obiettivi nostri sono ancora aperti e speriamo di raggiungerli facendo più punti possibile. In queste cinque gare daremo tutto, apprezziamo le idee del mister e il suo modo di giocare, lo abbiamo seguito e credo che in campo si veda. Certo, in alcuni momenti potevamo forse fare meglio, ma viene difficile analizzare il passato, guardiamo avanti": così, in esclusiva a TuttoMercatoWeb.com, il difensore (goleador) del Taranto Matias Antonini.
Che giustamente guarda al presente e al futuro, ma porta con sé un passato "ingombrante": pupillo di Luis Figo, fu portato all'Inter dal Brasile - più precisamente dal Gremio - e, dopo essersi trovato gli occhi addosso di Pep Guardiola e Kevin Prince Boateng da marcare, scelse il Cagliari Primavera. Per poi passare all'Arezzo in Serie C nel disgraziato anno del Covid, ritrovarsi svincolato e dover sostanzialmente ripartire da capo: "È stato un periodo difficile, non lo nego, e un grazie va al sostegno che mi hanno dato la mia famiglia e la mia ragazza. A me hanno sempre insegnato che si deve fare il meglio che si può con quello che si ha, indipendentemente dal fatto che questo sia poco o tanto, e così ho fatto. Al termine della stagione 2019-20, senza di fatto partite giocate, l'Arezzo non mi riconfermò, ma io sapevo che in qualche modo avrei dovuto farcela. E così mi sono rimesso in gioco in Serie D, con il Nibionnoggiono: sono felice di come poi è andato il resto".
Da li Ravenna prima, poi finalmente la Serie C appunto con il Taranto. Stagione del riscatto?
"Forse per certi aspetti sì, ma non voglio pensare troppo a questo, mi interessa lavorare. Questa è per me una stagione importante, di crescita, ha lavorato molto per poter poi fare bene, e ringrazio davvero tutto il club, dalla dirigenza ai compagni, passando per chi lavora dietro le quinte, per quello che sto riuscendo a fare. Mi hanno dato tutti fiducia".
Degli anni all'Inter che ricordo hai?
"Sono stati anni sicuramente belli e formativi, ho fatto con la prima squadra amichevoli e ho giocato il Trofeo Berlusconi: tutte cose che mi servono da stimolo per fare bene e continuare a lavorare sempre al meglio".
Non c'è la voglia di tornare a misurarsi con quel grande calcio, dopo averlo assaporato?
"Io credo di dover ancora dimostrare tante cose, nel calcio ci sono step precisi e un percorso da seguire. So solo che devo lavorare, è chiaro che ognuno di noi ha obiettivi precisi, ma si vedrà in futuro quel che sarà: è più importante rispettare certi step".
Che giustamente guarda al presente e al futuro, ma porta con sé un passato "ingombrante": pupillo di Luis Figo, fu portato all'Inter dal Brasile - più precisamente dal Gremio - e, dopo essersi trovato gli occhi addosso di Pep Guardiola e Kevin Prince Boateng da marcare, scelse il Cagliari Primavera. Per poi passare all'Arezzo in Serie C nel disgraziato anno del Covid, ritrovarsi svincolato e dover sostanzialmente ripartire da capo: "È stato un periodo difficile, non lo nego, e un grazie va al sostegno che mi hanno dato la mia famiglia e la mia ragazza. A me hanno sempre insegnato che si deve fare il meglio che si può con quello che si ha, indipendentemente dal fatto che questo sia poco o tanto, e così ho fatto. Al termine della stagione 2019-20, senza di fatto partite giocate, l'Arezzo non mi riconfermò, ma io sapevo che in qualche modo avrei dovuto farcela. E così mi sono rimesso in gioco in Serie D, con il Nibionnoggiono: sono felice di come poi è andato il resto".
Da li Ravenna prima, poi finalmente la Serie C appunto con il Taranto. Stagione del riscatto?
"Forse per certi aspetti sì, ma non voglio pensare troppo a questo, mi interessa lavorare. Questa è per me una stagione importante, di crescita, ha lavorato molto per poter poi fare bene, e ringrazio davvero tutto il club, dalla dirigenza ai compagni, passando per chi lavora dietro le quinte, per quello che sto riuscendo a fare. Mi hanno dato tutti fiducia".
Degli anni all'Inter che ricordo hai?
"Sono stati anni sicuramente belli e formativi, ho fatto con la prima squadra amichevoli e ho giocato il Trofeo Berlusconi: tutte cose che mi servono da stimolo per fare bene e continuare a lavorare sempre al meglio".
Non c'è la voglia di tornare a misurarsi con quel grande calcio, dopo averlo assaporato?
"Io credo di dover ancora dimostrare tante cose, nel calcio ci sono step precisi e un percorso da seguire. So solo che devo lavorare, è chiaro che ognuno di noi ha obiettivi precisi, ma si vedrà in futuro quel che sarà: è più importante rispettare certi step".
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