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UN OTTAVO POSTO DAI MOLTI SIGNIFICATI, LA PALLA ADESSO PASSA ALLA UEFA. COMANDA PRAGA, L’UNICA COSA CHE CONTA. I RAGAZZI DEL ’75 CHIEDONO IL BIS. NON PARLIAMO PIÙ DI TITOLARI, MA DEL GRUPPO. CHE STAGIONE, TRA QUALCHE ANNO LA CAPIREMO…TUTTO mercato WEB
lunedì 5 giugno 2023, 11:00L'opinione
di Mario Tenerani
per Firenzeviola.it

UN OTTAVO POSTO DAI MOLTI SIGNIFICATI, LA PALLA ADESSO PASSA ALLA UEFA. COMANDA PRAGA, L’UNICA COSA CHE CONTA. I RAGAZZI DEL ’75 CHIEDONO IL BIS. NON PARLIAMO PIÙ DI TITOLARI, MA DEL GRUPPO. CHE STAGIONE, TRA QUALCHE ANNO LA CAPIREMO…

La storia della Fiorentina in generale balla tra quinto e sesto posto, va da sé che un ottavo possa abbassare le velleità del testosterone viola, ma non è in questi termini che va posta la questione. Ogni evento va contestualizzato e va ricondotto sempre al punto di partenza. Chi eravamo? Da dove arriviamo?

La Fiorentina è partita con almeno 7 squadre sopra la testa e altre 3-4 che in teoria avrebbero potuto insidiarla. Questo era il quadro agostano, poi ognuno ha il diritto di pensarla come vuole, anche che la Lazio, ad esempio, fosse alla portata dei viola… Il calcio è il pianeta dell’opinione, nessuno ha ragione in assoluto, ma tutti hanno la loro e se la tengono stretta. 

Veniamo al contesto: non tutte le annate sono uguali e una nella quale ti ritrovi a disputare la bellezza di 60 partite è certamente più stressante di altre. Un ottavo posto, fabbricato in simili condizioni, non può essere paragonato ad un posizionamento uguale, ma ottenuto con molto meno sforzo. Per Firenze, non per Milano o Torino, ribadiamo, per Firenze, arrivare a disputare due finali nella medesima stagione, significa stabilire un record o nel caso della Fiorentina eguagliarlo dopo 62 anni… Due finali contestuali a Firenze sono una notizia, a Milano e Torino no anche se in riva al Po’, sponda a strisce, quest’anno avrebbero festeggiato con bollicine piemontesi l’evento, stante i disastri che hanno combinato. 

Due finali a Firenze sono un successo, a prescindere da quale sarà il risultato. La sensazione è che ancora non abbiamo capito fino in fondo questa stagione. Serviranno anni per comprenderla…  

La prima finale è stata persa, ma i viola hanno combattuto e per chi scrive avrebbero meritato pure di vincerla, ma la differenza nel calcio da sempre la fa chi la butta dentro e nell’altra metà campo c’era Lautaro Martinez. Fermiamoci qui. La seconda è da giocare e con buone prospettive per i viola. West Ham forte, sì, pure più di quello che immaginiamo, ma la Fiorentina non è da meno. Di là non c’è Lautaro, neppure Lukaku o se vogliamo Dzeko.

Finale alla pari, sicuro. Poi staremo a vedere. E se a trionfare fosse la Fiorentina, come i giovanotti del ’61 in Coppa delle Coppe, bomber Gigi Milan su tutti, ballerebbe anche la Torre d’Arnolfo.

A fare il tifo, poi, ci sono i ragazzi del ’75: il Corriere dello Sport, ieri (a firma Francesco Gensini), ha pubblicato una bella intervista a Vincenzo Guerini, roccia viola quanto sfortunata. Prima mediano diga e poi dirigente con i Della Valle. Lui segnò il 3 settembre ’75 il gol dell’andata contro il West Ham, finale di Coppa di Lega italo-inglese: al ritorno (gol di Speggiorin a Londra) “Guerra” era in ospedale, con la gamba maciullata dall’incidente terribile in auto, che mise fine alla sua carriera. Vincenzo ha incitato i viola a “piegare il West Ham”. Fantastica quella squadra, con una maglia bella da impazzire, coccarda della Coppa Italia in vista, ricca di giovani campioni come Guerini, Roggi, Caso e la “luce” Antognoni. C’erano i poveri Beatrice, Galdiolo e Mattolini, quindi Casarsa il rigorista senza rincorsa, il terzino d’assalto Roggi, il mitico Superchi (reduce dello scudetto ’69), l’ottima punta Desolati, Tendi marcatore implacabile, uno straordinario Merlo e il grande libero Pellegrini. Non riusciamo a raccontarli tutti, ci scuseranno, ma tutti hanno nel cuore la Fiorentina e mercoledì sera, visto che sono stati gli ultimi a battere i “martelli”, faranno un gran tifo davanti alla tv. Gli altri da sopra una nuvola…

A Praga i viola giocheranno la gara numero 60 (come nessuno in Italia) di un anno infinito. Vi ricordate i preliminari? Doppia sfida col Twente, la battaglia di Enschede, la super parata di Terracciano e il salvataggio di Cabral. Li chiamano bivi, di là o di qua, dentro o fuori. La Fiorentina è restata in corsa. Saltato quell’ostacolo i viola hanno cominciato male ai gironi: pareggio (1-1) in casa col Riga e sconfitta pesante a Istanbul contro il Basaksehir  (3-0), ma poi 10 vittorie e 2 sconfitte (per fortuna senza conseguenze). La squadra di Italiano, tecnico al debutto nelle coppe, ha realizzato 36 reti, risultando la primatista della Conference. Cabral dopo due edizioni è in testa alla classifica dei cannonieri: in tutto 21 gol (13 col Basilea e 8 con i viola). Questi i numeri che testimoniano il merito di essere arrivati a Praga. 

C’è anche un altro record di cui Firenze va fieramente orgogliosa, ma che non pare colpire tutti, eppure per Firenze, non per Milano o Torino, significa tantissimo: i viola sono la prima formazione europea a partecipare alle finali delle 4 competizioni riconosciute dalla Uefa. Nel ’57 in Coppa dei Campioni (oggi Champions League), nel ’61 (Coppa delle Coppe), nel ’90 in Coppa Uefa (adesso Europa League) e infine in Conference League. Non è successo a Milan, Inter e Juventus. Vi pare poco?

Un piazzamento, l’ottavo posto, che potrebbe valere l’Europa se la Juve venisse estromessa dalla Uefa. Ora la palla passa sui piedi del governo del pallone continentale. Tutto lascia immaginare che la sanzione arriverà e allora la Fiorentina per il secondo anno consecutivo sarà qualificata per la Conference. La speranza è di ritrovare, invece, i viola in Europa League stretti ad una coppa alzata al cielo… Perché Praga ora è l’unica cosa che conta. I viola arrivano in ottime condizioni, è ai box solo Sirigu. Reggio Emilia venerdì sera ha dimostrato che ci sono gambe, testa e cuore. La Fiorentina non deve temere nulla, può andare ad affrontare il West Ham con la faccia al vento. Italiano ha portato la propria rosa ad un livello di omogeneità di rendimento. E’ sbagliato parlare di titolari, tutti possono ambire ad una maglia e in 16 giocheranno. Bisogna alzare anche l’asticella culturale per fare una fuga in avanti. In questo il calcio è mutato, ci sono più partite all’interno della stessa gara.

Gli inglesi hanno finito prima, si sono ritemprati al sole dell’Algarve, tra bagni e golf. Buon per loro, ma attenzione forse in questi casi è meglio arrivare col motore caldo piuttosto che ripartire rilassati. Moyes, eliminato dalla Coppa Uefa ai rigori 2007/08 dai viola di Prandelli, è allenatore molto esperto. Conta sua una squadra fisica, velocissima e con buone individualità (è in infermeria solo Scamacca): tra gli Hammers si staccano il centrocampista Rice, nazionale inglese, valore 80 milioni, vicino al Bayern. Il portiere Areola, campione del mondo nel 2018 con la Francia. L’ex milanista Paquetà e un altro ex, ma della Juve, Ogbonna. Poi Emerson Palmieri, con un passato nella Roma e campione d’Europa con l’Italia di Mancini nel 2021. Da non dimenticare Bowen, motorino inesauribile e la punta Antonio, giamaicano, pericoloso come un serpente. Oltre all’esterno sinistro algerino Benraham.

Quasi 6mila tifosi andranno all’Eden Arena, altrettanti partiranno senza biglietto. Più in 25mila saranno al Franchi a seguire la partita sui maxi schermi: totale 35mila anime viola coinvolte. Impressionante, ma solo per chi non conosce Firenze. Ci sarà tanto lavoro per i responsabili dell’ordine pubblico ceco perché gli inglesi potrebbero essere 15-20mila. Una numero folle considerando che poco meno di 6mila entreranno nell’impianto, gli altri saranno in giro per Praga. Massima attenzione, è quella che chiedono tutti dall’Italia e dall’Inghilterra.  

Andiamo a Praga ed è già una vittoria.