
Pioli motivato è un salvagente come Ranieri (anche per Pradè), Gilardino ambizioso e adatto per Gud, Farioli suggestione. De Rossi sarebbe un rischio doppio. Ma Rocco perché non ha mai rinforzato lo staff dirigenziale?
Le riflessioni profonde annunciate da Pradè sono verso se stesso e per la panchina c’è un casting più o meno aperto, con Pioli davanti a tutti. Alcuni procuratori assicurano che proprio Pradè stia gestendo il post Palladino e questo potrebbe essere un punto di partenza (per un nuovo parere della Curva, ripassare più avanti). E mentre non si è capito che cosa sia successo di diabolico fra la Fiorentina e Sarri, quello di Pioli sembra il profilo più funzionale: ha conosciuto l’anima di Firenze da giocatore e allenatore, il suo divorzio dalla panchina fu uno choc dopo il comunicato obiettivamente fuori luogo scritto dalla precedente proprietà e lo strappo da Firenze è rimasto lì, come una ferita ingiusta da rimarginare e sempre in connessione con il feeling viola. Poi Pioli è andato altrove e ha vinto uno scudetto al Milan, in Arabia all’Al Nassr ha guadagnato in alcuni mesi quando un normale allenatore metterebbe insieme in parecchie vite.
Eh, ma Firenze… Ora Pioli ha nostalgia dell’Italia e potrebbe liberarsi il 10 luglio. Non sarebbe comunque un problema per lui lavorare in anticipo. Ma con chi? Pioli troverebbe uno staff dirigenziale sotto choc e per questo c’è già chi accosta la sua figura a quella di Ranieri, capace di recuperare ogni energia utile all’interno di una Roma devastata. A Firenze _ fatte le debite proporzioni _ il lavoro di mediazione e ricostruzione non mancherebbe e un salvagente con la barba farebbe comodo a parecchi. Pioli ha il carisma e l'esperienza per attraversare ogni turbolenza e se non altro porterebbe in dote alla Fiorentina anche un bonus di tregua (temporanea) con la curva.
Resta in corsa anche Gilardino, uno che in panchina ha deciso di imparare partendo dal basso e in alto ha trovato il modo di valorizzare per primo Retegui, ma anche Martinez, Dragusin e Frendrup per ricordarne alcuni in quel Genoa che galoppava a inizio 2024. Poi c’è Gud, un caso a parte: Gila trovò il modo di estrarlo dalla sua condizione di esterno, consegnadogli anche un po’ di chiavi per le incursioni centrali. Tanti gol, tanta stima (e anche questo potrebbe essere un indizio). Tra le suggestioni, c’è quella del giovane Farioli, che ha girato mezzo mondo e in Olanda si è messo in vetrina con l’Ajax nonostante il campionato perso in modo clamoroso, nelle ultime quattro giornate. Qualcuno sogna De Zerbi _ chi non lo vorrebbe? _ mentre non sfugge la grandissima stima che Pradè ha per Daniele De Rossi. Tutti parlano bene di DDR nel mondo del calcio, certo che qui a Firenze sarebbe un doppio rischio portarlo: tutto ancora da dimostrare in panchina, ambiente in ebollizione e legame territoriale/affettivo con un Ds nel mirino. Può bastare?
LO STAFF E I MISTERI
‘Siete pochi ma buoni’, ha stabilito il presidente Commisso riferendosi a chi in loco governa la Fiorentina. Era la conferenza stampa del martedì, quella prima del famoso mercoledì. Pochi e sulla vastità del ‘buoni’ ognuno avrà le proprie idee: qui non vogliamo influenzare le opinioni a proposito dei dirigenti, ma semmai ricordare che il proprietario della Fiorentina da quando è arrivato ha cambiato poco, pochissimo, all’interno della gerarchia di comando.
Basti pensare dopo la scomparsa di Barone, un dirigente totalizzante in quanto a poteri, competenze e presenza all’interno della Fiorentina, è stata promossa una figura interna: il responsabile della Comunicazione e dell’area social è diventato Direttore Generale. L’ascesa di Alessandro Ferrari è stata una volta di più il simbolo della filosofia di Commisso: il gruppo di lavoro deve essere ristretto e composto da persone di fiducia. Estrema. E questa può essere una forza, ma anche un limite se nel corso degli anni poi si ripetono situazioni che sono poco spiegabili (tipo le fughe di due allenatori come Gattuso e, ancora più clamorosamente Palladino, entrambe risolte con un accordo e clausole di riservatezza).
QUANDO LA CURVA ATTACCA
L’esperienza di chi conosce Firenze perché magari ci è nato, al contrario di chi suppone di interpretarla indossando temporanei ruoli di comando, ci ricorda che quando la Curva passa all’attacco è difficilissimo che torni indietro. E comunque mai in assenza di cambiamenti concreti, sterzate, cambi di rotta. L’aggravante in questo caso è che la Curva ha messo nero su bianco di aver sopportato per troppo tempo delle circostanze che in passato sarebbero state affrontate in modo diverso, e certamente con un vigore maggiore. Per ‘amore’ della maglia, i tifosi hanno dunque messo nero su bianco di aver sopportato negli anni ‘arroganza, incompetenza, mancanza di rispetto per la storia della Fiorentina, scelte incomprensibili, atteggiamenti spocchiosi, un sabotaggio sportivo e un progetto sportivo fallito inesorabilmente dopo qualche’.
Se quello della Curva è stato un record mondiale di pazienza, va detto che ora ci si aspettano mosse concrete da parte della proprietà. Per eliminare tutti i difetti di cui sopra ci vorrà del tempo, l'arrivo di un buon allenatore potrebbe aiutare.







