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Inter-Inzaghi: i retroscena di un addio (e due parole su Simone). Milan: Modric perfetto a qualunque età. Juve: la decisione su Tudor e il flop di Giuntoli. E sugli azzurri…TUTTO mercato WEB
mercoledì 4 giugno 2025, 16:03Editoriale
di Fabrizio Biasin

Inter-Inzaghi: i retroscena di un addio (e due parole su Simone). Milan: Modric perfetto a qualunque età. Juve: la decisione su Tudor e il flop di Giuntoli. E sugli azzurri…

E alla fine è andato via. E ovviamente parliamo di Simone Inzaghi, non più tecnico dell’Inter. Di lui parliamo poco più sotto, qui raccontiamo quel che è accaduto e facciamo il punto della situazione.

All’incontro che ha sancito l’addio c’è stata parecchia onestà reciproca. Il club ha parlato delle possibilità sul mercato, l’allenatore delle perplessità riguardo alla possibilità di continuare. L’allenatore era diviso tra cuore (“resto e cerco la mia rivincita”) e mente (“ho terminato il mio percorso”) e alla fine ha prevalso quella, la mente. I comunicati d’addio grondavano miele, ci si è lasciati bene. Inzaghi rifiuta i corteggiamenti inglesi e italiani, vola in Arabia, incassa 50 milioni, tira il fiato, imparerà l’inglese e sarà pronto per altri mercati. L’Inter invece… cercherà un degno erede. Anzi, lo sta cercando e pure con urgenza. Il candidato numero 1 è Fabregas, già contattato: per i nerazzurri è lui il prescelto ma bisogna capire se a Como sono d’accordo (oggi sapremo). Nel recente passato il tecnico spagnolo ha detto no a Roma e Bayer, vedremo se i nerazzurri avranno avuto argomenti più convincenti. E comunque non è detto che basti.
Le alternative? Sì è parlato di De Zerbi ma il tecnico dell’Olimpique, a quanto pare, non rientra tra i papabili. Restano vive invece le piste Vieira e Chivu, anche se la sensazione è che in caso di chiusura con lo spagnolo possano inserirsi altri profili…

E ora consentitemi due parole su Inzaghi.
 
Se ne va una bella persona prima ancora che un bravo allenatore. E un bravo allenatore lo è eccome. E una brava persona, ancora di più. In un mondo – quello del calcio – in cui tutti quanti si nutrono di “io” (“io ho vinto, io ho fatto, io, io, io”) Simone Inzaghi ha scelto sempre il “loro”, al massimo il “noi” (“i ragazzi sono stati bravi…”, “devo ringraziare questo gruppo…”).
In due soli casi ha utilizzato l’io: 1) Nelle sconfitte (“Sono il responsabile”). 2) In un giorno di qualche anno fa, quando le cose andavano male e ci ha tenuto a mettere i puntini sulle I: “Dove alleno io aumentano i ricavi, calano le perdite e si vincono i trofei”. Ci siamo messi a ridere, aveva ragione lui.

L’Inter ha miseramente perso l’ultima finale di Champions, una mazzata micidiale e affatto digerita o digeribile, ma è anche vero che è arrivata a giocarsela, quella finale. E con quella del 2023 fanno due in tre anni. E con questi risultati, quest’anno, il bilancio del club tornerà a sorridere dopo un’eternità. Se oggi diamo per scontato che questa squadra possa arrivare in fondo a qualunque competizione il merito è di tutto il gruppo Inter ma anche e forse soprattutto suo, un lavoro che ha portato bellezza sul campo, serenità nello spogliatoio, comunione d’intenti, il tutto a costo zero (non un dettaglio).


Le storie nel calcio sono tristemente destinate a terminare, soprattutto in questi anni fatti di contratti che valgono quello che valgono. Ma se i protagonisti se ne vanno, i tifosi invece restano. E restano sia nel bene che nel male. E ovviamente si augurano che il futuro possa essere migliore rispetto al passato. Ecco, il futuro è già iniziato, ma prima di capire quel che accadrà credo sia giusto salutare questo signore qua: per 4 anni ha trattato l’Inter con la cura e l'attenzione che merita e, quindi, ha trattato bene tutti coloro che la amano.

Due cose sulla nazionale, chiamata venerdì a un appuntamento già decisivo in chiave qualificazioni mondiali. C’è la Norvegia di Haaland e noi… siamo a pezzi. Dice Di Lorenzo: “L’Italia non può mancare il Mondiale per tre volte di fila”. Ma il dato di fatto è che nessuno ci regalerà nulla. L’idea di puntare su Acerbi, con tanto di convocazione rispedita al mittente, è stata evidentemente sbagliata: il ct aveva ragione sul fatto che il ragazzo fosse ormai datato e proprio per questo avrebbe dovuto lasciarlo stare, la risposta del giocatore è stata una conseguenza coerente. Soprattutto, si è andati contro i principi che Spalletti sta predicando da tempo: squadra giovane e progetto a lunga scadenza. Se uno viene escluso a monte non può diventare utile strada facendo. Altra cosa: perché non c’è Mancini? Sarebbe servito come il pane. Sul gruppo interista, chiaramente a pezzi dopo la finale di Monaco, il ct non ha nessuna colpa, ma certo non saranno al meglio. Morale: venerdì sarà dura, stringiamci a coorte.

Pillole finali:

- Modric-Milan, gran colpo. “È vecchio!”. I fenomeni non hanno età. E se arriva pure Rabiot…
- Sarri-Lazio, bella scelta. Il mister perfetto per una squadra che l’anno prossimo dovrà pensare solo al campionato
- Allenatore Juve: piuttosto che nomi a caso, molto meglio Tudor. Non avrà la l’allure di altri, ma conosce bene l’ambiente e sa quello che fa
- Giuntoli silurato? Spesso i dirigenti funzionano meglio quando non hanno quattrini a disposizione…