
Alia Guagni: “Scudetto al Franchi, ho ancora i brividi. Se mi chiamasse la Fiorentina...”
“Ho smesso da un mese ormai ma ancora non sono riuscita a staccare veramente. Ho ancora la mente che frulla per cercare di capire come muovermi e come sistemare un po’ di questioni. Tutto sommato però mi sento bene e non vedo l’ora di andare un pochino in ferie (ride ndr)”. A parlare è Alia Guagni che ha da poco dato l’addio al calcio giocato dopo una straordinaria carriera vissuta in gran parte con una casacca indosso: quella della Fiorentina di cui è stata per oltre un lustro capitana indiscussa. Tra i tanti media che hanno voluto sentire la sua voce dopo la sofferta decisione di ritirarsi, non poteva mancare Firenzeviola.it che ha sentito in esclusiva la calciatrice per comprendere quale sarà la via che percorrerà ora Guagni dopo oltre trent’anni di vita dedicati al pallone. “Il mio motto è sempre stato: meglio rimorsi che rimpianti – continua a raccontarci -. Ho sempre preferito tentare quando ne ho avuto l’opportunità e la voglia. Non ho vinto tantissimi trofei ma la mia carriera è stata meravigliosa e quei pochi che sono riuscita a portare a casa hanno un valore speciale per me. Sono felice così!”
Come si vede per il suo futuro a livello professionale?
"È tutto da scrivere. Non mi precludo niente. Vorrei restare nel mondo del calcio a livello manageriale e poter dare il mio contributo anche fuori dal rettangolo verde. Anche prendere il patentino di allenatrice è una cosa che mi piacerebbe fare. Tempo al tempo".
Se la richiamasse la Fiorentina per proporle un ruolo dirigenziale o inserirla in uno staff tecnico accetterebbe?
"Firenze è casa mia e la Fiorentina è stata la mia famiglia per tantissimi anni. Se mi chiamasse mi farebbe tantissimo piacere".
Cosa pensa dell’Italia Femminile che a breve partirà con la spedizione europea in Svizzera?
"È un gruppo che ha un buon mix di esperienze e gioventù. Sono molto affiatate e hanno mostrato un buon calcio. Spero che possano regalarci qualche gioia. Non so se siano pronte per vincere ma sicuramente abbiamo dimostrato di poter competere con chiunque. Dovranno impegnarsi al massimo e poi chissà…"
Che ricordi ha del Mondiale di Francia 2019 di cui lei ha fatto parte?
"È stata la svolta per il calcio femminile. Di punto in bianco si sono accorti che c’eravamo anche noi e siamo riusciti con un risultato oltre le nostre aspettative a fare appassionare ed emozionare tutti. Anche per noi da dentro è stato qualcosa di indescrivibile. Una soddisfazione enorme".
Ha giocato in Italia, Spagna e Stati Uniti. Che differenze ha trovato tra i vari campionati e dove si è trovata meglio?
"Le esperienze vissute all’estero mi hanno aperto gli occhi e fortificata enormemente. L’America per prima mi ha mostrato cosa voglia dire permettere ad una bambina di scegliere lo sport che preferisce. Vedere gli stadi pieni di ragazzi e ragazze mi ha fatto sperare di riuscire un giorno a vivere queste cose anche in Italia. La Spagna ha mostrato un livello di calcio superiore al nostro e una mentalità più aperta. Sono state tutte esperienze bellissima ma l’Italia è l’Italia. Bisogna solo abbattere un po’ di barriere".
Nel 2017, poi, lo scudetto con la Fiorentina...
"Il mio ricordo più bello. Immaginate di crescere da bambina seguendo la Viola in televisione, andando al Franchi e amando Firenze. Poi immaginate di indossare la maglia della tua squadra del cuore, giocare nel tuo stadio e vincere al suo interno lo scudetto. Brividi è a dir poco".
Era un altro calcio si può dire. A che punto pensa siamo arrivati con la crescita e quanto ancora c’è da fare?
"Dallo scudetto a Firenze a ora sembrano passati secoli invece sono solo otto anni. Il calcio femminile ha fatto un salto in avanti notevole e la nostra vita di calciatrici in primis è cambiata tanto. Adesso è una professione e si ha un futuro da poter inseguire ma solo all’inizio del nostro sviluppo. Non bisogna fermarsi né accontentarsi".
Cosa suggerirebbe per migliorare le cose?
"Lavorare tanto sui settori giovanili per far crescere atlete sempre più competitive e operare anche nelle scuole per cambiare la mentalità delle nuove generazioni. Avvicinare quante più bambine possibili a questo sport bellissimo. Quelle che oggi sono diventate le veterane e le leggende devono accompagnare le nuove generazioni per evitare che si perdano di vista i veri valori dello sport".
Cosa direbbe ad una bambina che sogna di diventare una calciatrice?
"Credi nei tuoi sogni e lotta per realizzarti. La passione è ciò che ci fa vivere veramente quindi non devi perderla mai!"
Che ruolo ha avuto la sua famiglia nel diventare la donna che lei è ora?
"I miei genitori sono stati tutto per me. Mi sono sempre stati accanto supportandomi in ogni mia scelta e iniziativa, permettendomi di sbagliare ma sempre pronti a riaccogliermi senza giudizi. Mi hanno spinto ad essere una persona vera e a ricercare la felicità più di qualsiasi altra cosa".
Che altre passioni ha oltre al calcio?
"Amo viaggiare per scoprire il mondo, vivere giornate in famiglia, leggere, dipingere, creare… uscire a fare aperitivo se si può dire (ride ndr). Sono una persona normalissima alla fine".
Chi è oggi Alia Guagni?
"Ancora non lo so. La vita è tutto un divenire. Di una cosa sono certa: sono una persona autentica, nel bene e nel male. Sono me stessa, che piaccia agli altri oppure no e vivo ogni giorno cercando di essere più felice possibile".





