
Palleggiatori e punte con la faccia cattiva: così Pioli vorrà comandare la partita, ma perdere Mandragora non ha senso. Insigne non serve a questa Fiorentina
Pioli ancora non c’e’, ma il suo lavoro ha già una forte identità. Firenze aspetta Stefano, ormai allo sbarco mancano pochi giorni, ma lui come un artigiano del centro storico modella già la sua Fiorentina. Ancora prima di ascoltare le sue parole, possiamo già intuire cosa gli stia passando per la testa: Pioli vuole una squadra che comandi la partita, non la subisca. Un passaggio sostanziale rispetto al passato quando certe occasioni sono sfumate per qualche arrendevolezza di troppo.
Pensatori della metà campo
Per dare le carte di un confronto, servono uomini perché Pioli sa perfettamente che le sfide vengono vinte dai giocatori. E allora, al di là di uno dei migliori portieri d’Europa e di una difesa affidabile, il salto di qualità deve avvenire in mezzo al campo. In quella zona nevralgica la Fiorentina avrà pensatori importanti, gente che sappia palleggiare. Almeno due su tre, se immaginiamo una cerniera con questo numero di centrocampisti. Un regista e una mezz’ala di regia. Il primo ha sempre più i contorni di Bernabè che può fare il trequartista, il play e qualsiasi cosa abbia a che fare col buono del pallone. Senza dimenticare che la Fiorentina si è assicurata pure Fazzini, davvero forte dalla cintura in sù.
Rolando deve restare
Il doppio regista si potrebbe sublimare con Fagioli vicino a Bernabè. L’Italia 2021 ha vinto un Europeo con Jorginho e Verratti a disegnare geometrie. La scelta, invece, dell’altro interno sarà decisiva perché a lui verrà affidato il compito di rompere e ripartire. Uno come Frendrup andrebbe benissimo, ma ce ne possono essere anche altri. Perdere Mandragora non avrebbe senso. Nell’ultima stagione 9 centri in 42 gare complessive, oltre ad un impegno massimale, una dedizione totale alla causa viola ed a un ruolo di spesso nello spogliatoio. Non si disperde un capitale così, è bene che la società rifletta.
Attaccanti con la cazzimma
I pensatori della metà campo dovranno innescare attaccanti dalla faccia cattiva perché in avanti non si possono fare concessioni. Poche leziosità, molta concretezza. Cazzimma in purezza. Kean, se resterà come tutti sognano, ha già dimostrato con i suoi 25 gol complessivi e con la postura da guerriero, di avere queste caratteristiche. L’altro con una maschera da bomber crudo è Dzeko. A 39 anni non gli si può insegnare nulla, da lui attendiamo solo soluzioni. Se arrivasse il giovane Sebastiano Esposito la Fiorentina potrebbe festeggiare. Le qualità tecniche ci sono tutte, ma soprattuto c’è una una personalità fortissima. Lo ricordava in queste ore anche il presidente dell’Empoli Corsi: Seba non ha paura di nulla, non teme fischi o brusii, ha le spalle giù molto larghe. Il quarto è Gudmundsson, l’islandese estroso. Ecco ‘Gud’, deve pensare solo alla porta avversaria, con quella faccia da uomo del ghiaccio, con quel tiro secco come una stecca da biliardo, con quella straordinaria attitudine a inviare il pallone nello specchio. Un quartetto così potrebbe sul serio far volare i tifosi viola. E se poi alla fine Kean dovesse sposare la Premier, la scelta di prendere Piccoli potrebbe pagare. Il centravanti del Cagliari ha ampi margini di miglioramento, fisicità di spessore, voglia di arrivare. Gli addetti ai lavori stravedono per lui.
Insigne? No, grazie
Il suo nome svolazza, ma col massimo rispetto per un calciatore italiano autore tra Napoli, Pescara e Foggia di 133 gol, oltre ai 10 con la maglia dell’Italia, dopo 3 stagioni spese nel Toronto, a 34 anni, la storia è diversa. Esperienza e classe non gli mancano, ma la Fiorentina deve puntare forte su giovani di prospettiva. Per l’usato sicuro c’è già Dzeko.
Quota 70
Questa Fiorentina che sboccia deve pensare a realizzare 70 punti, cioè 5 in più dello scorso campionato. Pioli può valere questo scarto, anche qualcosa in più. Stefano garanzia, capobranco, equilibratore. Uomo nato per costruire, non distruggere.







