
Pioli sul ritorno in Serie A: "La Fiorentina mi ha chiamato al momento giusto. Vogliamo alzare il livello"
L'allenatore della Fiorentina Stefano Pioli ha rilasciato un'intervista ai microfoni di Dazn durante questa sosta per le partite delle nazionali. Queste le sue parole a partire dalle motivazioni che lo hanno spinto a tornare in Italia: "Sono state motivazioni semplici, la Fiorentina mi ha chiamato nel momento giusto e io volevo tornare. Quando mi ha chiamato la Fiorentina non potevo che accettare. Capisco che il mio arrivo abbia portato aspettative e il pensiero di poter alzare l'asticella. E' quello che vogliamo fare. Questo però è l'inizio di un percorso e so che nel calcio le cose non si costruiscono così velocemente. C'è bisogno di lavoro, continuità e riempire la squadra. Mi auguro che in questi anni si possa arrivare a risultati migliori".
Contento della permanenza di Kean?
"Contento che sia rimasto Moise e che sia arrivato Edin. Sono contento che la società abbia fatto uno sforzo anche economico per tenere l'ossatura base della squadra dell'anno passato con Gudmundsson, Fagioli e Gosens. Su questa base solida vogliamo costruire qualcosa di importante".
Come giocherà la sua Fiorentina?
"Gli avversari che affrontiamo sono sempre importanti. Credo che per come è costruita la quadra sarà più facile vedere la difesa a tre rispetto a quella a quattro. Poi sarà il campo a dirci su cosa insistere e cosa modificare ma abbiamo delle regole di gioco che vanno al di là dei moduli e dei sistemi".
Il 19 ottobre ci sarà Milan-Fiorentina. Sarà il suo ritorno a San Siro
"Il 19 ottobre ci sarà Milan-fiorentina. Non l'ho segnata perché dico sempre alla squadra di pensare partita partita quindi non posso andare oltre. Chiaro che sarà una giornata particolare perché ritorno per la prima volta in uno stadio e in un ambiente che mi hanno dato grandissime emozioni e soddisfazioni. Ci penseremo quando si avvicinerà quella data".
Vincere lo scudetto l'ha cambiata?
"Vincere quello scudetto non mi ha cambiato, semmai ha cambiato la percezione dall'esterno. Quando vinci allora tutti pesano che quello che hai fatto è positivo. Ti dà una visibilità incredibile, poi soprattutto con il Milan che non vinceva uno scudetto da tempo. Secondo me però è un errore far credere che un allenatore vincente sia solo quello che riesce a vincere lo scudetto. Gli allenatori vengono scelti per raggiungere determinati obiettivi e ogni allenatore che riesce a raggiungere le aspettative del club è un allenatore vincente. Chi salva le squadre che si devono salvare e chi raggiunge l'Europa se quello era l'obiettivo. Io non sono cambiato e non sono più tranquillo perché ho dimostrato di poter vincere lo scudetto. Probabilmente l'aver vinto ti porta più responsabilità e aspettative e allora sono ancora più concentrato per far sì che il mio lavoro sia a quel livello. Devo stare sotto pressione e dimostrare di essere un allenatore di livello".






