
Qual è il vero Kean? Il confronto con il Moise dell'era Palladino è impietoso
C'è un dubbio che si sta insinuando nella mente di tanti, tra addetti ai lavori e tifosi. L'innesto è arrivato al minuto novantadue di Pisa-Fiorentina: un bottone della difesa di casa salta per la prima volta nella ripresa e la Fiorentina si trova in un potenziale tre contro tre, Piccoli riceve e gira di prima per Moise Kean, che entra in area, punta, punta e poi...spara alto. Sarà l'ultima occasione dei viola, le speranze di tre punti che sarebbero stati alquanto immeritati finiscono lassù, col pallone, nella curva sud dell'Arena Garibaldi. Siamo al minuto novantadue di una partita stressante, in tutti i sensi, per il centravanti viola, è bene ricordarlo e porlo come premessa.
Però poi c'è quel ragionevole dubbio, dicevamo. Un dubbio che nasce dal paragone col passato: se mettiamo in controluce quest'azione con un'altra dallo sviluppo simile avvenuta meno di dieci mesi fa ecco che il dubbio prende forma: 10 novembre 2024, Fiorentina-Hellas Verona, stadio Artemio Franchi. Lancione apocalittico di De Gea a pescare la corsa imbizzarrita del venti coi dread, che punta, punta… e spara sotto al sette. Due conclusioni diverse (a Pisa di sinistro, quella volta col destro), due esiti agli antipodi. Ma stesso minuto di gioco, novantadue: è proprio sovrapponendo i due frame che questo dubbio diventa più reale. E se il vero Kean non fosse quello dell'anno scorso? Una domanda che genera angoscia anche per tutto quello che c'è stato in mezzo tra quel Fiorentina-Verona (per la cronaca finito 3-1 con tripletta di Moise) e questo Pisa-Fiorentina terminato a reti bianche.
Una stagione da trascinatore e vice-capocannoniere del campionato, un'estate di tentazioni respinte al mittente con tanto di clausola alzata a 62 milioni. E poi un rinnovo che ne certifica lo status da top-player, perché da queste parti nessuno, neanche Ribery, era arrivato a quelle cifre, 4,5 milioni l'anno. Difficile capire cosa sia successo a un centravanti che l'anno scorso sembrava un uragano ineluttabile capace di distruggere tutto quello che si frapponeva tra lui e la porta e che ieri si è rivelato ancora una volta come un 'soffione boracifero' scompigliato. Per un personaggio dalla personalità di KMB sembra avventato attribuire tutto a questo cambio di status, da ex promessa mancata a stella del campionato e della Nazionale, non possono essere soltanto dei riflettori in più ad aver fatto squagliare la consistenza del classe 2000. In queste apparenti involuzioni a contare è soprattutto il contesto e in dieci mesi a Firenze a cambiare è stato soprattutto il 'manico', da Raffaele Palladino a Stefano Pioli. Il primo lo ha trattato come una creatura speciale, quasi in via d'estinzione, creandogli un habitat su misura in cui era il leader assoluto, senza sé, senza ma e senza sostituti; il secondo lo ha messo sempre al centro del progetto (sei da titolare su sei, nessuna sostituzione) ma ha voluto aggiungere altro; per prima cosa altri due centravanti e poi un gioco più complesso rispetto al rudimentale (ma spesso efficace) 'palla a Moise e s'abbracciamo'.
Questa però non può essere una 'colpa' del tecnico, perché se trattiamo Kean come uno dei migliori attaccanti del campionato capiamo bene che l'incapacità di associarsi con qualsiasi tipo di compagno mostrata da tempo, anche ieri, è di certo un difetto. Perché le azioni a testa bassa e palla avanti le faceva anche l'anno scorso, solo che ogni tanto avevano un esito differente che mascherava eccessi d'egoismo sfrenato. Parliamoci chiaro: Kean non è di certo l'unico colpevole della partenza horror della Fiorentina in campionato e ieri una gara da encefalogramma piatto dal punto di vista offensivo si è scossa quasi unicamente grazie ai suoi sgangherati assoli. Ma torniamo al dubbio, che genera interrogativi: davvero un attaccante da 62 milioni (prezzo di clausola) e 4,5 milioni all'anno può avere queste caratteristiche, intese come un'indubbia tracotanza fisica ma soprattutto una cecità evidente nella visione di gioco? E poi, madre di tutte le domande: davvero Moise Kean è questo? La risposta ce la darà il tempo e, probabilmente, come spesso accade, sta nel mezzo: ovvero, Kean non è quello visto in questo primo mese di campionato, la mira si aggiusterà e i gol arriveranno; ma, probabilmente, Kean non è neanche quello dell'anno scorso; o almeno, lo può essere solo in un contesto ultra-particolare (forse irreplicabile) come quello di Palladino, dove tutto era in funzione del numero venti.





