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Tutti contro Inzaghi, ma l'Inter è davvero esente da colpe?TUTTO mercato WEB
Oggi alle 04:00Editoriale
di Yvonne Alessandro
per Linterista.it

Tutti contro Inzaghi, ma l'Inter è davvero esente da colpe?

Come in ogni storia d'amore finita, capita spesso che vengano scoperti degli altarini. Ed è successo anche tra Simone Inzaghi e l'Inter.

Tutto nasce, naturalmente, dall’accordo segreto del tecnico di Piacenza con l'Al-Hilal, preparato in anticipo rispetto al termine della stagione, precisamente prima della famigerata finale di Champions League contro il Paris Saint-Germain. Come rivelato dallo stesso CEO del club saudita, Esteve Calzada: "Tutto era stato definito in anticipo, ma il contratto non è stato siglato prima della finale solo perché Inzaghi, per correttezza, ci ha chiesto di attendere".

Non proprio la più opportuna delle dichiarazioni - comprensibile se si vuole gonfiare un po' il petto per simboleggiare un trionfo - e nemmeno la scelta più azzeccata, in termini di tempistica, da parte del mister. Però ci sono due puntualizzazioni da fare.

1) Dire che la notte di Monaco sia stata condizionata unicamente dalla scelta dell’allenatore sul proprio futuro, francamente, pare eccessivo. E anche irrispettoso nei confronti di un PSG troppo spesso sottovalutato da queste parti. Dalla forza alla qualità espressa, fino alla condizione atletica straripante - basti pensare che qualche settimana prima della finale Luis Enrique aveva concesso giorni di riposo ad hoc ai titolarissimi, per riaverli freschi e tirati a lucido.
E l’Inter? Ha tirato il carretto fino in fondo su tre fronti, gettando al vento lo Scudetto e arrivando inevitabilmente all’appuntamento dell'anno con la lingua a penzoloni. Scarica, anche mentalmente. E questo ha fatto tutta la differenza del mondo.

2) Sì, Inzaghi non sarà esente da colpe, perché i fatti sono sotto gli occhi di tutti. Ma flagellarlo in continuazione - ora è fin troppo facile - e dipingerlo come traditore, cattivo numero uno o peggio ancora… beh, qui si sconfina nei limiti del discutibile. Cancellare dalla mente i sei trofei in quattro anni con un colpo di spugna solito, in Italia, di chi ha la memoria corta non rende affatto giustizia al capolavoro riuscito ad un allenatore che senza richieste sul mercato ha trasformato l'Inter in uno squadrone europeo.

Tornando a noi, però, mi chiedo: perché si analizza solo un lato della medaglia? 
C’è ancora chi balla sui resti di Inzaghi quando invece bisognerebbe analizzare la gestione della casistica da parte dell’Inter. Dov’era la società quando le voci sull’Al-Hilal hanno cominciato a circolare? E perché non se ne parla?
Per un contratto da 54 milioni, con trattative prolungate, la verità doveva essere emersa da tempo. E se anche così non fosse, perché non avere un dossier su misura in caso di emergenza? Tra l’altro con il Mondiale per Club alle porte, dove si è passati dall’inseguimento a Fabregas - poi sfumato - al ritrovarsi con il solo Chivu come piano B.

L’unica spiegazione plausibile è che l’Inter contasse davvero sulla permanenza di Inzaghi. Ma capite bene che non può bastare. Perché un club di questo livello, dopo aver riconquistato lo status d’élite, non può farsi trovare impreparato e con idee abbozzate. Servono previsione e programmazione. E non farsi "cogliere di sorpresa" senza alternative, guardando solo al proprio orticello, con un mercato allenatori che invece riservava anche varie possibilità (Xavi è ancora svincolato).

Ormai la scelta è fatta, e non si torna indietro. Come sempre, sarà il campo a parlare. Poi una scommessa si può vincere o perdere, vale per Chivu come per chiunque altro. Ma con l’Urawa Red Diamonds non ci sono alibi che tengano. E un successo potrebbe allentare la pressione su tutti, magari anche su Acerbi, che si è lasciato un po’ troppo trasportare con quel fan del PSG.

Serve serenità, un gruppo di nuovo compatto. Cicatrizzare alcune ferite recenti. Il destino dell'Inter è nelle mani di Chivu.

E Inzaghi... lasciamolo in pace.